Il paper avvia una riflessione sul ruolo del quartiere di edilizia residenziale pubblica (ERP) come potenziale unità urbana per rispondere all’adattamento climatico e alle nuove prestazioni della salute e del benessere. La stagione dell’ERP ha ricoperto un ruolo fondamentale nella costruzione della città pubblica del secondo dopoguerra; periodicamente soggetto a valutazioni e critiche, oggi, questo patrimonio può offrire prestazioni inaspettate per un nuovo paradigma progettuale, un nuovo lessico della tecnica urbanistica e per una considerazione differente del suo stesso valore storico-documentario. Lo stato dell’arte ci restituisce tre momenti fondamentali nell’ultimo decennio: a) la ricerca del Laboratorio CittàPubblica (2009), che osservava i quartieri ERP, e non solo, per esplorare nuove modalità di intervento nella città esistente: un tentativo di superare pregiudizi consolidati e cogliere le potenzialità che l’ERP poteva dare alle politiche e programmi di riqualificazione urbana, attraverso linee guida, strategie progettuali e un’integrazione del lessico consolidato con le questioni emergenti; b) la mostra “Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell’espansione urbana degli ultimi 50 anni in Italia” (2016), frutto di una collaborazione del MiBACT-Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane e università; una rassegna, dal 1962 in poi, dell’ERP di medie dimensioni (5.000 ab.) con l’obiettivo di riflettere su quanto accaduto, valutare quanto realizzato e progettare la ripresa; c) il piano per le periferie (2016) che introduceva alcuni requisiti fondamentali come la sicurezza territoriale, la resilienza urbana e l’inclusione sociale per rispondere alle sfide socio-climatiche. Senza dimenticare i 50 anni degli standard urbanistici (1968-2018) che hanno destato nuovamente l’attenzione sui quartieri ERP e gli esiti di quel modello rivelando nell’incompiuto, nel deficitario, nel non finito un’inaspettata potenzialità del modello di primo impianto. Nel frattempo l’emergenza climatica e sanitaria delle nostre città è divenuta annosa e quotidiana questione; a fronte delle esperienze europee che ci restituiscono un panorama complesso dove “il quartiere” è al centro di strategie, azioni e interventi che ripensano completamente lo spazio pubblico partendo da criteri socio-climatico-sanitari, il paper pone l’accento sul rinnovato ruolo che i quartieri ERP potrebbero avere come unità urbana progettuale per avviare: 1) un processo di revisione critica della tecnica urbanistica a partire da concetti come densità, funzione, destinazione d’uso, standard e quantità in relazione ai nuovi paradigmi basati su temporaneità, flessibilità, transizione, prestazioni, unità di vicinato, prossimità e condivisione; 2) una sperimentazione come occasione di verifica prestazionale alle sfide climatiche e sanitarie del cosiddetto “primo impianto urbano”.

I quartieri ERP: un’opportunità e una sfida da rinnovare

D'Onofrio Rosalba
Co-primo
;
Trusiani Elio
Co-primo
2020-01-01

Abstract

Il paper avvia una riflessione sul ruolo del quartiere di edilizia residenziale pubblica (ERP) come potenziale unità urbana per rispondere all’adattamento climatico e alle nuove prestazioni della salute e del benessere. La stagione dell’ERP ha ricoperto un ruolo fondamentale nella costruzione della città pubblica del secondo dopoguerra; periodicamente soggetto a valutazioni e critiche, oggi, questo patrimonio può offrire prestazioni inaspettate per un nuovo paradigma progettuale, un nuovo lessico della tecnica urbanistica e per una considerazione differente del suo stesso valore storico-documentario. Lo stato dell’arte ci restituisce tre momenti fondamentali nell’ultimo decennio: a) la ricerca del Laboratorio CittàPubblica (2009), che osservava i quartieri ERP, e non solo, per esplorare nuove modalità di intervento nella città esistente: un tentativo di superare pregiudizi consolidati e cogliere le potenzialità che l’ERP poteva dare alle politiche e programmi di riqualificazione urbana, attraverso linee guida, strategie progettuali e un’integrazione del lessico consolidato con le questioni emergenti; b) la mostra “Alla ricerca di una città normale. Il ruolo dei quartieri di iniziativa pubblica nell’espansione urbana degli ultimi 50 anni in Italia” (2016), frutto di una collaborazione del MiBACT-Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane e università; una rassegna, dal 1962 in poi, dell’ERP di medie dimensioni (5.000 ab.) con l’obiettivo di riflettere su quanto accaduto, valutare quanto realizzato e progettare la ripresa; c) il piano per le periferie (2016) che introduceva alcuni requisiti fondamentali come la sicurezza territoriale, la resilienza urbana e l’inclusione sociale per rispondere alle sfide socio-climatiche. Senza dimenticare i 50 anni degli standard urbanistici (1968-2018) che hanno destato nuovamente l’attenzione sui quartieri ERP e gli esiti di quel modello rivelando nell’incompiuto, nel deficitario, nel non finito un’inaspettata potenzialità del modello di primo impianto. Nel frattempo l’emergenza climatica e sanitaria delle nostre città è divenuta annosa e quotidiana questione; a fronte delle esperienze europee che ci restituiscono un panorama complesso dove “il quartiere” è al centro di strategie, azioni e interventi che ripensano completamente lo spazio pubblico partendo da criteri socio-climatico-sanitari, il paper pone l’accento sul rinnovato ruolo che i quartieri ERP potrebbero avere come unità urbana progettuale per avviare: 1) un processo di revisione critica della tecnica urbanistica a partire da concetti come densità, funzione, destinazione d’uso, standard e quantità in relazione ai nuovi paradigmi basati su temporaneità, flessibilità, transizione, prestazioni, unità di vicinato, prossimità e condivisione; 2) una sperimentazione come occasione di verifica prestazionale alle sfide climatiche e sanitarie del cosiddetto “primo impianto urbano”.
2020
262
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