Il contributo analizza il tema della determinazione dell’anzianità di servizio dei lavoratori pubblici a termine assunti a tempo indeterminato a seguito di una specifica procedura di stabilizzazione. In effetti, la stabilizzazione dovrebbe comportare l’instaurazione di un nuovo contratto (novazione oggettiva), separato dai precedenti, con conseguente negazione di ogni rilievo dell’anzianità maturata nel corso dei rapporti a termine. In questa fattispecie non sarebbero in gioco gli scatti e l’anzianità maturati nel corso dei rapporti a tempo determinato, bensì il pieno riconoscimento degli stessi nel nuovo e diverso rapporto a tempo indeterminato dopo la stabilizzazione. Tale riconoscimento potrebbe condurre ad una situazione in cui gli «stabilizzati» sarebbero avvantaggiati come anzianità rispetto ai dipendenti da tempo in ruolo: si tratterebbe di un’ipotesi di «discriminazione alla rovescia», nella quale il lavoratore a tempo indeterminato si troverebbe sottoposto ad un trattamento meno favorevole rispetto al lavoratore a termine, laddove la trasformazione del rapporto senza il necessario concorso pubblico per l’immissione in ruolo sarebbe più vantaggiosa (conservazione dell’anzianità pregressa) dell’assunzione diretta a tempo indeterminato. la procedura di stabilizzazione ha rappresentato una misura legislativa eccezionale con l’obiettivo di sanare situazioni anomale di precariato. Il carattere speciale della normativa non può essere invocato per negare il riconoscimento di diritti che sono ormai patrimonio personale di ciascun lavoratore: sarebbe paradossale che l’intervento una tantum, nel rimediare ad alcune deviazioni del sistema di reclutamento dei dipendenti pubblici, perpetrasse differenziazioni strutturali sul piano retributivo in forza della mera natura temporanea di un rapporto di lavoro.

«Anzianità» fa rima con «parità»: il principio di non discriminazione per i lavoratori a tempo determinato «stabilizzati» e il diritto agli scatti retributivi periodici

SIOTTO Federico
2013-01-01

Abstract

Il contributo analizza il tema della determinazione dell’anzianità di servizio dei lavoratori pubblici a termine assunti a tempo indeterminato a seguito di una specifica procedura di stabilizzazione. In effetti, la stabilizzazione dovrebbe comportare l’instaurazione di un nuovo contratto (novazione oggettiva), separato dai precedenti, con conseguente negazione di ogni rilievo dell’anzianità maturata nel corso dei rapporti a termine. In questa fattispecie non sarebbero in gioco gli scatti e l’anzianità maturati nel corso dei rapporti a tempo determinato, bensì il pieno riconoscimento degli stessi nel nuovo e diverso rapporto a tempo indeterminato dopo la stabilizzazione. Tale riconoscimento potrebbe condurre ad una situazione in cui gli «stabilizzati» sarebbero avvantaggiati come anzianità rispetto ai dipendenti da tempo in ruolo: si tratterebbe di un’ipotesi di «discriminazione alla rovescia», nella quale il lavoratore a tempo indeterminato si troverebbe sottoposto ad un trattamento meno favorevole rispetto al lavoratore a termine, laddove la trasformazione del rapporto senza il necessario concorso pubblico per l’immissione in ruolo sarebbe più vantaggiosa (conservazione dell’anzianità pregressa) dell’assunzione diretta a tempo indeterminato. la procedura di stabilizzazione ha rappresentato una misura legislativa eccezionale con l’obiettivo di sanare situazioni anomale di precariato. Il carattere speciale della normativa non può essere invocato per negare il riconoscimento di diritti che sono ormai patrimonio personale di ciascun lavoratore: sarebbe paradossale che l’intervento una tantum, nel rimediare ad alcune deviazioni del sistema di reclutamento dei dipendenti pubblici, perpetrasse differenziazioni strutturali sul piano retributivo in forza della mera natura temporanea di un rapporto di lavoro.
2013
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