Uno straordinario impegno per la pianificazione delle risorse naturali ha caratterizzato questi ultimi decenni. Dal varo della Legge Quadro sulle aree protette (6/dicembre/1991) ad oggi grandi passi sono stati compiuti nel riconoscimento dell'importanza della risorsa ambientale, nel verificarne le possibili ipotesi di gestione, nell'imbastire percorsi d’interazione profonda tra saperi, livelli di governo e comunità locali. Con le direttive Habitat e Rete Natura 2000, si è messa in luce l'esigenza di una visione reticolare della matrice ambientale di fondo, al fine di favorire, dapprima, lo spostamento di animali e piante poi, in una visione più complessa e sistemica, relazionando le bioconnettività con le esigenze di fruizione lenta degli uomini. In tal modo, i parchi sono usciti dall'isolamento claustrofobico in cui alcuni assunti, non sufficientemente lungimiranti delle politiche ambientali, li avevano collocati verso la fine degli anni Settanta. In questo quadro evolutivo, si è innestata, nell’ottobre del 2000, la Convenzione Europea del Paesaggio, che ha sottolineato la centralità della presenza umana nella costruzione di nuovi paesaggi, rimarcando un concetto già consolidato all’interno delle scienze ecologiche, che riconoscono il valore ineludibile dell’uomo per mantenere e, quando possibile, accrescere la biodiversità, diminuendo le vulnerabilità dei luoghi dovute all'abbandono. Tuttavia, sembra non cogliersi ancora, almeno nelle scelte di governo locale e regionale, le strette relazioni tra la qualità ecologica di un luogo e la qualità della vita degli abitanti. I follows-up di alcune recenti ricerche europee (Access2Mountain, South East Europe; Linkpas, ESPON; Strategia Rete Natura 2000, Life SUN; Quality of Landscape and Quality of life, FAR; SmartUGreen, JPI Urban Europe) hanno introdotto importanti segnali in questa direzione e, finalmente, s'intuisce il senso profondo della pianificazione ecologica che non è affatto separata dalla pianificazione urbana e territoriale, anzi ne diventa ossatura irrinunciabile.

Qualità ecologica e qualità della vita

Sargolini M.;Pierantoni I.
2018-01-01

Abstract

Uno straordinario impegno per la pianificazione delle risorse naturali ha caratterizzato questi ultimi decenni. Dal varo della Legge Quadro sulle aree protette (6/dicembre/1991) ad oggi grandi passi sono stati compiuti nel riconoscimento dell'importanza della risorsa ambientale, nel verificarne le possibili ipotesi di gestione, nell'imbastire percorsi d’interazione profonda tra saperi, livelli di governo e comunità locali. Con le direttive Habitat e Rete Natura 2000, si è messa in luce l'esigenza di una visione reticolare della matrice ambientale di fondo, al fine di favorire, dapprima, lo spostamento di animali e piante poi, in una visione più complessa e sistemica, relazionando le bioconnettività con le esigenze di fruizione lenta degli uomini. In tal modo, i parchi sono usciti dall'isolamento claustrofobico in cui alcuni assunti, non sufficientemente lungimiranti delle politiche ambientali, li avevano collocati verso la fine degli anni Settanta. In questo quadro evolutivo, si è innestata, nell’ottobre del 2000, la Convenzione Europea del Paesaggio, che ha sottolineato la centralità della presenza umana nella costruzione di nuovi paesaggi, rimarcando un concetto già consolidato all’interno delle scienze ecologiche, che riconoscono il valore ineludibile dell’uomo per mantenere e, quando possibile, accrescere la biodiversità, diminuendo le vulnerabilità dei luoghi dovute all'abbandono. Tuttavia, sembra non cogliersi ancora, almeno nelle scelte di governo locale e regionale, le strette relazioni tra la qualità ecologica di un luogo e la qualità della vita degli abitanti. I follows-up di alcune recenti ricerche europee (Access2Mountain, South East Europe; Linkpas, ESPON; Strategia Rete Natura 2000, Life SUN; Quality of Landscape and Quality of life, FAR; SmartUGreen, JPI Urban Europe) hanno introdotto importanti segnali in questa direzione e, finalmente, s'intuisce il senso profondo della pianificazione ecologica che non è affatto separata dalla pianificazione urbana e territoriale, anzi ne diventa ossatura irrinunciabile.
2018
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