Biblical èkphrasis demonstrates how words can replace images, vividly depicting sacred buildings and spaces through detailed descriptions. In the absence of visual representations, biblical texts invite readers to reconstruct the form and meaning of sacred places in their minds. These descriptions transform each detail into a symbol that transcends its material dimension. This approach –where the depiction of biblical sites is not merely functional but imbued with symbolic significance– can be observed in the narratives of Solomon’s Temple, the Heavenly Jerusalem, and Moses’ Tabernacle. The Tabernacle, in particular, is portrayed as a sacred tent whose materials and proportions embody the divine presence among the people of Israel, despite its lack of physical construction. Biblical èkphrasis serves not only to guide theological reflection but also to inspire theoretical studies on architecture. Giuseppe Boschi’s work exemplifies this by shifting the focus from spiritual symbolism to an analysis of the Tabernacle’s proportions and geometry, treating it as a universal model of architectural harmony. In doing so, biblical èkphrasis bridges the imaginative and theoretical realms, highlighting the relationship between divinity and humanity within the field of architecture.

L’èkphrasis nelle narrazioni bibliche evidenzia come la parola possa sostituire l’immagine, evocando con dettagli accurati edifici e spazi sacri. In assenza di rappresentazioni visive, i testi biblici utilizzano descrizioni che invitano il lettore a ricostruire mentalmente la forma e il significato dei luoghi sacri, trasformando ogni dettaglio in un simbolo che va oltre la dimensione materiale. Questa logica, in cui la descrizione dei luoghi biblici non è solo funzionale, ma carica di significato simbolico, si manifesta nella narrazione del Tempio di Salomone, della Gerusalemme Celeste e del Tabernacolo di Mosè. Quest’ultimo, in particolare, è presentato come una tenda sacra, i cui materiali e proporzioni riflettono la presenza divina tra il popolo d’Israele, pur senza essere realmente costruito. L’èkphrasis biblica non solo guida la riflessione teologica, ma stimola anche un’indagine teorica sull’architettura, come dimostra lo studio di Giuseppe Boschi, che, pur distaccandosi dal significato spirituale, esplora le proporzioni e la geometria del Tabernacolo, trattandolo come un esempio universale di armonia architettonica. In questo modo, l’èkphrasis biblica intreccia le dimensioni immaginative e teoriche, mettendo in luce il rapporto tra il divino e l’umano nell’architettura.

L’èkphrasis biblica. Il Tabernacolo di Mosè e Giuseppe Boschi

ATTENNI MARTINA;
2025-01-01

Abstract

Biblical èkphrasis demonstrates how words can replace images, vividly depicting sacred buildings and spaces through detailed descriptions. In the absence of visual representations, biblical texts invite readers to reconstruct the form and meaning of sacred places in their minds. These descriptions transform each detail into a symbol that transcends its material dimension. This approach –where the depiction of biblical sites is not merely functional but imbued with symbolic significance– can be observed in the narratives of Solomon’s Temple, the Heavenly Jerusalem, and Moses’ Tabernacle. The Tabernacle, in particular, is portrayed as a sacred tent whose materials and proportions embody the divine presence among the people of Israel, despite its lack of physical construction. Biblical èkphrasis serves not only to guide theological reflection but also to inspire theoretical studies on architecture. Giuseppe Boschi’s work exemplifies this by shifting the focus from spiritual symbolism to an analysis of the Tabernacle’s proportions and geometry, treating it as a universal model of architectural harmony. In doing so, biblical èkphrasis bridges the imaginative and theoretical realms, highlighting the relationship between divinity and humanity within the field of architecture.
2025
L’èkphrasis nelle narrazioni bibliche evidenzia come la parola possa sostituire l’immagine, evocando con dettagli accurati edifici e spazi sacri. In assenza di rappresentazioni visive, i testi biblici utilizzano descrizioni che invitano il lettore a ricostruire mentalmente la forma e il significato dei luoghi sacri, trasformando ogni dettaglio in un simbolo che va oltre la dimensione materiale. Questa logica, in cui la descrizione dei luoghi biblici non è solo funzionale, ma carica di significato simbolico, si manifesta nella narrazione del Tempio di Salomone, della Gerusalemme Celeste e del Tabernacolo di Mosè. Quest’ultimo, in particolare, è presentato come una tenda sacra, i cui materiali e proporzioni riflettono la presenza divina tra il popolo d’Israele, pur senza essere realmente costruito. L’èkphrasis biblica non solo guida la riflessione teologica, ma stimola anche un’indagine teorica sull’architettura, come dimostra lo studio di Giuseppe Boschi, che, pur distaccandosi dal significato spirituale, esplora le proporzioni e la geometria del Tabernacolo, trattandolo come un esempio universale di armonia architettonica. In questo modo, l’èkphrasis biblica intreccia le dimensioni immaginative e teoriche, mettendo in luce il rapporto tra il divino e l’umano nell’architettura.
Giuseppe Boschi; tabernacle; ephemeral architecture; history of representation; graphic reconstruction
Giuseppe Boschi; tabernacolo; architettura effimera; storia della rappresentazione; ricostruzione grafica
273
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/494804
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact