Il patrimonio costruito costituisce "un capitale di valore spirituale, culturale, sociale ed economico insostituibile” (art.3 della Carta Europea del Patrimonio Architettonico del 1975), la cui rigenerazione, in termini di fruibilità e qualità tecnico-prestazionale, è necessaria per rafforzare le occasioni d’uso e il legame che intercorre tra lo scenario fisico e la collettività. La questione della tutela degli edifici di carattere storico ha assunto infatti, nel tempo, una valenza che si scosta dal concetto di conservazione passiva, intesa come mera manutenzione di ciò che esiste, spostandosi invece ad inquadrare la necessità di aggiornare il tessuto urbano secondo le nuove, molteplici, esigenze d’uso. Considerando prioritario il riconoscimento dell'identità e del valore testimoniale dell'edificio, la tecnologia del recupero permette di conseguire nuovi obiettivi di qualità nel rispetto dei “vincoli alla trasformazione”, determinati dal valore culturale assunto dall’edificio nel suo contesto fisico e sociale, e declinabili in vincoli percettivo-culturali, morfologico-dimensionali e materico-costruttivi (Pinto et al. 2017). La riqualificazione del patrimonio costruito avviene così secondo un nuovo approccio adattivo, cioè radicato nella cultura, che promuove la coesione sociale, garantisce la sostenibilità ambientale e contribuisce alla salute e al benessere di tutti (Davos Declaration 2018), rafforzando congiuntamente il valore economico e culturale (Leeuwarden Declaration 2018). Considerando le nuove esigenze della realtà contemporanea, è ragionevole pensare che la riqualificazione degli edifici esistenti si inserisca perfettamente nel tema di sen- sibilità ambientale oggi così attuale: da un lato scoraggia nuove espansioni edilizie e promuove la limitazione del consumo di suoli, dall’altro permette, conseguendo un miglioramento energetico dei singoli fabbricati, di ridurre l’utilizzo delle risorse energe- tiche non rinnovabili. Rivolgendo lo sguardo all’attività di recupero e riqualificazione degli edifici esistenti condotta negli ultimi decenni, si osserva che, contestualmente al consolidamento di una politica di incentivazione fiscale, si è verificato un considerevole incremento degli interventi di riqualificazione edilizia. Le occasioni progettuali sono quindi numerosissime, ma la prassi di intervento, più solida per gli edifici tutelati perché regolata dai vincoli di legge, lo è meno per quanto riguarda il costruito diffuso che determina il tessuto con- nettivo dei tanti centri storici collocati nel territorio nazionale. Focus d’attenzione della presente ricerca è quindi l’edilizia minuta non monumentale, per lo più d’uso abitativo, depositaria di un proprio valore identitario e testimoniale, nonché espressione di un inscindibile rapporto tra il tessuto urbano e il paesaggio1 . Agli edifici storici così individuati si è accostato il tema del miglioramento energetico, ritenuto fondamentale per conferire nuovamente funzionalità e ruolo all’interno del vivere contemporaneo; tale operazione è tuttavia resa, negli edifici storici, particolarmente complessa, poiché l’esigenza di rispondere a requisiti energetici più o meno stringenti è accompagnata dalla necessità di assicurare un certo grado di compatibilità con i caratteri identitari del manufatto. Al tempo stesso gli eventi sismici susseguitisi nel corso del tempo e la consapevolezza della pericolosità sismica del territorio nazionale delineano l’esigenza di intervenire in maniera preventiva sul patrimonio edilizio esistente, attraverso l’esecuzione di inter- venti di miglioramento sismico che limitino l’insorgere di collassi o quadri fessurativi in occasione del fenomeno sismico. Ciò è tanto più vero per gli edifici di carattere storico, costruiti impiegando tecniche costruttive e materiali avulsi da adeguate leggi sismiche di riferimento. La loro vulnerabilità intrinseca, infatti, sommandosi alla pericolosità del suolo, aggrava l’esposizione al rischio sismico. Ecco quindi che il concetto di tutela e conservazione degli edifici storici non può prescindere dalla necessità di consolidamento strutturale in chiave antisismica, poiché questo diviene lo step preliminare indispensabile per pensare a successivi obiettivi di riqualificazione. Migliorare