La scena urbana è l’interno Di Luca Galofaro Nella descrizione della densità urbana è luogo comune considerare che sia la causa dell’aumento esponenzialmente della solitudine degli individui. La Densità è una questione sempre centrale in architettura dove un parametro quantitativo, misurabile, ha vaste conseguenze qualitative e implicazioni nei più diversi aspetti della crescita urbana e non solo. In Corea è in atto il tentativo di una generazione di ripensare il rapporto tra architettura e luogo urbano. E la densità è alla base di questa ricerca linguistica, ma al contrario di quanto avviene in altre culture asiatiche, la densità è risolta in maniera positiva, perché attraverso l'architettura la città scompare, o meglio l'architettura diventa città. Young joon kim non cerca di stupire con grandi progetti e non trasforma la ricerca in un’esigenza dell’individuo ad esprimere i propri desideri, ma definisce i limiti di una nuova oggettività, in cui il progetto cresce attraverso una continua reinvenzione tipologica. YJK infatti accetta di definire la città come spazio di vita collettivo, trasformando ogni edificio in una precisa forma urbana in cui il limite tra pubblico e privato sembra svanire. I progetti nascono da articolati programmi funzionali che non rinunciano a manifestare tutta la loro complessità anche nell'organizzazione volumetrica e distributiva, percorrere questi edifici è la miglior chiave di lettura per capirne le caratteristiche. L’interno è la chiave di lettura di questo progetto. Un edificio compatto, con un involucro che lo avvolge esternamente, fatto di materiali semplici. L’involucro come un carta da parati assume un importanza tale da sottolineare la monumentalità dell’intervento. Il principio modernista di una facciata che mostri semplicemente ciò che avviene dentro è del tutto ignorato. L’ivolucro avvolge l’edificio definendo unicamente la sua immagine urbana. Il volume e la massa racchiusa assumono di volta in volta una carattere differente. L’obbiettivo principale è far si che l’intero progetto sia ispirato da un unico principio informatore, che risolve allo stesso tempo l’aspetto formale dell’edificio e la distribuzione interna. Se la grande scala trasforma gli spazi, l’aggregazione di tali spazi dà origine ad un nuovo tipo di città. Le strade e le piazze non costituiscono più la scena urbana in cui si evolvono gli eventi collettivi, la scena urbana è l'interno. Tutti i progetti di YJK lavorano su questa idea, ma la trasportano ad una dimensione più umana, sembra quasi che questa teoria delle città in miniatura all’interno di grandi complessi edilizi, sia riportata alla scala dell'edificio di medie e piccole dimensioni. E’ proprio grazie a questa invenzione che si crea una sorta di sovrapposizione tra esterno ed interno, che diventa parte essenziale di un processo progettuale in piena armonia con il contesto. Questa grande capacità di creare un colloquio tra pieno e vuoto resta dentro gli edifici come materia, non sono solo le azioni urbane infatti a definirne le caratteristiche principali. Lo spazio negativo assume una grande importanza perché ha il potere di trasformare l’architettura. Nel progetto ZWKM, la strada interna diventa, così come i giardini e gli spazi della sosta, uno spazio semi privato che si misura con il programma funzionale. Quello che caratterizza la disposizione di YJK nei confronti dell’architettura non è il dare forma agli oggetti. Ma creare o meglio modellare le condizioni sotto le quali forma e oggetti emergano. Il linguaggio perde la sua importanza e il fare architettura acquista una nuova carica ideale, creatore e fruitore si fondono in un lungo processo di assimilizzazione e di reinvenzione. Le sue scatole, sono definite dalla variante temporale, capace di accompagnare una soluzione precisa relazionandola al fattore tempo, la flessibilità di un idea infatti è sempre più forte di quella della forma. L’ edificio in qualche modo accompagna gli utenti segue i flussi non costringe e non impone movimenti. Questo spazio semicontinuo è attraversato in tutte le direzioni da una fitta rete di percorsi