Le acque superficiali ricevono un continuo apporto di sostanze inquinanti mediante gli scarichi urbani, industriali e le acque di dilavamento dei suoli agricoli., Molti di questi inquinanti possono funzionare da distruttori endocrini e, come ormai è ben noto, tali composti rappresentano una classe di contaminanti a diffusione ubiquitaria. Nel presente lavoro è stata valutata la presenza di di distruttori endocrini ad azione estrogenica (xenoestrogeni) nel fiume Chienti (Macerata) utilizzando un approccio integrato basato sull’impiego di test in vivo ed in vitro. Sono stati analizzati tre differenti siti: uno prossimo alla sorgente, uno nel tratto intermedio ed uno prossimo alla foce. Per quanto riguarda gli studi in vivo è stata valutata la comparsa della vitellogenina in giovanili di Carassius auratus mantenuti, per un periodo di tre settimane, in acqua prelevata nei diversi siti monitorati. Per gli studi in vitro, invece, è stata utilizzata una coltura cellulare di carcinoma di mammella estrogeno-dipendente (MCF-7) trattata con la frazione organica (estratta mediate cromatografia con colonnine C-18) dei campioni di acqua prelevati nei tre siti. I risultati ottenuti indicano chiaramente come tutti i campioni di acqua testati siano in grado di indurre la sintesi di VTG in C. auratus e stimolare la proliferazione nella linea cellulare MCF-7; si dimostra inoltre come la concentrazione degli xenoestrogeni aumenta passando dal tratto montano alla foce. La presenza di xenoestrogeni nel tratto prossimo alla sorgente va valutata tenendo conto del fatto che una piccola parte del bacino idrografico del fiume Chienti si trova negli altopiani di Colfiorito (Perugia) nei quali sono presenti coltivazioni intensive. Appare significativo il fatto che i due metodi di studio applicati mostrano un risultato comparabile; questo dato fornisce supporto all'utilizzo di sistemi in vitro come primo livello di indagine per il monitoraggio degli xenoestrogeni limitando il più possibile il sacrificio di animali. Progetto finanziato dalla Provincia di Macerata con delibera n.277 del 04/06/2009 della Giunta Provinciale di Macerata.
BIOMONITORAGGIO PER LA PRESENZA DI DISTRUTTORI ENDOCRINI NEL FIUME CHIENTI: DUE METODOLOGIE A CONFRONTO
PALERMO, Francesco Alessandro;QUASSINTI, Luana;BRAMUCCI, Massimo;MOSCONI, Gilberto
2012-01-01
Abstract
Le acque superficiali ricevono un continuo apporto di sostanze inquinanti mediante gli scarichi urbani, industriali e le acque di dilavamento dei suoli agricoli., Molti di questi inquinanti possono funzionare da distruttori endocrini e, come ormai è ben noto, tali composti rappresentano una classe di contaminanti a diffusione ubiquitaria. Nel presente lavoro è stata valutata la presenza di di distruttori endocrini ad azione estrogenica (xenoestrogeni) nel fiume Chienti (Macerata) utilizzando un approccio integrato basato sull’impiego di test in vivo ed in vitro. Sono stati analizzati tre differenti siti: uno prossimo alla sorgente, uno nel tratto intermedio ed uno prossimo alla foce. Per quanto riguarda gli studi in vivo è stata valutata la comparsa della vitellogenina in giovanili di Carassius auratus mantenuti, per un periodo di tre settimane, in acqua prelevata nei diversi siti monitorati. Per gli studi in vitro, invece, è stata utilizzata una coltura cellulare di carcinoma di mammella estrogeno-dipendente (MCF-7) trattata con la frazione organica (estratta mediate cromatografia con colonnine C-18) dei campioni di acqua prelevati nei tre siti. I risultati ottenuti indicano chiaramente come tutti i campioni di acqua testati siano in grado di indurre la sintesi di VTG in C. auratus e stimolare la proliferazione nella linea cellulare MCF-7; si dimostra inoltre come la concentrazione degli xenoestrogeni aumenta passando dal tratto montano alla foce. La presenza di xenoestrogeni nel tratto prossimo alla sorgente va valutata tenendo conto del fatto che una piccola parte del bacino idrografico del fiume Chienti si trova negli altopiani di Colfiorito (Perugia) nei quali sono presenti coltivazioni intensive. Appare significativo il fatto che i due metodi di studio applicati mostrano un risultato comparabile; questo dato fornisce supporto all'utilizzo di sistemi in vitro come primo livello di indagine per il monitoraggio degli xenoestrogeni limitando il più possibile il sacrificio di animali. Progetto finanziato dalla Provincia di Macerata con delibera n.277 del 04/06/2009 della Giunta Provinciale di Macerata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.