gli edifici da un punto di vista energetico, aumentandone il comfort e riducendone i consumi, senza incrementare la resistenza strutturale rispetto alle azioni dovute ad un sisma, non scongiura l’insorgere, al verificarsi del fenomeno sismico, di danni ingenti, i quali tra l’altro vanificherebbero anche l’investimento economico intrapreso per raggiungere un determinato miglioramento energetico. La necessità di retrofit strutturale preventivo è stata tuttavia negli anni trascurata, preferendo politiche di intervento per lo più risolutive di quadri fessurativi già avviati, spesso basate su un sistema di finanziamento post catastrofe. Il passaggio graduale da una politica di gestione del rischio sismico basata sull’emergenza ad una politica di prevenzione è attualmente incentivata dalle disposizioni vigenti in materia di agevolazioni fiscali, le quali hanno introdotto, al pari dell’ambito energetico (EcoBonus), l’incentivo relativo alla componente strutturale (SismaBonus). Il sistema di detrazioni vigente ha poi posto l’accento sull’auspicabilità di azioni integrate per l’incremento della performance sia strutturale che energetica degli edifici esistenti, stabilendo aliquote di detrazione maggiorate laddove i lavori eseguiti com- portino congiuntamente il passaggio a classi energetiche e di rischio sismico inferiori. All’inadeguatezza prestazionale che è ragionevole ipotizzare, negli edifici storici, per entrambi gli ambiti strutturale/energetico, si unisce pertanto un interesse percepito per l’integrazione delle tematiche. Partendo da una letteratura pressoché inesistente in merito, la presente ricerca tenta di coniugare i temi strutturali ed energetico, la cui trattazione risulta tradizionalmente disgiunta, e di proporre riflessioni, approcci metodologici e letture trasversali che pro- muovano strategie integrate di retrofit, nella particolare ottica della tutela dell’edificato storico, quindi mirando ad interventi calibrati e integrati con l’identità storica della città. L’aspetto di un edificio, il suo rapporto con il contesto fisico e le pratiche costruttive che ne caratterizzano la struttura sono infatti le tracce che riportano alla storia e alla memoria del tessuto urbano e sociale di appartenenza, pertanto l’attività di progettazione per il recupero non può che seguire un approccio culturale, andando ben oltre i soli obiettivi di qualità tecnico-prestazionale. È ovvio quindi che, nel formulare proposte metodologiche per la pianificazione di strategie di retrofit, si consideri prioritario condurre un’analisi dei valori estetici, spirituali, sociali, storici e simbolici dell’edificio storico, nonché un'indagine sulla tecnica strutturale, i materiali, le prestazioni attuali e il grado di conservazione, che si pongono come fasi imprescindibili del processo decisionale. La ricerca si pone l’obiettivo di delineare lo stato dell’arte delle tecniche di migliora- mento sia simico che energetico applicabili agli edifici storici e di riorganizzare, in modo il più possibile «sistematico», tutte le informazioni di natura teorica, economica, legisla- tiva, operativa e fiscale afferenti ai due temi. Se gli iter procedurali per la progettazione del retrofit strutturale ed energetico sono supportati da specifiche norme e linee guida di riferimento, che autonomamente forniscono indicazioni sugli step con cui condurre l’analisi del fabbricato e la formulazione delle ipotesi di intervento, è anche vero, infatti, che mancano indirizzi metodologici e operativi che accomunino i due ambiti. Il risultato atteso della ricerca diviene pertanto una proposta di metodo, con cui riuscire a fornire linee guida comuni e ad indagare possibili interferenze tra i temi, evidenziando le occasioni di convenienza e risparmio per azioni congiunte. È ovvio che non si tratti di indicazioni applicabili acriticamente, a maggior ragione visto il contesto complesso dell’edificato storico cui si fa riferimento, ma di input rivolti a formulare considerazioni consapevoli dei costi e dei benefici in relazione agli specifici obiettivi progettuali e alle diverse scelte tecniche e funzionali adottate. Si elabora quindi un substrato teorico e metodologico, successivamente digitalizzato e trasformato in strumento informatico, a supporto del progettista.
