Lo studio dei fenomeni alimentari può apparire un’operazione banale e al contempo titanica. Il cibo, infatti, è un elemento di uso quotidiano con il quale si ha familiarità, eppure, quando lo si vuole pensare come oggetto di studio, esso sembra sfuggire, mostrando ad ogni ricercatore un aspetto della sua natura caleidoscopica e proteiforme, in base al punto di osservazione che si assume e all’armamentario teorico-concettuale con il quale si sceglie di osservare. Alcuni eventi sono però in grado di cambiare il senso della posizione: momenti che creano condizioni nuove e sembrano indicare una visuale preferenziale a cui non conviene sottrarsi se si vogliono comprendere le evoluzioni più attuali di un fenomeno. L’ipotesi che si vuole dimostrare è che il cibo viva questo momento a partire dai primi anni Duemila, quando si è fuso con le forme espressive dell’industria culturale. Nel contatto sinergico con i mezzi di comunicazione, la gastronomia ha mutato profondamente i suoi connotati assumendo una forma nuova, che ha coinvolto le pietanze, i cuochi e le forme di consumo. Il cibo sta assumendo i caratteri dei media e della cultura di questo particolare tempo storico, quindi esso non è più riconducibile solamente ai suoi aspetti materiali, ma deve essere preso in considerazione e analizzato come forma comunicativa e culturale che ha superato la dimensione dell’edibile. Ciò può condurci a svelare i cambiamenti architettonici delle cucine, le nuove iconologie degli chef e le ragioni della passione dell’utente/consumatore per la dimensione visuale della gastronomia.
Media Love Food. Dalla comunicazione del cibo al cibo come comunicazione. Incontro con Tito Vagni, docente di sociologia dei media.
Federico Orfeo Oppedisano
2020-01-01
Abstract
Lo studio dei fenomeni alimentari può apparire un’operazione banale e al contempo titanica. Il cibo, infatti, è un elemento di uso quotidiano con il quale si ha familiarità, eppure, quando lo si vuole pensare come oggetto di studio, esso sembra sfuggire, mostrando ad ogni ricercatore un aspetto della sua natura caleidoscopica e proteiforme, in base al punto di osservazione che si assume e all’armamentario teorico-concettuale con il quale si sceglie di osservare. Alcuni eventi sono però in grado di cambiare il senso della posizione: momenti che creano condizioni nuove e sembrano indicare una visuale preferenziale a cui non conviene sottrarsi se si vogliono comprendere le evoluzioni più attuali di un fenomeno. L’ipotesi che si vuole dimostrare è che il cibo viva questo momento a partire dai primi anni Duemila, quando si è fuso con le forme espressive dell’industria culturale. Nel contatto sinergico con i mezzi di comunicazione, la gastronomia ha mutato profondamente i suoi connotati assumendo una forma nuova, che ha coinvolto le pietanze, i cuochi e le forme di consumo. Il cibo sta assumendo i caratteri dei media e della cultura di questo particolare tempo storico, quindi esso non è più riconducibile solamente ai suoi aspetti materiali, ma deve essere preso in considerazione e analizzato come forma comunicativa e culturale che ha superato la dimensione dell’edibile. Ciò può condurci a svelare i cambiamenti architettonici delle cucine, le nuove iconologie degli chef e le ragioni della passione dell’utente/consumatore per la dimensione visuale della gastronomia.File | Dimensione | Formato | |
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