Si è molto parlato, in quest'ultimo decennio, del concetto di resilienza. Sebbene negli appuntamenti seminariali e nella saggistica questo termine ricorra in maniera ossessiva, in realtà poco si è fatto per tradurre il concetto in pratiche applicative a livello di disegno del suolo. Mi sembra, questa, una prassi non rara nell'ambito delle scienze territoriali, che poi si estende, con effetto letale, alle politiche di governo del nostro Paese. Abbiamo vissuto parabole analoghe per l'implementazione di altri concetti importanti come "sviluppo sostenibile", "rigenerazione urbana", "smart city". Superata l'infatuazione per una prima disseminazione del termine/slogan, nulla o poco viene fatto per sperimentarne applicazioni concrete, per approfondire il concetto in casi studio realmente praticabili. Spesso, si è preferito abbandonare la perlustrazione per andare alla ricerca di nuovi termini seduttivi. Tutto ciò non deve stupirci. Anche in considerazione dell'accelerazione dei processi tecnologici che  ci stanno travolgendo, accogliamo molti passaggi concettuali passivamente, agendo spesso solo in superficie, cercando solo di navigare sull'onda, andando contro un approccio rigoroso, che scavi in profondità, scientificamente argomentabile e monitorabile. Dobbiamo riconoscere che è in corso una "mutazione" antropologica, di cui in questa sede non possiamo approfondire, ma che non può essere semplicemente spiegata con il normale affinarsi di una civiltà. Piuttosto, sembra essere, più radicalmente, il tramonto di una civiltà e, forse, la nascita di un'altra (Baricco A., 2013). Tutto ciò si riverbera, in primis, nei campi della ricerca scientifica dove vediamo susseguirsi intuizioni, più o meno felici, approcci iniziali, proclami, manifesti, e solo raramente cogliamo e verifichiamo il senso profondo di tali strategie generali nei processi di governance urbana e territoriale, monitorandone gli effetti, anche al fine di produrre un'eventuale rivisitazione della prima idea progettuale. In quest'esperienza sviluppata in Regione Marche che descriveremo sinteticamente nel secondo paragrafo, abbiamo provato ad andare oltre l'enunciazione e di vedere quali reali interventi e azioni potessero favorire lo sviluppo di città resilienti. Cogliendo l'occasione della recente approvazione del progetto di Rete Ecologica (REM), ratificato con legge regionale nel 20131, e della revisione del Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR), con relativo adeguamento al Codice dei Beni Culturali (in corso di completamento)2, si pongono le basi per orientare le scelte di governance urbana e territoriale verso la formazione di paesaggi resilienti, attraverso alcune scelte concrete di disegno di suolo. In questa prospettiva, abbiamo approfondito le reali ricadute che alcuni elementi strutturali del paesaggio, con particolare attenzione a quelli direttamente originati dallo sviluppo delle reti ambientali, possono indurre sulla resilienza urbana e territoriale e quindi sull'innalzamento della qualità della vita.

RETI AMBIENTALI PER CITTA' RESILIENTI: IL CASO STUDIO DELLA REGIONE MARCHE

SARGOLINI, Massimo
2015-01-01

Abstract

Si è molto parlato, in quest'ultimo decennio, del concetto di resilienza. Sebbene negli appuntamenti seminariali e nella saggistica questo termine ricorra in maniera ossessiva, in realtà poco si è fatto per tradurre il concetto in pratiche applicative a livello di disegno del suolo. Mi sembra, questa, una prassi non rara nell'ambito delle scienze territoriali, che poi si estende, con effetto letale, alle politiche di governo del nostro Paese. Abbiamo vissuto parabole analoghe per l'implementazione di altri concetti importanti come "sviluppo sostenibile", "rigenerazione urbana", "smart city". Superata l'infatuazione per una prima disseminazione del termine/slogan, nulla o poco viene fatto per sperimentarne applicazioni concrete, per approfondire il concetto in casi studio realmente praticabili. Spesso, si è preferito abbandonare la perlustrazione per andare alla ricerca di nuovi termini seduttivi. Tutto ciò non deve stupirci. Anche in considerazione dell'accelerazione dei processi tecnologici che  ci stanno travolgendo, accogliamo molti passaggi concettuali passivamente, agendo spesso solo in superficie, cercando solo di navigare sull'onda, andando contro un approccio rigoroso, che scavi in profondità, scientificamente argomentabile e monitorabile. Dobbiamo riconoscere che è in corso una "mutazione" antropologica, di cui in questa sede non possiamo approfondire, ma che non può essere semplicemente spiegata con il normale affinarsi di una civiltà. Piuttosto, sembra essere, più radicalmente, il tramonto di una civiltà e, forse, la nascita di un'altra (Baricco A., 2013). Tutto ciò si riverbera, in primis, nei campi della ricerca scientifica dove vediamo susseguirsi intuizioni, più o meno felici, approcci iniziali, proclami, manifesti, e solo raramente cogliamo e verifichiamo il senso profondo di tali strategie generali nei processi di governance urbana e territoriale, monitorandone gli effetti, anche al fine di produrre un'eventuale rivisitazione della prima idea progettuale. In quest'esperienza sviluppata in Regione Marche che descriveremo sinteticamente nel secondo paragrafo, abbiamo provato ad andare oltre l'enunciazione e di vedere quali reali interventi e azioni potessero favorire lo sviluppo di città resilienti. Cogliendo l'occasione della recente approvazione del progetto di Rete Ecologica (REM), ratificato con legge regionale nel 20131, e della revisione del Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR), con relativo adeguamento al Codice dei Beni Culturali (in corso di completamento)2, si pongono le basi per orientare le scelte di governance urbana e territoriale verso la formazione di paesaggi resilienti, attraverso alcune scelte concrete di disegno di suolo. In questa prospettiva, abbiamo approfondito le reali ricadute che alcuni elementi strutturali del paesaggio, con particolare attenzione a quelli direttamente originati dallo sviluppo delle reti ambientali, possono indurre sulla resilienza urbana e territoriale e quindi sull'innalzamento della qualità della vita.
2015
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