SICUREZZA SISMICA E MIGLIORAMENTO ENERGETICO. Un modello a supporto della progettazione integrata per il patrimonio edificato storico
RONCACCIA, ELISA
2021-11-22
Abstract
Il patrimonio costruito costituisce "un capitale di valore spirituale, culturale, sociale ed economico insostituibile” (art.3 della Carta Europea del Patrimonio Architettonico del 1975), la cui rigenerazione, in termini di fruibilità e qualità tecnico-prestazionale, è necessaria per rafforzare le occasioni d’uso e il legame che intercorre tra lo scenario fisico e la collettività. La questione della tutela degli edifici di carattere storico ha assunto infatti, nel tempo, una valenza che si scosta dal concetto di conservazione passiva, intesa come mera manutenzione di ciò che esiste, spostandosi invece ad inquadrare la necessità di aggiornare il tessuto urbano secondo le nuove, molteplici, esigenze d’uso. Considerando prioritario il riconoscimento dell'identità e del valore testimoniale dell'edificio, la tecnologia del recupero permette di conseguire nuovi obiettivi di qualità nel rispetto dei “vincoli alla trasformazione”, determinati dal valore culturale assunto dall’edificio nel suo contesto fisico e sociale, e declinabili in vincoli percettivo-culturali, morfologico-dimensionali e materico-costruttivi (Pinto et al. 2017). La riqualificazione del patrimonio costruito avviene così secondo un nuovo approccio adattivo, cioè radicato nella cultura, che promuove la coesione sociale, garantisce la sostenibilità ambientale e contribuisce alla salute e al benessere di tutti (Davos Declaration 2018), rafforzando congiuntamente il valore economico e culturale (Leeuwarden Declaration 2018). Considerando le nuove esigenze della realtà contemporanea, è ragionevole pensare che la riqualificazione degli edifici esistenti si inserisca perfettamente nel tema di sen- sibilità ambientale oggi così attuale: da un lato scoraggia nuove espansioni edilizie e promuove la limitazione del consumo di suoli, dall’altro permette, conseguendo un miglioramento energetico dei singoli fabbricati, di ridurre l’utilizzo delle risorse energe- tiche non rinnovabili. Rivolgendo lo sguardo all’attività di recupero e riqualificazione degli edifici esistenti condotta negli ultimi decenni, si osserva che, contestualmente al consolidamento di una politica di incentivazione fiscale, si è verificato un considerevole incremento degli interventi di riqualificazione edilizia. Le occasioni progettuali sono quindi numerosissime, ma la prassi di intervento, più solida per gli edifici tutelati perché regolata dai vincoli di legge, lo è meno per quanto riguarda il costruito diffuso che determina il tessuto con- nettivo dei tanti centri storici collocati nel territorio nazionale. Focus d’attenzione della presente ricerca è quindi l’edilizia minuta non monumentale, per lo più d’uso abitativo, depositaria di un proprio valore identitario e testimoniale, nonché espressione di un inscindibile rapporto tra il tessuto urbano e il paesaggio1 . Agli edifici storici così individuati si è accostato il tema del miglioramento energetico, ritenuto fondamentale per conferire nuovamente funzionalità e ruolo all’interno del vivere contemporaneo; tale operazione è tuttavia resa, negli edifici storici, particolarmente complessa, poiché l’esigenza di rispondere a requisiti energetici più o meno stringenti è accompagnata dalla necessità di assicurare un certo grado di compatibilità con i caratteri identitari del manufatto. Al tempo stesso gli eventi sismici susseguitisi nel corso del tempo e la consapevolezza della pericolosità sismica del territorio nazionale delineano l’esigenza di intervenire in maniera preventiva sul patrimonio edilizio esistente, attraverso l’esecuzione di inter- venti di miglioramento sismico che limitino l’insorgere di collassi o quadri fessurativi in occasione del fenomeno sismico. Ciò è tanto più vero per gli edifici di carattere storico, costruiti impiegando tecniche costruttive e materiali avulsi da adeguate leggi sismiche di riferimento. La loro vulnerabilità intrinseca, infatti, sommandosi alla pericolosità del suolo, aggrava l’esposizione al rischio sismico. Ecco quindi che il concetto di tutela e conservazione degli edifici storici non può prescindere dalla necessità di consolidamento strutturale in chiave antisismica, poiché questo diviene lo step preliminare indispensabile per pensare a successivi