Le immagini sono sempre una mediazione della realtà; anche le visioni più fantasiose e utopiste sono esito di un assemblaggio di materiali esistenti. E ogni montaggio diventa una nuova immagine a disposizione dell’invenzione. Così l’Architettura, che con la costruzione materializza un’immagine (il disegno di progetto), ma allo stesso tempo ne genera un’altra; di là dalle qualità estetiche, ogni architettura entra di diritto nel sacello delle memorie che possono essere combinate e rimontate assieme per creare il Nuovo. La creatività che produce Futuro sfrutta il potere combinatorio dell’immaginario, passando attraverso il disegno. Nel senso più ampio possibile, il Disegno è un’attività che serve a metabolizzare il reale, interpretarlo, trasformarlo e infine comunicarlo all’esterno, procedendo per selezione di informazioni: anche nella società dell’immagine iperrealistica, “una rappresentazione selettiva che indichi i propri principi di selezione sarà più informativa di una replica esatta” (Ernst H. Gombrich, L’immagine visiva, 1972). La mostra propone figure scelte dalle pagine dei libri della Libreria di Transarchitettura, edita dalla giovane casa editrice romana deleyva editore. La collana promuove autori la cui ricerca si focalizza sulle relazioni tra architettura e immaginario, sulle tracce di quelle espressioni architettoniche che hanno di fatto offerto un contributo reale allo sviluppo dell’immaginario urbano contemporaneo. Non per questo in mostra sono presenti raffigurazioni di opere architettoniche, tutt’altro. La scelta è avvenuta dalla parte del disegno, con lo scopo di illustrare alcune delle possibili logiche di composizione dell’immagine “disegnata”, intesa come una proposta di figure su sfondo dagli scopi comunicativi più diversi. Le combinazioni, che il disegno rende sintetiche e riconoscibili da chi condivide il codice del mezzo, sono infinite; è in questa potenzialità si attuano le fondamenta dell’invenzione architettonica. Si viaggia nel tempo e si saggiano media diversi: dalla tavola delle illustrazioni dei Radiolari di Ernst Haeckel (1904), che si presenta come una tassonomia per classificare i diversi scheletri dei protozoi, alla sezione di progetto del Bosco Verticale di Stefano Boeri (2014), dove sono evidenziati con scelte grafiche differenti lo spazio progettato dall’uomo e quello “in-vaso” dagli alberi, fino al fotomontaggio di un progetto scolastico ambientato nello scenario paradossale di una Zombie City e ispirato all’anatomia della gabbia toracica umana (2013). Il fil rouge che lega queste immagini è la capacità di proporre soluzioni e soprattutto forme che sono la sostanza dell’architettura.

Che combina l'immagine? logiche dell'immaginario dal disegno all'architettura

Marta Magagnini
2016-01-01

Abstract

Le immagini sono sempre una mediazione della realtà; anche le visioni più fantasiose e utopiste sono esito di un assemblaggio di materiali esistenti. E ogni montaggio diventa una nuova immagine a disposizione dell’invenzione. Così l’Architettura, che con la costruzione materializza un’immagine (il disegno di progetto), ma allo stesso tempo ne genera un’altra; di là dalle qualità estetiche, ogni architettura entra di diritto nel sacello delle memorie che possono essere combinate e rimontate assieme per creare il Nuovo. La creatività che produce Futuro sfrutta il potere combinatorio dell’immaginario, passando attraverso il disegno. Nel senso più ampio possibile, il Disegno è un’attività che serve a metabolizzare il reale, interpretarlo, trasformarlo e infine comunicarlo all’esterno, procedendo per selezione di informazioni: anche nella società dell’immagine iperrealistica, “una rappresentazione selettiva che indichi i propri principi di selezione sarà più informativa di una replica esatta” (Ernst H. Gombrich, L’immagine visiva, 1972). La mostra propone figure scelte dalle pagine dei libri della Libreria di Transarchitettura, edita dalla giovane casa editrice romana deleyva editore. La collana promuove autori la cui ricerca si focalizza sulle relazioni tra architettura e immaginario, sulle tracce di quelle espressioni architettoniche che hanno di fatto offerto un contributo reale allo sviluppo dell’immaginario urbano contemporaneo. Non per questo in mostra sono presenti raffigurazioni di opere architettoniche, tutt’altro. La scelta è avvenuta dalla parte del disegno, con lo scopo di illustrare alcune delle possibili logiche di composizione dell’immagine “disegnata”, intesa come una proposta di figure su sfondo dagli scopi comunicativi più diversi. Le combinazioni, che il disegno rende sintetiche e riconoscibili da chi condivide il codice del mezzo, sono infinite; è in questa potenzialità si attuano le fondamenta dell’invenzione architettonica. Si viaggia nel tempo e si saggiano media diversi: dalla tavola delle illustrazioni dei Radiolari di Ernst Haeckel (1904), che si presenta come una tassonomia per classificare i diversi scheletri dei protozoi, alla sezione di progetto del Bosco Verticale di Stefano Boeri (2014), dove sono evidenziati con scelte grafiche differenti lo spazio progettato dall’uomo e quello “in-vaso” dagli alberi, fino al fotomontaggio di un progetto scolastico ambientato nello scenario paradossale di una Zombie City e ispirato all’anatomia della gabbia toracica umana (2013). Il fil rouge che lega queste immagini è la capacità di proporre soluzioni e soprattutto forme che sono la sostanza dell’architettura.
2016
290
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