IN MEMORIA DI GIUSEPPE CELLO OBIETTIVI DEL WORKSHOP Negli anni ’90, i risultati dei progetti CROP, gli studi mirati al riconoscimento e alla caratterizzazione delle faglie attive e la messa a punto di una rete sismica nazionale, hanno portato ad una migliore comprensione dei fenomeni tettonici in atto o attivi nel recente passato in Italia. La sequenza sismica dell’Umbria-Marche, iniziata il 4 Settembre 1997, ha consentito di verificare e validare i modelli geologici elaborati negli anni precedenti e dato nuovi impulsi alla ricerca nel campo della sismologia. Scopo del Workshop è quello di mettere a fuoco, a dieci anni dal Terremoto dell’Umbria-Marche, lo stato delle conoscenze di quei settori della ricerca che sono strategici per la comprensione della sismogenesi in Italia. A tal fine saranno allestite tre sessioni: Sessione 1 GEODINAMICA Conveners: Eugenio Turco & Giovanni Deiana Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Camerino La sessione è aperta a contributi dei diversi settori disciplinari inerenti la geodinamica del sistema Tirreno-Appennino, nel quale si inquadra il terremoto di Colfiorito del 1997. Nonostante la grande quantità di dati disponibili, l’evoluzione geodinamica del bacino tirrenico e della catena appenninica non è stata ancora coerentemente descritta ed è tuttora soggetta a interpretazione controverse. In particolare, le relazioni cinematiche tra estensione nel Tirreno, formazione di bacini lungo il margine appenninico, migrazione degli archi della catena appenninica, messa in posto dei vulcani e sismicità nell’area di catena non sono ancora ben determinate. Una ricostruzione realistica dell’evoluzione strutturale/tettonica/cinematica potrebbe quindi favorire notevolmente la comprensione dei processi tettonici attuali, responsabili dell’attività sismica. In quest’ottica sono graditi contributi dedicati allo studio degli eventi tettonici che hanno caratterizzato il processo di formazione del bacino tirrenico e della catena appenninica. Sessione 2 SISMOLOGIA Conveners: Lauro Chiaraluce* & Elisa Tinti** *Centro Nazionale Terremoti, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) **Sezione Sismologia e Tettonofisica, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Il terremoto di Colfiorito del 1997 ha rappresentato per la comunità scientifica italiana la prima vera possibilità di osservare l'attivazione di un sistema di faglie normali attraverso dati prettamente sismologici. L’attivazione di segmenti di faglia secondari è stata inoltre una grande opportunità per investigare il fenomeno della riattivazione, la fisica della rottura in presenza di fluidi e per proporre interpretazioni riguardanti l'evoluzione della permeabilità delle zone di faglia. La dettagliata ricostruzione della geometria delle faglie, ottenuta con gli osservabili sismologici, ha inoltre consentito di vincolare i modelli deformativi proposti per l'area sulla base di dati geologici, dimostrando la semplicità del confronto quando i dati a disposizione hanno una risoluzione confrontabile. Partendo dalla ricostruzione delle strutture di velocità della crosta, dalla geometria e dall’interazione delle faglie attive, intendiamo discutere gli aspetti riguardanti la genesi e la caratterizzazione delle zone di faglia da diversi punti di vista, con diversi metodi e a diverse scale. Vogliamo inoltre esaminare la differenza tra i piccoli e grandi terremoti sia in termini di processo fisico e dinamica della rottura, che rispetto alla evoluzione della zona di faglia. Particolare attenzione verrà dedicata all’analisi dei fattori che sembrano controllare quindi la dimensione delle zone di faglia e gli elementi che ne governano il comportamento a breve e lungo termine. In questa sessione sono benvenuti contributi provenienti da diversi contesti geodinamici, sulla base di osservazioni effettuate sia in situ che in laboratorio. Sessione 3 TETTONICA ATTIVA Conveners: Emanuele Tondi* & Paolo Galli** * Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Camerino ** Dipartimento della Protezione Civile Saranno discussi gli aspetti relativi alla individuazione e caratterizzazione delle faglie attive sulla base di: 1) dati di superficie (geologico-strutturali, geomorfologici e paleosismologici); 2) dati di sottosuolo (di pozzo, sismici, gravimetrici, ecc.); 3) dati di sismologia storica (relativi alla ricerca e interpretazione delle testimonianze storiche sugli effetti dei terremoti del passato). L’analisi integrata di tutti questi elementi, unitamente a ricerche mirate alla valutazione dei processi di crescita e dei fenomeni di interazione delle faglie, hanno portato, negli ultimi anni, a una migliore elaborazione delle stime di pericolosità sismica ai fini della mitigazione del rischio associato.
