“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregue rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta” 1 . L’attenzione è rivolta alla rovina, effetto di un evento catastrofico, e alle strategie della ricostruzione. L’ambito di applicazione è il Centro Italia, nello specifico le regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria coinvolte nel 2016 da un disastroso evento sismico. L’evento ha colpito un’area fragile dal punto di vista geo-morfologico e architettonico e ha determinato l’abbandono degli spazi pubblici e privati.2 Alla luce degli eventi sismici e dei problemi legati allo spopolamento, già in atto prima del sisma, le possibilità di ricostruzione sono risultate sempre più complesse così come è stato difficile immaginare una visione programmatica in grado di invertire la tendenza in atto rendendo attrattive tali aree. Il terremoto ha investito un territorio fragile, con problemi di sviluppo a causa della posizione marginale e soggetto a rischio idrogeologico, a cui si è sommata la riduzione dell’occupazione e di conseguenza lo spopolamento e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Esiste la necessità di dare nuova vita a queste aree, restituendo alla cittadinanza un’identità personale e collettiva altrimenti a rischio, salvaguardarne la memoria, dando slancio, creatività e capacità produttiva, quali risposte alle dinamiche di spopolamento. 3 I centri storici dell’Italia Centrale sono un’immensa testimonianza dei comuni medievali e custodiscono valori unici di un patrimonio culturale, materiale e immateriale di grandissima importanza. L’edificato nasce seguendo i caratteri dei tessuti urbani originali; da un lato troviamo la tipologia di insediamento degli edifici case-corte, dall’altro, tessuti di case a schiera con i muri a spina degli edifici disposti perpendicolarmente alla strada.4 I centri storici si differenziano per il fatto che si sviluppano su un tessuto storico compatto, che si adatta alla orografia del terreno e che si espande attraverso l’uso di tecniche costruttive tradizionali, tra cui l’utilizzo di murature in laterizio o pietra e solai in legno. I danni provocati dal sisma hanno compromesso l’edificato storico di questi territori nella loro interezza, creando ingenti danni, lesioni diffuse e crolli anche integrali dell’edificato storico. Per questo motivo, la ricerca ha rivolto l’attenzione sugli effetti fisici della catastrofe, ponendo il “focus” sulla rovina intesa come testimonianza storica. Essa è stata assunta come risorsa per la sua capacità di essere il risultato materiale di ciò che resta di un evento catastrofico e rappresenta la chiave per la riconfigurazione architettonica dei borghi distrutti dal sisma. La rovina da un lato suscita un sentimento di malinconia nel vedere l’opera architettonica incompiuta e può essere l’attivatore, allo stesso tempo, del ricordo di ciò che è scomparso. Essa è il tempo presente, aggredito dagli eventi catastrofici del recente passato, ma è anche la dimensione intermedia tra passato, presente e futuro, tra ciò che è stato e ciò che deve ancora compiersi in un insieme di modificazioni, alterazioni e adattamenti. Il tema della rovina apre a significati e suggestioni diverse ed è per questo che affascina l’interesse di molteplici ambiti disciplinari, tra cui la letteratura, la pittura, la filosofia, l’archeologia. Marc Augé sostiene che “la vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. È un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine”. 6 La ricerca ha ricondotto le scelte progettuali a quattro distinte parole-azioni, a cui sono stati associati quattro casi studio selezionati. In particolare • l’azione del “Sovrapporre”, analizzata attraverso il caso studio di Peter Zumthor per il Kolumba Museum nella città di Colonia in Germania; • l’azione dell’“Esplorare”, indagata attraverso il caso studio di João Luís Carrilho da Graça per il Recupero delle rovine di São Paulo a Macao in Cina; • l’azione dell’“Esplicitare” a cui sono associati gli interventi di Álvaro Siza Vieira e Roberto Collovà nel centro storico di Salemi nella Valle del Belice dopo il terremoto in Sicilia del 1968; • l’azione del “Rivestire” collegato al progetto del Teatro Thália ad opera di Gonçalo Byrne, Patrícia Barbas e Diogo Seixas Lopes. Sulla base di queste riflessioni, è stato assunto il borgo di Arquata del Tronto come caso studio, su cui sperimentare le quattro azioni progettuali trattate. A partire dalla presa d’atto dello stato di fatto e da un’attenta analisi topografica e di indagine del sistema dello spazio pubblico originario, è stato approfondito il tema dell’identità e della memoria nel borgo di Arquata del Tronto. I ruderi, le tracce e le memorie rinvenute sul sito sono stati la base da cui sono partite tutte le riflessioni progettuali che concorrono a tracciare lo scenario di possibili azioni post-evento catastrofico. Le indagini condotte sul borgo di Arquata del Tronto hanno consentito di cogliere le peculiarità di un territorio e scegliere, di conseguenza, l’approccio progettuale da adottare, in quanto “ogni luogo ha una sua storia; costruirne l’identità significa ricostruirne la biografia, ripercorrendo le tappe dalle relazioni che in quel sito si sono generate e lavorando sulle contraddizioni che si sono prodotte nel tempo. Un’azione puntuale sul territorio, gestita in maniera coerente, consente di innescare reazioni, di provocare nuove attrazioni e di nevralgizzare le aree compromesse.”
