Il contributo descrive il progetto e il processo del Teatro Popolare che Giuseppe Samonà disegna e realizza a partire dal 1975 in Sicilia, a Sciacca. Durante la realizzazione il progetto viene alterato più volte da varianti e modifiche che andranno a stravolgere sensibilmente sia la concezione strutturale che l’impianto generale dell’opera. Nel 1982 il cantiere viene interrotto e da quella data non viene preso nessun provvedimento fino al 2005, quando avviene lo stanziamento di un finanziamento da parte della Regione Sicilia, con il quale, nel 2015, viene portato a termine il cantiere della ristrutturazione del Teatro. Diverse polemiche sono scaturite riguardo alla nuova natura dello spazio, non più fruibile come teatro ma esclusivamente come auditorium. Il teatro pone oggi una questione complessa, che non si esaurisce nell’urgenza di trovare dei fondi per il completamento, ma piuttosto nella capacità e nella possibilità economica di poter gestire una struttura così imponente in una realtà così piccola. Questa tendenza a costruire a prescindere dalle motivazioni e dagli esiti concreti dell’opera, frequente nell’architettura italiana tra gli anni Sessanta e Ottanta, ha poi depositato nei territori numerose strutture incompiute, che ancora oggi, vuote e depresse, chiedono risposte e risoluzioni alle loro vicende. Allo stesso tempo nessun intervento di tutela, da parte della Sovrintendenza, ha mai preso provvedimenti per un’opera del genere: architettura d’autore, pubblicata in molta letteratura, celebre per i suoi connotati teorici ma poi incapace di costruire rapporti concreti e dinamici con la realtà. Una condizione ibrida, quella del Teatro di Sciacca, che come molte altre architetture realizzate da illustri architetti italiani negli stessi anni, si colloca a metà tra il patrimonio d’eccellenza e il patrimonio ordinario, sulle quali si fatica oggi a scegliere la giusta via per intervenire.

Il teatro popolare di Sciacca. Storia di un progetto “oscuratamente soltanto mentale”

giulia menzietti
2020-01-01

Abstract

Il contributo descrive il progetto e il processo del Teatro Popolare che Giuseppe Samonà disegna e realizza a partire dal 1975 in Sicilia, a Sciacca. Durante la realizzazione il progetto viene alterato più volte da varianti e modifiche che andranno a stravolgere sensibilmente sia la concezione strutturale che l’impianto generale dell’opera. Nel 1982 il cantiere viene interrotto e da quella data non viene preso nessun provvedimento fino al 2005, quando avviene lo stanziamento di un finanziamento da parte della Regione Sicilia, con il quale, nel 2015, viene portato a termine il cantiere della ristrutturazione del Teatro. Diverse polemiche sono scaturite riguardo alla nuova natura dello spazio, non più fruibile come teatro ma esclusivamente come auditorium. Il teatro pone oggi una questione complessa, che non si esaurisce nell’urgenza di trovare dei fondi per il completamento, ma piuttosto nella capacità e nella possibilità economica di poter gestire una struttura così imponente in una realtà così piccola. Questa tendenza a costruire a prescindere dalle motivazioni e dagli esiti concreti dell’opera, frequente nell’architettura italiana tra gli anni Sessanta e Ottanta, ha poi depositato nei territori numerose strutture incompiute, che ancora oggi, vuote e depresse, chiedono risposte e risoluzioni alle loro vicende. Allo stesso tempo nessun intervento di tutela, da parte della Sovrintendenza, ha mai preso provvedimenti per un’opera del genere: architettura d’autore, pubblicata in molta letteratura, celebre per i suoi connotati teorici ma poi incapace di costruire rapporti concreti e dinamici con la realtà. Una condizione ibrida, quella del Teatro di Sciacca, che come molte altre architetture realizzate da illustri architetti italiani negli stessi anni, si colloca a metà tra il patrimonio d’eccellenza e il patrimonio ordinario, sulle quali si fatica oggi a scegliere la giusta via per intervenire.
2020
9788832136906
Giuseppe Samonà, Patrimonio, architettura
268
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