Il design grafico è caratterizzato da uno statuto culturale complesso. Concepiti spesso per non sopravvivere, gli artefatti grafici sono divenuti già nel XIX secolo oggetto di collezionismo, entrando a far parte di raccolte e collezioni pubbliche. Se nella vita quotidiana la loro presenza diffusa è data per scontata, all’interno di archivi e musei sono spesso custoditi ed esposti come pezzi rari. Tenendo conto delle riflessioni già condotte sul tema nell’ambito degli studi sul design, questo contributo prende alcuni spunti dalla letteratura recente sui fenomeni di patrimonializzazione, per sostenere che lo statuto culturale specifico del design grafico rappresenta – specie in epoca digitale – una sfida difficile, ma insieme anche un’opportunità per gli attori delle istituzioni patrimoniali e per tutti coloro che producono conoscenze specializzate (storici, critici e designer stessi). Nel testo si analizzano alcuni esempi noti di progetti o artefatti grafici già musealizzati o divenuti “patrimonio”, soffermandosi su due aspetti peculiari: la loro relazione con il tempo e la durata, e la loro presenza molteplice e diffusa all’interno di spazi sociali, economici e culturali molto diversi.

Il design grafico come patrimonio. Una riflessione sullo statuto culturale degli artefatti grafici

CARLO VINTI
2019-01-01

Abstract

Il design grafico è caratterizzato da uno statuto culturale complesso. Concepiti spesso per non sopravvivere, gli artefatti grafici sono divenuti già nel XIX secolo oggetto di collezionismo, entrando a far parte di raccolte e collezioni pubbliche. Se nella vita quotidiana la loro presenza diffusa è data per scontata, all’interno di archivi e musei sono spesso custoditi ed esposti come pezzi rari. Tenendo conto delle riflessioni già condotte sul tema nell’ambito degli studi sul design, questo contributo prende alcuni spunti dalla letteratura recente sui fenomeni di patrimonializzazione, per sostenere che lo statuto culturale specifico del design grafico rappresenta – specie in epoca digitale – una sfida difficile, ma insieme anche un’opportunità per gli attori delle istituzioni patrimoniali e per tutti coloro che producono conoscenze specializzate (storici, critici e designer stessi). Nel testo si analizzano alcuni esempi noti di progetti o artefatti grafici già musealizzati o divenuti “patrimonio”, soffermandosi su due aspetti peculiari: la loro relazione con il tempo e la durata, e la loro presenza molteplice e diffusa all’interno di spazi sociali, economici e culturali molto diversi.
2019
262
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