L’attività progettuale richiede contemporaneamente capacità inventiva, interpretazione e mediazione culturale. Infatti, il design è un processo di ricerca finalizzato all’innovazione, alla produzione di qualcosa di nuovo e utile, ma è anche un’attività ermeneutica, è chiamato a dare senso alle cose che concepisce e sviluppa, ad esprimere quindi un punto di vista sul mondo, ed inoltre ha l’obiettivo di tradurre in effetti sociali o individuali positivi, in miglioramento della qualità della vita, i risultati della sua azione, mediando tra differenti domande, interessi, esigenze che emergono dal contesto socio-culturale ed economico-produttivo in cui si trova ad operare. In questo scritto vengono analizzate le definizioni di design come processo inventivo, come interpretazione e come traduzione o mediazione culturale, con l’obiettivo di far emergere le specificità del processo di design e delle competenze del designer rispetto ad altri ambiti disciplinari e professionali, in cui inventare, interpretare e tradurre sono attività altrettanto importanti. Per un designer il processo inventivo è qualcosa di diverso da quello di un ingegnere o di un tecnologo; l’interpretazione è un’attività molto differente per lui rispetto a quella di un grecista, di un archeologo o di un filologo; e si può dire lo stesso per il processo di mediazione culturale che il designer deve compiere per tradurre le sue idee in artefatti utili, accessibili e apprezzabili, rispetto a quello di un traduttore di libri o poesie da una lingua ad un'altra. Inventare, interpretare e tradurre sono tre aspetti compresenti nell’attività progettuale e si connotano, in questo caso, per il loro contributo fondamentale al processo di trasformazione e innovazione, a volte anche radicale, dell’ambiente artificiale in cui viviamo e con il quale e nel quale sviluppiamo relazioni. Tale processo di trasformazione, che il design è impegnato a generare, spesso produce e sottende anche un cambiamento socio-culturale, in quanto il design è un’attività di “abduzione proiettiva” che nel prefigurare soluzioni possibili ad un problema, ne ipotizza anche i potenziali effetti e conseguenze.

Il design tra invenzione, interpretazione, traduzione, in diid, n. 65, 2018, "Design come inventore" a cura di Mario Buono e Francesca La Rocca, pp. 38-45.

Lucia Pietroni
2018-01-01

Abstract

L’attività progettuale richiede contemporaneamente capacità inventiva, interpretazione e mediazione culturale. Infatti, il design è un processo di ricerca finalizzato all’innovazione, alla produzione di qualcosa di nuovo e utile, ma è anche un’attività ermeneutica, è chiamato a dare senso alle cose che concepisce e sviluppa, ad esprimere quindi un punto di vista sul mondo, ed inoltre ha l’obiettivo di tradurre in effetti sociali o individuali positivi, in miglioramento della qualità della vita, i risultati della sua azione, mediando tra differenti domande, interessi, esigenze che emergono dal contesto socio-culturale ed economico-produttivo in cui si trova ad operare. In questo scritto vengono analizzate le definizioni di design come processo inventivo, come interpretazione e come traduzione o mediazione culturale, con l’obiettivo di far emergere le specificità del processo di design e delle competenze del designer rispetto ad altri ambiti disciplinari e professionali, in cui inventare, interpretare e tradurre sono attività altrettanto importanti. Per un designer il processo inventivo è qualcosa di diverso da quello di un ingegnere o di un tecnologo; l’interpretazione è un’attività molto differente per lui rispetto a quella di un grecista, di un archeologo o di un filologo; e si può dire lo stesso per il processo di mediazione culturale che il designer deve compiere per tradurre le sue idee in artefatti utili, accessibili e apprezzabili, rispetto a quello di un traduttore di libri o poesie da una lingua ad un'altra. Inventare, interpretare e tradurre sono tre aspetti compresenti nell’attività progettuale e si connotano, in questo caso, per il loro contributo fondamentale al processo di trasformazione e innovazione, a volte anche radicale, dell’ambiente artificiale in cui viviamo e con il quale e nel quale sviluppiamo relazioni. Tale processo di trasformazione, che il design è impegnato a generare, spesso produce e sottende anche un cambiamento socio-culturale, in quanto il design è un’attività di “abduzione proiettiva” che nel prefigurare soluzioni possibili ad un problema, ne ipotizza anche i potenziali effetti e conseguenze.
2018
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