«L’architettura, l’universo del pensiero e della produzione architettonica, si pongono di fronte al mondo come sistema complesso, articolato e compiuto, distinto e autonomo, organizzato con proprie leggi e proprie strutture, polarità e contrapposizioni, norme e contraddizioni. […] Nostalgia del passato e nostalgia del futuro si intrecciano e illuminano della luce della malinconia il nostro presente, affascinati ad un tempo dalla ricchezza e dalla bellezza che la storia ha distillato, dall’emozione e dalla sfida che il progetto ineluttabilmente prospetta. Storia e progetto. Dimensione elegiaca e pulsione esistenziale». Così si esprimeva Costantino Dardi (1936-91) in L’acquedotto di Spoleto, capitolo del libro Semplice lineare complesso (Roma 1987). Il passo condensa il senso e il ruolo di una produzione architettonica che abbraccia l’arco di un trentennio (1961-1991), e che la mostra «Costantino Dardi. Per affinità e differenza», curata da Roberta Albiero in collaborazione con Cecilia Rostagni, restituisce con straordinaria evidenza. Con disegni, modelli e fotografie essa documenta circa ottanta progetti distribuiti lungo tutto l’arco della carriera dell’architetto friulano. È articolata in tre sezioni rispettivamente dedicate ai progetti a scala territoriale e paesaggistica, ai progetti architettonici e urbani e infine ai lavori sullo spazio più intimo dell’abitare. Un percorso da cui emerge un protagonista dell’architectura, ossia un teorico, ma anche un artefice della fabrica.

Costantino Dardi, "L'universo della precisione”

Gerardo Doti
2019-01-01

Abstract

«L’architettura, l’universo del pensiero e della produzione architettonica, si pongono di fronte al mondo come sistema complesso, articolato e compiuto, distinto e autonomo, organizzato con proprie leggi e proprie strutture, polarità e contrapposizioni, norme e contraddizioni. […] Nostalgia del passato e nostalgia del futuro si intrecciano e illuminano della luce della malinconia il nostro presente, affascinati ad un tempo dalla ricchezza e dalla bellezza che la storia ha distillato, dall’emozione e dalla sfida che il progetto ineluttabilmente prospetta. Storia e progetto. Dimensione elegiaca e pulsione esistenziale». Così si esprimeva Costantino Dardi (1936-91) in L’acquedotto di Spoleto, capitolo del libro Semplice lineare complesso (Roma 1987). Il passo condensa il senso e il ruolo di una produzione architettonica che abbraccia l’arco di un trentennio (1961-1991), e che la mostra «Costantino Dardi. Per affinità e differenza», curata da Roberta Albiero in collaborazione con Cecilia Rostagni, restituisce con straordinaria evidenza. Con disegni, modelli e fotografie essa documenta circa ottanta progetti distribuiti lungo tutto l’arco della carriera dell’architetto friulano. È articolata in tre sezioni rispettivamente dedicate ai progetti a scala territoriale e paesaggistica, ai progetti architettonici e urbani e infine ai lavori sullo spazio più intimo dell’abitare. Un percorso da cui emerge un protagonista dell’architectura, ossia un teorico, ma anche un artefice della fabrica.
2019
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