BEYOND THE QUAKE sperimentazioni architettoniche sulla rovina
BUKVIC, DIJANA
2023-12-01
Abstract
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregue rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta” 1 . L’attenzione è rivolta alla rovina, effetto di un evento catastrofico, e alle strategie della ricostruzione. L’ambito di applicazione è il Centro Italia, nello specifico le regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria coinvolte nel 2016 da un disastroso evento sismico. L’evento ha colpito un’area fragile dal punto di vista geo-morfologico e architettonico e ha determinato l’abbandono degli spazi pubblici e privati.2 Alla luce degli eventi sismici e dei problemi legati allo spopolamento, già in atto prima del sisma, le possibilità di ricostruzione sono risultate sempre più complesse così come è stato difficile immaginare una visione programmatica in grado di invertire la tendenza in atto rendendo attrattive tali aree. Il terremoto ha investito un territorio fragile, con problemi di sviluppo a causa della posizione marginale e soggetto a rischio idrogeologico, a cui si è sommata la riduzione dell’occupazione e di conseguenza lo spopolamento e il degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. Esiste la necessità di dare nuova vita a queste aree, restituendo alla cittadinanza un’identità personale e collettiva altrimenti a rischio, salvaguardarne la memoria, dando slancio, creatività e capacità produttiva, quali risposte alle dinamiche di spopolamento. 3 I centri storici dell’Italia Centrale sono un’immensa testimonianza dei comuni medievali e custodiscono valori unici di un patrimonio culturale, materiale e immateriale di grandissima importanza. L’edificato nasce seguendo i caratteri dei tessuti urbani originali; da un lato troviamo la tipologia di insediamento degli edifici case-corte, dall’altro, tessuti di case a schiera con i muri a spina degli edifici disposti perpendicolarmente alla strada.4 I centri storici si differenziano per il fatto che si sviluppano su un tessuto storico compatto, che si adatta alla orografia del terreno e che si espande attraverso l’uso di tecniche costruttive tradizionali, tra cui l’utilizzo di murature in laterizio o pietra e solai in legno. I danni provocati dal sisma hanno compromesso l’edificato storico di questi territori nella loro interezza, creando ingenti danni, lesioni diffuse e crolli anche integrali dell’edificato storico. Per questo motivo, la ricerca ha rivolto l’attenzione sugli effetti fisici della catastrofe, ponendo il “focus” sulla rovina intesa come testimonianza storica. Essa è stata assunta come risorsa per la sua capacità di essere il risultato materiale di ciò che resta di un evento catastrofico e rappresenta la chiave per la riconfigurazione architettonica dei borghi distrutti dal sisma. La rovina da un lato suscita un sentimento di malinconia nel vedere l’opera architettonica incompiuta e può essere l’attivatore, allo stesso tempo, del ricordo di ciò che è scomparso. Essa è il tempo presente, aggredito dagli eventi catastrofici del recente passato, ma è anche la dimensione intermedia tra passato, presente e futuro, tra ciò che è stato e ciò che deve ancora compiersi in un insieme di modificazioni, alterazioni e adattamenti. Il tema della rovina apre a significati e suggestioni diverse ed è per questo che affascina l’interesse di molteplici ambiti disciplinari, tra cui la letteratura, la pittura, la filosofia, l’archeologia. Marc Augé sostiene che “la vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. È un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine”. 6 La ricerca ha ricondotto le scelte progettuali a quattro distinte parole-azioni, a cui sono stati associati quattro casi studio selezionati. In particolare • l’azione del “Sovrapporre”, analizzata attraverso il caso studio di Peter Zumthor per il Kolumba Museum nella città di Colonia in Germania; • l’azione dell’“Esplorare”, indagata attraverso il caso studio di João Luís Carrilho da Graça per il Recupero delle rovine di São Paulo a Macao in Cina; • l’azione dell’“Esplicitare” a cui sono associati gli interventi di Álvaro Siza Vieira e Roberto Collovà nel centro storico di Salemi nella Valle del Belice dopo il terremoto in Sicilia del 1968; • l’azione del “Rivestire” collegato al progetto del Teatro Thália ad opera di Gonçalo Byrne, Patrícia Barbas e Diogo Seixas Lopes. Sulla base di queste riflessioni, è stato assunto il borgo di Arquata del Tronto come caso studio, su cui sperimentare le quattro azioni progettuali trattate. A partire dalla presa d’atto dello stato di fatto e da un’attenta analisi topografica e di indagine del sistema dello spazio pubblico originario, è stato approfondito il tema dell’identità e della memoria nel borgo di Arquata del Tronto. I ruderi, le tracce e le memorie rinvenute sul sito sono stati la base da cui sono partite tutte le riflessioni progettuali che concorrono a tracciare lo scenario di possibili azioni post-evento catastrofico. Le indagini condotte sul borgo di Arquata del Tronto hanno consentito di cogliere le peculiarità di un territorio e scegliere, di conseguenza, l’approccio progettuale da adottare, in quanto “ogni luogo ha una sua storia; costruirne l’identità significa ricostruirne la biografia, ripercorrendo le tappe dalle relazioni che in quel sito si sono generate e lavorando sulle contraddizioni che si sono prodotte nel tempo. Un’azione puntuale sul territorio, gestita in maniera coerente, consente di innescare reazioni, di provocare nuove attrazioni e di nevralgizzare le aree compromesse.”File | Dimensione | Formato | |
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