Nella storia dell’architettura, la perdita di funzione ha sempre prodotto una serie di fenomeni di decadimento, con la scomparsa di ampi brani originari della compagine fisico – figurativa dell’opera. La ricerca di nuove compatibili destinazioni d’uso può pertanto essere letta come un tentativo di reintegrazione funzionale che si attua attraverso concrete scelte progettuali. La funzione, concetto fondamentale in termini matematici, può definirsi come quella ‘legge’ che attraverso rapporti di relazione lega in maniera sostanziale elementi di natura differente. Traducendo il concetto nel campo del restauro, è possibile ricomporre le relazioni fra le parti attraverso un misurato intervento di riconnessione funzionale, avvalendosi degli strumenti che attengono alla progettazione, coniugando il difficile rapporto fra antiche e nuove architetture. Nel caso in esame, rappresentato dal complesso francescano di Ascoli Piceno sono state adottate modalità interpretative orientate alla reintegrazione di alcuni livelli funzionali, nelle zone in cui essi esprimevano ancora - se pure in forma lacunosa - una particolare manifestazione d’uso. La soppressione degli ordini religiosi aveva originato consistenti mutamenti, analizzati attraverso lo studio delle fonti archivistico - documentarie e mediante un’attenta indagine sui sistemi costruttivi, sugli apparati materici e sugli elementi decorativi del complesso. Attraverso idonee scelte progettuali e buone pratiche di cantiere, è stata restaurata una delle zone più antiche del monastero, ormai abbandonata da alcuni anni ed in avanzato stato di degrado. Gli interventi, realizzati fra il 2009 e il 2011, hanno consentito di valorizzare l’importante complesso religioso, creando un luogo idoneo alla esposizione di frammentato ciclo di affreschi del XVI secolo, attribuito al pittore Cola dell’Amatrice. E’ stata, dunque, creata una grande teca, all'interno della quale vengono presentati alla fruizione collettiva, gli inediti affreschi che, dopo lunghe e intricate vicende, sono tornati nelle loro sede originaria, appositamente allestita per garantirne le migliori condizioni di conservazione ed esposizione.

Lacune d'uso e reintegrazioni funzionali: il caso del complesso francescano di Ascoli Piceno

PETRUCCI, Enrica
2014-01-01

Abstract

Nella storia dell’architettura, la perdita di funzione ha sempre prodotto una serie di fenomeni di decadimento, con la scomparsa di ampi brani originari della compagine fisico – figurativa dell’opera. La ricerca di nuove compatibili destinazioni d’uso può pertanto essere letta come un tentativo di reintegrazione funzionale che si attua attraverso concrete scelte progettuali. La funzione, concetto fondamentale in termini matematici, può definirsi come quella ‘legge’ che attraverso rapporti di relazione lega in maniera sostanziale elementi di natura differente. Traducendo il concetto nel campo del restauro, è possibile ricomporre le relazioni fra le parti attraverso un misurato intervento di riconnessione funzionale, avvalendosi degli strumenti che attengono alla progettazione, coniugando il difficile rapporto fra antiche e nuove architetture. Nel caso in esame, rappresentato dal complesso francescano di Ascoli Piceno sono state adottate modalità interpretative orientate alla reintegrazione di alcuni livelli funzionali, nelle zone in cui essi esprimevano ancora - se pure in forma lacunosa - una particolare manifestazione d’uso. La soppressione degli ordini religiosi aveva originato consistenti mutamenti, analizzati attraverso lo studio delle fonti archivistico - documentarie e mediante un’attenta indagine sui sistemi costruttivi, sugli apparati materici e sugli elementi decorativi del complesso. Attraverso idonee scelte progettuali e buone pratiche di cantiere, è stata restaurata una delle zone più antiche del monastero, ormai abbandonata da alcuni anni ed in avanzato stato di degrado. Gli interventi, realizzati fra il 2009 e il 2011, hanno consentito di valorizzare l’importante complesso religioso, creando un luogo idoneo alla esposizione di frammentato ciclo di affreschi del XVI secolo, attribuito al pittore Cola dell’Amatrice. E’ stata, dunque, creata una grande teca, all'interno della quale vengono presentati alla fruizione collettiva, gli inediti affreschi che, dopo lunghe e intricate vicende, sono tornati nelle loro sede originaria, appositamente allestita per garantirne le migliori condizioni di conservazione ed esposizione.
2014
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/390774
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