Sviluppare un ragionamento sul ruolo che assumono oggi quegli edifici mai utilizzati nel disegno dei territori e nei destini che li attendono, significa vericare i modi di intervento su un’architettura progettata per uno scopo specifico modificandone la destinazione d’uso originaria; definire modi di recupero legati al tempo di utilizzo, stabilire le ragioni di possibili strategie di trasformazione della struttura esistente, ridefinire un rapporto tra costruito e spazio aperto sulla base dell’effettiva necessità e capacità della città di mantenere questi spazi ereditati da un passato recente. Proprio la relazione tra l’edicio non ultimato, uno “scheletro architettonico” e lo spazio aperto ore un’occasione di riflessione: uno “scheletro” nasce come pieno di un ambito territoriale che comprende uno spazio vuoto: è lo spazio della pertinenza, degli standards, parcheggi, verde, servizi collettivi. La sducia di poter rifunzionalizzare delle strutture che necessitano di interventi di verica, consolidamento e modiche di assetto (economicamente non convenienti), così come la non convenienza di accollarsi i costi di demolizione suggerisce un ribaltamento di ruoli: ricostruire un nuovo “pieno” nello spazio “vuoto” (nella pertinenza), e trasferire lo spazio aperto nello scheletro. Ricostruire un nuovo suolo che si reitera nei livelli successivi dei solai che compongono l’edificio incompiuto. Il vuoto diviene pieno ospitando una nuova edicazione, il pieno (scheletro) si trasforma in vuoto amplicato sui livelli plurimi. Il nuovo suolo sovrapposto si ore per ospitare quelle funzioni “passive” (incapaci di generare rendite) a servizio del nuovo edicio: pertinenze esterne, tutte le possibilità di parcheggio, giochi, isole ecologiche, spazi collettivi e per piccoli eventi, pertinenze esterne per le singole unità immobiliari, orti. Nel tempo, mentre il “nuovo” inizia il suo ciclo di vita, lo scheletro prolunga la sua esistenza disgregandosi no a scomparire restituendo il vuoto in un nuovo assetto ribaltato. Portata al suo estremo, questa strategia, che nel tempo porterebbe alla cancellazione di segni e materiali esistenti, ore la possibilità di una possibile riscrittura che per sovrapposizione ridenisce un nuovo palinsesto territoriale.

Scheletri architettonici: mostra dei progetti del workshop di orientamento_corso di laurea in scienze dell'architettura a.a. 2013/14

ROMAGNI, Ludovico
2014-01-01

Abstract

Sviluppare un ragionamento sul ruolo che assumono oggi quegli edifici mai utilizzati nel disegno dei territori e nei destini che li attendono, significa vericare i modi di intervento su un’architettura progettata per uno scopo specifico modificandone la destinazione d’uso originaria; definire modi di recupero legati al tempo di utilizzo, stabilire le ragioni di possibili strategie di trasformazione della struttura esistente, ridefinire un rapporto tra costruito e spazio aperto sulla base dell’effettiva necessità e capacità della città di mantenere questi spazi ereditati da un passato recente. Proprio la relazione tra l’edicio non ultimato, uno “scheletro architettonico” e lo spazio aperto ore un’occasione di riflessione: uno “scheletro” nasce come pieno di un ambito territoriale che comprende uno spazio vuoto: è lo spazio della pertinenza, degli standards, parcheggi, verde, servizi collettivi. La sducia di poter rifunzionalizzare delle strutture che necessitano di interventi di verica, consolidamento e modiche di assetto (economicamente non convenienti), così come la non convenienza di accollarsi i costi di demolizione suggerisce un ribaltamento di ruoli: ricostruire un nuovo “pieno” nello spazio “vuoto” (nella pertinenza), e trasferire lo spazio aperto nello scheletro. Ricostruire un nuovo suolo che si reitera nei livelli successivi dei solai che compongono l’edificio incompiuto. Il vuoto diviene pieno ospitando una nuova edicazione, il pieno (scheletro) si trasforma in vuoto amplicato sui livelli plurimi. Il nuovo suolo sovrapposto si ore per ospitare quelle funzioni “passive” (incapaci di generare rendite) a servizio del nuovo edicio: pertinenze esterne, tutte le possibilità di parcheggio, giochi, isole ecologiche, spazi collettivi e per piccoli eventi, pertinenze esterne per le singole unità immobiliari, orti. Nel tempo, mentre il “nuovo” inizia il suo ciclo di vita, lo scheletro prolunga la sua esistenza disgregandosi no a scomparire restituendo il vuoto in un nuovo assetto ribaltato. Portata al suo estremo, questa strategia, che nel tempo porterebbe alla cancellazione di segni e materiali esistenti, ore la possibilità di una possibile riscrittura che per sovrapposizione ridenisce un nuovo palinsesto territoriale.
2014
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