diversi, che cambiano forma e dimensione continuamente, non esistono più i tradizionali corridoi, ma una complessa rete di passaggi disomogenei. Una complessità che fino ad oggi era possibile trovare solo all’esterno degli edifici. Dal grande atrio è possibile osservare l’insieme delle attività che si svolgono negli ambienti interni. Il linguaggio formale perde forza ma acquista credibilità: non ci interessa infatti un giudizio sul linguaggio quanto invece la riflessione sul tipo di spazio usato e trasformato in luogo urbano. La complessità propria di situazioni urbane consolidate è riprodotta all’interno di un unico edificio, attraverso una miniaturizzazione di tracciati cittadini. Lo spazio si mette in movimento: prospettive sempre diverse guidano alla scoperta di una diversa immaginazione progettuale.Montaggio e sovrapposizione diventano così strumenti operativi per una lettura della città, mentre l’architettura si riduce a uno strumento utile a risolvere problemi d’organizzazione. Una sommatoria di parti sostituisce la geografia urbana tradizionale e il movimento diventa un nuovo parametro di progetto. we instead chose to experiment with collective form—a system of coexistence among buildings founded on common ideals. With the consent of the clients, we aimed to explore architecture's expansion strategies, much lacking in our current cities. Materiali semplici, usati spesso nell’edilizia “standard”, una semplicità estrema nei rivestimenti, l’ultimo strato delle sue architetture. Evita di studiare dettagli complessi riducendoli alle componenti essenziali. Quello che caratterizza la disposizione di YJK nei confronti dell’architettura non è il dare forma agli oggetti. Ma creare o meglio modellare le condizioni sotto le quali forma e oggetti emergano. Il linguaggio perde la sua importanza e il fare architettura acquista una nuova carica ideale, creatore e fruitore si fondono in un lungo processo di assimilizzazione e di reinvenzione.

COMPLESSO MULTIFUNZIONALE A SEOUL

luca galofaro
2019-01-01

Abstract

La scena urbana è l’interno Di Luca Galofaro Nella descrizione della densità urbana è luogo comune considerare che sia la causa dell’aumento esponenzialmente della solitudine degli individui. La Densità è una questione sempre centrale in architettura dove un parametro quantitativo, misurabile, ha vaste conseguenze qualitative e implicazioni nei più diversi aspetti della crescita urbana e non solo. In Corea è in atto il tentativo di una generazione di ripensare il rapporto tra architettura e luogo urbano. E la densità è alla base di questa ricerca linguistica, ma al contrario di quanto avviene in altre culture asiatiche, la densità è risolta in maniera positiva, perché attraverso l'architettura la città scompare, o meglio l'architettura diventa città. Young joon kim non cerca di stupire con grandi progetti e non trasforma la ricerca in un’esigenza dell’individuo ad esprimere i propri desideri, ma definisce i limiti di una nuova oggettività, in cui il progetto cresce attraverso una continua reinvenzione tipologica. YJK infatti accetta di definire la città come spazio di vita collettivo, trasformando ogni edificio in una precisa forma urbana in cui il limite tra pubblico e privato sembra svanire. I progetti nascono da articolati programmi funzionali che non rinunciano a manifestare tutta la loro complessità anche nell'organizzazione volumetrica e distributiva, percorrere questi edifici è la miglior chiave di lettura per capirne le caratteristiche. L’interno è la chiave di lettura di questo progetto. Un edificio compatto, con un involucro che lo avvolge esternamente, fatto di materiali semplici. L’involucro come un carta da parati assume un importanza tale da sottolineare la monumentalità dell’intervento. Il principio modernista di una facciata che mostri semplicemente ciò che avviene dentro è del tutto ignorato. L’ivolucro avvolge l’edificio definendo unicamente la sua immagine urbana. Il volume e la massa racchiusa assumono di volta in volta una carattere differente. L’obbiettivo principale è far si che l’intero progetto sia ispirato da un unico