I modelli idrologici numerici sono sempre più uno strumento fondamentale per l’analisi dei fenomeni alluvionali in un bacino idrografco. Se utilizzata a fni predittivi, la “pioggia di progetto” da applicare, una volta impostate altre variabili (come geometria del bacino, uso del suolo, ecc.), diventa fondamentale. Tutti i metodi statistici attualmente adottati suggeriscono l’uso di lunghe serie di precipitazioni (almeno 40-50 anni). D’altro canto tuttavia, la frequenza sempre più elevata di eventi estremi negli ultimi vent’anni, anche a seguito dei cambiamenti climatici in corso, testimonia la necessità di un’analisi critica del signifcato statistico di questi metodi. Il presente studio, attraverso l’applicazione della distribuzione di Gumbel (Generalized Extreme Value Type-I) su due serie storiche di precipitazioni (1951-2018 e 1998-2018) provenienti dagli stessi pluviometri e del “Metodo Chicago” per il calcolo della pioggia di progetto, evidenzia come la scelta della serie possa infuenzare anche in modo consistente, i successivi calcoli idraulici. Più in particolare, il confronto tra diversi modelli idrologici (utilizzando il software HEC-HMS) su tre bacini campione, delle Marche centrali evidenzia che l’utilizzo di serie di precipitazioni più brevi e recenti porta a valori di defusso generalmente più elevati, soprattutto nel caso di eventi con un tempo di ritorno uguale o superiore a 100 anni.
L’utilizzo delle serie pluviometriche storiche per la valutazione della pericolosità da esondazione nell’attuale contesto di cambiamento climatico
BUFALINI MARGHERITA;FARABOLLINI PIERO;FUFFA EMY;MATERAZZI MARCO;MATTEO GENTILUCCI;PAMBIANCHI GILBERTO;
2020-01-01
Abstract
I modelli idrologici numerici sono sempre più uno strumento fondamentale per l’analisi dei fenomeni alluvionali in un bacino idrografco. Se utilizzata a fni predittivi, la “pioggia di progetto” da applicare, una volta impostate altre variabili (come geometria del bacino, uso del suolo, ecc.), diventa fondamentale. Tutti i metodi statistici attualmente adottati suggeriscono l’uso di lunghe serie di precipitazioni (almeno 40-50 anni). D’altro canto tuttavia, la frequenza sempre più elevata di eventi estremi negli ultimi vent’anni, anche a seguito dei cambiamenti climatici in corso, testimonia la necessità di un’analisi critica del signifcato statistico di questi metodi. Il presente studio, attraverso l’applicazione della distribuzione di Gumbel (Generalized Extreme Value Type-I) su due serie storiche di precipitazioni (1951-2018 e 1998-2018) provenienti dagli stessi pluviometri e del “Metodo Chicago” per il calcolo della pioggia di progetto, evidenzia come la scelta della serie possa infuenzare anche in modo consistente, i successivi calcoli idraulici. Più in particolare, il confronto tra diversi modelli idrologici (utilizzando il software HEC-HMS) su tre bacini campione, delle Marche centrali evidenzia che l’utilizzo di serie di precipitazioni più brevi e recenti porta a valori di defusso generalmente più elevati, soprattutto nel caso di eventi con un tempo di ritorno uguale o superiore a 100 anni.File | Dimensione | Formato | |
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