Il mito di Prometeo[1] quindi della costruzione artificiale dell’uomo con azioni progettuali, fantastiche o tecnicamente sofisticate rappresenta il senso emozionale di questo saggio. L’inquietudine da un lato e la seduzione dall’altro sono i sentimenti che si sono sempre manifestati di fronte a forme umane “non naturali” robot, umanoidi, automi, androidi, avatar, più o meno simili, ma questi nella realtà contemporanea stanno affermandosi con modelli formali e di relazione con l’uomo molto significativi. Il saggio intende proporre una ricostruzione di un fenomeno, quale è quello del prodotto antropomorfo per antonomasia, ovvero il robot (in una delle sue molteplici modalità semantiche a cui fare riferimento) svolgendo una riflessione sulla relazione tra forma artificiale e forma naturale del corpo umano. L’indagine in prima istanza vuole essere descrittiva di un percorso storico attuata con il filtro dell’osservazione, anche di carattere morfo-logico, dei diversi prodotti e del valore della funzione “autonoma”, vera caratteristica di rilievo. La parte successiva del saggio è una analisi delle dinamiche evolutive in atto, con la finalità di eviden-ziare il mutamento del concetto di “antropomorfismo” verso una accezione più ampia, che include un approccio più orientato al ruolo dell’autonomia anche in termini di "autosufficienza" e di fusione tra forma umana e macchina. Il saggio propone una sintesi che sottolinea un mutamento morfo-logico significativo di relazione tra macchina e uomo, ovvero tra naturale e artificiale, in considerazione che al progetto della natura l’uomo per ora ha solo contribuito in modo marginale e in molti casi negativo, nel progetto dell’artificiale, per complessità dello scenario e sviluppo vertiginoso della tecnologia la trasformazione è tale da considerare possibile un futuro di successive e sempre più manifeste ibridazioni costituite da uomini/macchina.

Dall'uomo meccanico al super-umano: una riflessione morfologica

Bradini
2019-01-01

Abstract

Il mito di Prometeo[1] quindi della costruzione artificiale dell’uomo con azioni progettuali, fantastiche o tecnicamente sofisticate rappresenta il senso emozionale di questo saggio. L’inquietudine da un lato e la seduzione dall’altro sono i sentimenti che si sono sempre manifestati di fronte a forme umane “non naturali” robot, umanoidi, automi, androidi, avatar, più o meno simili, ma questi nella realtà contemporanea stanno affermandosi con modelli formali e di relazione con l’uomo molto significativi. Il saggio intende proporre una ricostruzione di un fenomeno, quale è quello del prodotto antropomorfo per antonomasia, ovvero il robot (in una delle sue molteplici modalità semantiche a cui fare riferimento) svolgendo una riflessione sulla relazione tra forma artificiale e forma naturale del corpo umano. L’indagine in prima istanza vuole essere descrittiva di un percorso storico attuata con il filtro dell’osservazione, anche di carattere morfo-logico, dei diversi prodotti e del valore della funzione “autonoma”, vera caratteristica di rilievo. La parte successiva del saggio è una analisi delle dinamiche evolutive in atto, con la finalità di eviden-ziare il mutamento del concetto di “antropomorfismo” verso una accezione più ampia, che include un approccio più orientato al ruolo dell’autonomia anche in termini di "autosufficienza" e di fusione tra forma umana e macchina. Il saggio propone una sintesi che sottolinea un mutamento morfo-logico significativo di relazione tra macchina e uomo, ovvero tra naturale e artificiale, in considerazione che al progetto della natura l’uomo per ora ha solo contribuito in modo marginale e in molti casi negativo, nel progetto dell’artificiale, per complessità dello scenario e sviluppo vertiginoso della tecnologia la trasformazione è tale da considerare possibile un futuro di successive e sempre più manifeste ibridazioni costituite da uomini/macchina.
2019
262
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