principio informatore, che risolve allo stesso tempo l’aspetto formale dell’edificio e la distribuzione interna. Se la grande scala trasforma gli spazi, l’aggregazione di tali spazi dà origine ad un nuovo tipo di città. Le strade e le piazze non costituiscono più la scena urbana in cui si evolvono gli eventi collettivi, la scena urbana è l'interno. Tutti i progetti di YJK lavorano su questa idea, ma la trasportano ad una dimensione più umana, sembra quasi che questa teoria delle città in miniatura all’interno di grandi complessi edilizi, sia riportata alla scala dell'edificio di medie e piccole dimensioni. E’ proprio grazie a questa invenzione che si crea una sorta di sovrapposizione tra esterno ed interno, che diventa parte essenziale di un processo progettuale in piena armonia con il contesto. Questa grande capacità di creare un colloquio tra pieno e vuoto resta dentro gli edifici come materia, non sono solo le azioni urbane infatti a definirne le caratteristiche principali. Lo spazio negativo assume una grande importanza perché ha il potere di trasformare l’architettura. Nel progetto ZWKM, la strada interna diventa, così come i giardini e gli spazi della sosta, uno spazio semi privato che si misura con il programma funzionale. Quello che caratterizza la disposizione di YJK nei confronti dell’architettura non è il dare forma agli oggetti. Ma creare o meglio modellare le condizioni sotto le quali forma e oggetti emergano. Il linguaggio perde la sua importanza e il fare architettura acquista una nuova carica ideale, creatore e fruitore si fondono in un lungo processo di assimilizzazione e di reinvenzione. Le sue scatole, sono definite dalla variante temporale, capace di accompagnare una soluzione precisa relazionandola al fattore tempo, la flessibilità di un idea infatti è sempre più forte di quella della forma. L’ edificio in qualche modo accompagna gli utenti segue i flussi non costringe e non impone movimenti. Questo spazio semicontinuo è attraversato in tutte le direzioni da una fitta rete di percorsi diversi, che cambiano forma e dimensione continuamente, non esistono più i tradizionali corridoi, ma una complessa rete di passaggi disomogenei. Una complessità che fino ad oggi era possibile trovare solo all’esterno degli edifici. Dal grande atrio è possibile osservare l’insieme delle attività che si svolgono negli ambienti interni. Il linguaggio formale perde forza ma acquista credibilità: non ci interessa infatti un giudizio sul linguaggio quanto invece la riflessione sul tipo di spazio usato e trasformato in luogo urbano. La complessità propria di situazioni urbane consolidate è riprodotta all’interno di un unico edificio, attraverso una miniaturizzazione di tracciati cittadini. Lo spazio si mette in movimento: prospettive sempre diverse guidano alla scoperta di una diversa immaginazione progettuale.Montaggio e sovrapposizione diventano così strumenti operativi per una lettura della città, mentre l’architettura si riduce a uno strumento utile a risolvere problemi d’organizzazione. Una sommatoria di parti sostituisce la geografia urbana tradizionale e il movimento diventa un nuovo parametro di progetto. we instead chose to experiment with collective form—a system of coexistence among buildings founded on common ideals. With the consent of the clients, we aimed to explore architecture's expansion strategies, much lacking in our current cities. Materiali semplici, usati spesso nell’edilizia “standard”, una semplicità estrema nei rivestimenti, l’ultimo strato delle sue architetture. Evita di studiare dettagli complessi riducendoli alle componenti essenziali. Quello che caratterizza la disposizione di YJK nei confronti dell’architettura non è il dare forma agli oggetti. Ma creare o meglio modellare le condizioni sotto le quali forma e oggetti emergano. Il linguaggio perde la sua importanza e il fare architettura acquista una nuova carica ideale, creatore e fruitore si fondono in un lungo processo di assimilizzazione e di reinvenzione.
2019
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/425022
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