Le tematiche centrali del volume che contiene cinque studi monografici già editi sono la parabola, dalle radici classiche ai codici moderni, della raffinata misura di responsabilità configurata dai giuristi romani come diligentia quam in suis; poi, il negozio giuridico e la sua problematica costruzione concettuale nelle tracce romane fino alla dialettica dottrinaria contemporanea (da Windscheid a Betti); infine, l’equità quale tipico criterio d’interpretazione, dalle radici antiche al diritto (invece) ‘positivo’. In appendice: la celebre prolusione camerte di Vittorio Scialoja in tema di aequitas.- Il primo saggio «Diligentia quam in suis» per i giuristi romani classici (1991) è stato ridotto e modificato considerevolmente allo scopo di renderne piú scorrevole la lettura, soprattutto agli studenti: in materia di diligenza «quam in suis» seguono due successivi contributi, qua e là riveduti per finalità discorsive, che sono Criterio della «diligentia quam in suis» e codici moderni (2016) e Itinerari di (dis)continuità dal diritto romano ai diritti europei (2011).- Quindi, sulla (ri)aperta questione del negotium nell’esperienza giuridica romana s’incentra lo studio con minime revisioni su Aspetti teorici del negozio giuridico. Aspetti romanistici (2016).- Infine, il quinto ed ultimo cap. Italia «legibus fundata». Rileggendo la prolusione camerte di Scialoja su diritto positivo ed equità (2012) introduce la celeberrima prolusione di Vittorio Scialoja, Del diritto positivo e dell’equità del 1879, riprodotta con i criteri editoriali originali rispettati in linea di massima ma ora con le note distribuite per comodità di lettura a piè di pagina.- I cinque saggi sono forniti di utili indici di autori e fonti complessivi.

Recensione a: F. Mercogliano, Saggi di diritto romano, Napoli, 2018

Anna Cardellini
2018-01-01

Abstract

Le tematiche centrali del volume che contiene cinque studi monografici già editi sono la parabola, dalle radici classiche ai codici moderni, della raffinata misura di responsabilità configurata dai giuristi romani come diligentia quam in suis; poi, il negozio giuridico e la sua problematica costruzione concettuale nelle tracce romane fino alla dialettica dottrinaria contemporanea (da Windscheid a Betti); infine, l’equità quale tipico criterio d’interpretazione, dalle radici antiche al diritto (invece) ‘positivo’. In appendice: la celebre prolusione camerte di Vittorio Scialoja in tema di aequitas.- Il primo saggio «Diligentia quam in suis» per i giuristi romani classici (1991) è stato ridotto e modificato considerevolmente allo scopo di renderne piú scorrevole la lettura, soprattutto agli studenti: in materia di diligenza «quam in suis» seguono due successivi contributi, qua e là riveduti per finalità discorsive, che sono Criterio della «diligentia quam in suis» e codici moderni (2016) e Itinerari di (dis)continuità dal diritto romano ai diritti europei (2011).- Quindi, sulla (ri)aperta questione del negotium nell’esperienza giuridica romana s’incentra lo studio con minime revisioni su Aspetti teorici del negozio giuridico. Aspetti romanistici (2016).- Infine, il quinto ed ultimo cap. Italia «legibus fundata». Rileggendo la prolusione camerte di Scialoja su diritto positivo ed equità (2012) introduce la celeberrima prolusione di Vittorio Scialoja, Del diritto positivo e dell’equità del 1879, riprodotta con i criteri editoriali originali rispettati in linea di massima ma ora con le note distribuite per comodità di lettura a piè di pagina.- I cinque saggi sono forniti di utili indici di autori e fonti complessivi.
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