Il saggio recensisce il volume di Florencia Andreola, Mauro Sullam, Riccardo M. Villa (a cura di), Backstage. L’architettura come lavoro concreto, FrancoAngeli, Milano 2016, pp. 208. con introduzione di Marco Biraghi. La ricerca promossa dal collettivo milanese Gizmo è la rappresentazione di come il lavoro dell’architetto sia oggi innanzitutto una condizione più complessa di quella che tradizionalmente associamo all’idea di “genio creatore”, con tutta la sua aura di autorialità e responsabilità. Le tecnologie legate al progetto e alla sua diffusione e condivisione non costituiscono un universo parallelo e indipendente rispetto ai luoghi e agli spazi in cui fisicamente il lavoro si svolge. Al contrario esse sono la dimostrazione più concreta di quanto il lavoro sia oggi ancor più incarnato nello spazio che nel passato: non più soltanto nell'ufficio tradizionale o nello studio, ma dentro lo spazio domestico, durante gli spostamenti e nei luoghi del tempo libero. Oggi interi territori sono di fatto fabbriche di produzione di beni e servizi, dove per fabbrica va inteso quel sistema macchinico che mette insieme molte cose apparentemente disomogenee come i trasporti, la logistica, i sistemi algoritmici della finanza ma anche le risorse naturali e i territori agricoli. In questo mondo sempre più “fabbrichizzato” nel quale la classe creativa è la nuova manovalanza al servizio dei network globali, l’architettura, in quanto pensiero sui modi di produzione e sulle forme dello spazio, è destinata a giocare un ruolo chiave.

L'architettura al lavoro

MASTRIGLI, Gabriele
2017-01-01

Abstract

Il saggio recensisce il volume di Florencia Andreola, Mauro Sullam, Riccardo M. Villa (a cura di), Backstage. L’architettura come lavoro concreto, FrancoAngeli, Milano 2016, pp. 208. con introduzione di Marco Biraghi. La ricerca promossa dal collettivo milanese Gizmo è la rappresentazione di come il lavoro dell’architetto sia oggi innanzitutto una condizione più complessa di quella che tradizionalmente associamo all’idea di “genio creatore”, con tutta la sua aura di autorialità e responsabilità. Le tecnologie legate al progetto e alla sua diffusione e condivisione non costituiscono un universo parallelo e indipendente rispetto ai luoghi e agli spazi in cui fisicamente il lavoro si svolge. Al contrario esse sono la dimostrazione più concreta di quanto il lavoro sia oggi ancor più incarnato nello spazio che nel passato: non più soltanto nell'ufficio tradizionale o nello studio, ma dentro lo spazio domestico, durante gli spostamenti e nei luoghi del tempo libero. Oggi interi territori sono di fatto fabbriche di produzione di beni e servizi, dove per fabbrica va inteso quel sistema macchinico che mette insieme molte cose apparentemente disomogenee come i trasporti, la logistica, i sistemi algoritmici della finanza ma anche le risorse naturali e i territori agricoli. In questo mondo sempre più “fabbrichizzato” nel quale la classe creativa è la nuova manovalanza al servizio dei network globali, l’architettura, in quanto pensiero sui modi di produzione e sulle forme dello spazio, è destinata a giocare un ruolo chiave.
2017
262
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