obiettivi di riqualificazione. Migliorare gli edifici da un punto di vista energetico, aumentandone il comfort e riducendone i consumi, senza incrementare la resistenza strutturale rispetto alle azioni dovute ad un sisma, non scongiura l’insorgere, al verificarsi del fenomeno sismico, di danni ingenti, i quali tra l’altro vanificherebbero anche l’investimento economico intrapreso per raggiungere un determinato miglioramento energetico. La necessità di retrofit strutturale preventivo è stata tuttavia negli anni trascurata, preferendo politiche di intervento per lo più risolutive di quadri fessurativi già avviati, spesso basate su un sistema di finanziamento post catastrofe. Il passaggio graduale da una politica di gestione del rischio sismico basata sull’emergenza ad una politica di prevenzione è attualmente incentivata dalle disposizioni vigenti in materia di agevolazioni fiscali, le quali hanno introdotto, al pari dell’ambito energetico (EcoBonus), l’incentivo relativo alla componente strutturale (SismaBonus). Il sistema di detrazioni vigente ha poi posto l’accento sull’auspicabilità di azioni integrate per l’incremento della performance sia strutturale che energetica degli edifici esistenti, stabilendo aliquote di detrazione maggiorate laddove i lavori eseguiti com- portino congiuntamente il passaggio a classi energetiche e di rischio sismico inferiori. All’inadeguatezza prestazionale che è ragionevole ipotizzare, negli edifici storici, per entrambi gli ambiti strutturale/energetico, si unisce pertanto un interesse percepito per l’integrazione delle tematiche. Partendo da una letteratura pressoché inesistente in merito, la presente ricerca tenta di coniugare i temi strutturali ed energetico, la cui trattazione risulta tradizionalmente disgiunta, e di proporre riflessioni, approcci metodologici e letture trasversali che pro- muovano strategie integrate di retrofit, nella particolare ottica della tutela dell’edificato storico, quindi mirando ad interventi calibrati e integrati con l’identità storica della città. L’aspetto di un edificio, il suo rapporto con il contesto fisico e le pratiche costruttive che ne caratterizzano la struttura sono infatti le tracce che riportano alla storia e alla memoria del tessuto urbano e sociale di appartenenza, pertanto l’attività di progettazione per il recupero non può che seguire un approccio culturale, andando ben oltre i soli obiettivi di qualità tecnico-prestazionale. È ovvio quindi che, nel formulare proposte metodologiche per la pianificazione di strategie di retrofit, si consideri prioritario condurre un’analisi dei valori estetici, spirituali, sociali, storici e simbolici dell’edificio storico, nonché un'indagine sulla tecnica strutturale, i materiali, le prestazioni attuali e il grado di conservazione, che si pongono come fasi imprescindibili del processo decisionale. La ricerca si pone l’obiettivo di delineare lo stato dell’arte delle tecniche di migliora- mento sia simico che energetico applicabili agli edifici storici e di riorganizzare, in modo il più possibile «sistematico», tutte le informazioni di natura teorica, economica, legisla- tiva, operativa e fiscale afferenti ai due temi. Se gli iter procedurali per la progettazione del retrofit strutturale ed energetico sono supportati da specifiche norme e linee guida di riferimento, che autonomamente forniscono indicazioni sugli step con cui condurre l’analisi del fabbricato e la formulazione delle ipotesi di intervento, è anche vero, infatti, che mancano indirizzi metodologici e operativi che accomunino i due ambiti. Il risultato atteso della ricerca diviene pertanto una proposta di metodo, con cui riuscire a fornire linee guida comuni e ad indagare possibili interferenze tra i temi, evidenziando le occasioni di convenienza e risparmio per azioni congiunte. È ovvio che non si tratti di indicazioni applicabili acriticamente, a maggior ragione visto il contesto complesso dell’edificato storico cui si fa riferimento, ma di input rivolti a formulare considerazioni consapevoli dei costi e dei benefici in relazione agli specifici obiettivi progettuali e alle diverse scelte tecniche e funzionali adottate. Si elabora quindi un substrato teorico e metodologico, successivamente digitalizzato e trasformato in strumento informatico, a supporto del progettista.File | Dimensione | Formato | |
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