DIECI ANNI DOPO IL TERREMOTO DELL’UMBRIA-MARCHE: STATO DELLE CONOSCENZE SULLA SISMOGENESI IN ITALIA
DEIANA, Giovanni;INVERNIZZI, Maria Chiara;MAZZOLI, Stefano;PIERANTONI, Pietro Paolo;TONDI, Emanuele;TURCO, Eugenio
2007-01-01
Abstract
IN MEMORIA DI GIUSEPPE CELLO OBIETTIVI DEL WORKSHOP Negli anni ’90, i risultati dei progetti CROP, gli studi mirati al riconoscimento e alla caratterizzazione delle faglie attive e la messa a punto di una rete sismica nazionale, hanno portato ad una migliore comprensione dei fenomeni tettonici in atto o attivi nel recente passato in Italia. La sequenza sismica dell’Umbria-Marche, iniziata il 4 Settembre 1997, ha consentito di verificare e validare i modelli geologici elaborati negli anni precedenti e dato nuovi impulsi alla ricerca nel campo della sismologia. Scopo del Workshop è quello di mettere a fuoco, a dieci anni dal Terremoto dell’Umbria-Marche, lo stato delle conoscenze di quei settori della ricerca che sono strategici per la comprensione della sismogenesi in Italia. A tal fine saranno allestite tre sessioni: Sessione 1 GEODINAMICA Conveners: Eugenio Turco & Giovanni Deiana Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Camerino La sessione è aperta a contributi dei diversi settori disciplinari inerenti la geodinamica del sistema Tirreno-Appennino, nel quale si inquadra il terremoto di Colfiorito del 1997. Nonostante la grande quantità di dati disponibili, l’evoluzione geodinamica del bacino tirrenico e della catena appenninica non è stata ancora coerentemente descritta ed è tuttora soggetta a interpretazione controverse. In particolare, le relazioni cinematiche tra estensione nel Tirreno, formazione di bacini lungo il margine appenninico, migrazione degli archi della catena appenninica, messa in posto dei vulcani e sismicità nell’area di catena non sono ancora ben determinate. Una ricostruzione realistica dell’evoluzione strutturale/tettonica/cinematica potrebbe quindi favorire notevolmente la comprensione dei processi tettonici attuali, responsabili dell’attività sismica. In quest’ottica sono graditi contributi dedicati allo studio degli eventi tettonici che hanno caratterizzato il processo di formazione del bacino tirrenico e della catena appenninica. Sessione 2 SISMOLOGIA Conveners: Lauro Chiaraluce* & Elisa Tinti** *Centro Nazionale Terremoti, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) **Sezione Sismologia e Tettonofisica, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) Il terremoto di Colfiorito del 1997 ha rappresentato per la comunità scientifica italiana la prima vera possibilità di osservare l'attivazione di un sistema di faglie normali attraverso dati prettamente sismologici. L’attivazione di segmenti di faglia secondari è stata inoltre una grande opportunità per investigare il fenomeno della riattivazione, la fisica della rottura in presenza di fluidi e per proporre interpretazioni riguardanti l'evoluzione della permeabilità delle zone di faglia. La dettagliata ricostruzione della geometria delle faglie, ottenuta con gli osservabili sismologici, ha inoltre consentito di vincolare i modelli deformativi proposti per l'area sulla base di dati geologici, dimostrando la semplicità del confronto quando i dati a disposizione hanno una risoluzione confrontabile. Partendo dalla ricostruzione delle strutture di velocità della crosta, dalla geometria e dall’interazione delle faglie attive, intendiamo discutere gli aspetti riguardanti la genesi e la caratterizzazione delle zone di faglia da diversi punti di vista, con diversi metodi e a diverse scale. Vogliamo inoltre esaminare la differenza tra i piccoli e grandi terremoti sia in termini di processo fisico e dinamica della rottura, che rispetto alla evoluzione della zona di faglia. Particolare attenzione verrà dedicata all’analisi dei fattori che sembrano controllare quindi la dimensione delle zone di faglia e gli elementi che ne governano il comportamento a breve e lungo termine. In questa sessione sono benvenuti contributi provenienti da diversi contesti geodinamici, sulla base di osservazioni effettuate sia in situ che in laboratorio. Sessione 3 TETTONICA ATTIVA Conveners: Emanuele Tondi* & Paolo Galli** * Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Camerino ** Dipartimento della Protezione Civile Saranno discussi gli aspetti relativi alla individuazione e caratterizzazione delle faglie attive sulla base di: 1) dati di superficie (geologico-strutturali, geomorfologici e paleosismologici); 2) dati di sottosuolo (di pozzo, sismici, gravimetrici, ecc.); 3) dati di sismologia storica (relativi alla ricerca e interpretazione delle testimonianze storiche sugli effetti dei terremoti del passato). L’analisi integrata di tutti questi elementi, unitamente a ricerche mirate alla valutazione dei processi di crescita e dei fenomeni di interazione delle faglie, hanno portato, negli ultimi anni, a una migliore elaborazione delle stime di pericolosità sismica ai fini della mitigazione del rischio associato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.