A 15 anni dal varo della Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), mi sembra che i tempi siano maturi per poter dire che da una buona gestione paesaggistica può derivare un innalzamento della qualità della vita, sapendo che l'accrescimento del benessere di una comunità è l'obiettivo primario di chiunque si interessi di governo del territorio. Per molti anni abbiamo dovuto prendere le difese del bene paesaggistico contro le aggressioni provenienti da fronti diversi: da una speculazione edilizia senza controllo che ha prodotto crescite urbane difficilmente giustificabili rispetto ai reali fabbisogni, con conseguente consumo di suolo prezioso, a forme di industrializzazione dell'agricoltura (estese anche ad aree inadeguate a un uso rurale intensivo) che hanno omogeneizzato e standardizzato diversità paesistiche e preziose biodiversità. Negli anni Settanta e Ottanta, non c'erano le condizioni per una riflessione che andasse oltre la difesa ferma e incondizionata del bene paesaggistico. Ogni considerazione a margine ed ogni distinguo avrebbero potuto indebolire la necessaria perentorietà della tutela. Ora, finalmente, con una maturazione di sensibilità che tocca responsabili di governo e comunità, siamo nelle condizioni di poter compiere riflessioni aggiuntive sulla gestione del paesaggio, che diventa attiva, partecipa ai processi di trasformazione dei territori dell'ordinarietà, e può opportunamente concorrere a innalzare la qualità della vita degli abitanti. Peraltro, penso che sia questa la vera novità introdotta dalla CEP e cioè controllare e progettare i riverberi che il bene paesaggio può avere in un contesto territoriale ampio e non necessariamente di pregio sino a orientarne positivamente i moti di trasformazione e rigenerazione. Usando il paesaggio per indirizzare il governo del territorio e quindi per innalzare la qualità della vita degli abitanti, viene potenziato il ruolo strutturale e strategico che un bene paesaggistico può avere per un contesto più ampio ed esteso di quello in cui ricade la specifica risorsa, concorrendone alla rigenerazione. Partendo da queste riflessioni, è dunque necessario mettere in luce le potenzialità ancora inespresse della CEP. Prendendo le mosse da alcuni importanti passaggi di un testo scritto dieci anni fa da Maguelonne Dejeant Pons, Capo della Divisione Pianificazione del territorio e paesaggio del Consiglio d'Europa , formulo alcune considerazioni al riguardo

La Convenzione Europea del Paesaggio per il governo del territorio

SARGOLINI, Massimo
2016-01-01

Abstract

A 15 anni dal varo della Convenzione Europea del Paesaggio (CEP), mi sembra che i tempi siano maturi per poter dire che da una buona gestione paesaggistica può derivare un innalzamento della qualità della vita, sapendo che l'accrescimento del benessere di una comunità è l'obiettivo primario di chiunque si interessi di governo del territorio. Per molti anni abbiamo dovuto prendere le difese del bene paesaggistico contro le aggressioni provenienti da fronti diversi: da una speculazione edilizia senza controllo che ha prodotto crescite urbane difficilmente giustificabili rispetto ai reali fabbisogni, con conseguente consumo di suolo prezioso, a forme di industrializzazione dell'agricoltura (estese anche ad aree inadeguate a un uso rurale intensivo) che hanno omogeneizzato e standardizzato diversità paesistiche e preziose biodiversità. Negli anni Settanta e Ottanta, non c'erano le condizioni per una riflessione che andasse oltre la difesa ferma e incondizionata del bene paesaggistico. Ogni considerazione a margine ed ogni distinguo avrebbero potuto indebolire la necessaria perentorietà della tutela. Ora, finalmente, con una maturazione di sensibilità che tocca responsabili di governo e comunità, siamo nelle condizioni di poter compiere riflessioni aggiuntive sulla gestione del paesaggio, che diventa attiva, partecipa ai processi di trasformazione dei territori dell'ordinarietà, e può opportunamente concorrere a innalzare la qualità della vita degli abitanti. Peraltro, penso che sia questa la vera novità introdotta dalla CEP e cioè controllare e progettare i riverberi che il bene paesaggio può avere in un contesto territoriale ampio e non necessariamente di pregio sino a orientarne positivamente i moti di trasformazione e rigenerazione. Usando il paesaggio per indirizzare il governo del territorio e quindi per innalzare la qualità della vita degli abitanti, viene potenziato il ruolo strutturale e strategico che un bene paesaggistico può avere per un contesto più ampio ed esteso di quello in cui ricade la specifica risorsa, concorrendone alla rigenerazione. Partendo da queste riflessioni, è dunque necessario mettere in luce le potenzialità ancora inespresse della CEP. Prendendo le mosse da alcuni importanti passaggi di un testo scritto dieci anni fa da Maguelonne Dejeant Pons, Capo della Divisione Pianificazione del territorio e paesaggio del Consiglio d'Europa , formulo alcune considerazioni al riguardo
2016
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/397129
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