Nel 1945 viene bandito, in Italia, il concorso di progettazione per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine. L’architettura del paese liberato guarda al futuro a partire dall’eccidio che si consuma nelle cave di Via Ardeatina, rappresaglia tedesca all’attentato partigiano del 1944. Il progetto vincitore, firmato dal gruppo Risorgere e U.G.A., trova espressione in un percorso che dall’oscurità delle cave conduce allo spazio del sacrario, dove un’enorme pietra tombale incombe sulla testa del visitatore, togliendo il fiato e restituendo l’intensità della vicenda consumatasi in quel posto. La retorica lascia la scena a un registro di forte empatia, capace di narrare l’accaduto in un progetto esperienziale del sito. Questo memoriale segna l’inizio di un processo di trasformazione dei luoghi della memoria, che spogliandosi del linguaggio assertivo del memento si aprono alla dimensione espressiva di spazi parlanti, capaci di evocare la perdita agendo sulla componente emotiva, più che sui registri logici e razionali. Il contributo propone un ragionamento sull’evoluzione dei significati e delle forme attribuite alle espressioni del ricordo nei luoghi del trauma. L’interesse risiede soprattutto nella dimensione narrativa ed empatica del progetto dello spazio, e nella complessità del concetto di memoria, oggi più che mai sotto i riflettori della cronaca e del dibattito contemporaneo.
Spazio e racconto. Il Memoriale delle Fosse Ardeatine
Giulia Menzietti
2021-01-01
Abstract
Nel 1945 viene bandito, in Italia, il concorso di progettazione per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine. L’architettura del paese liberato guarda al futuro a partire dall’eccidio che si consuma nelle cave di Via Ardeatina, rappresaglia tedesca all’attentato partigiano del 1944. Il progetto vincitore, firmato dal gruppo Risorgere e U.G.A., trova espressione in un percorso che dall’oscurità delle cave conduce allo spazio del sacrario, dove un’enorme pietra tombale incombe sulla testa del visitatore, togliendo il fiato e restituendo l’intensità della vicenda consumatasi in quel posto. La retorica lascia la scena a un registro di forte empatia, capace di narrare l’accaduto in un progetto esperienziale del sito. Questo memoriale segna l’inizio di un processo di trasformazione dei luoghi della memoria, che spogliandosi del linguaggio assertivo del memento si aprono alla dimensione espressiva di spazi parlanti, capaci di evocare la perdita agendo sulla componente emotiva, più che sui registri logici e razionali. Il contributo propone un ragionamento sull’evoluzione dei significati e delle forme attribuite alle espressioni del ricordo nei luoghi del trauma. L’interesse risiede soprattutto nella dimensione narrativa ed empatica del progetto dello spazio, e nella complessità del concetto di memoria, oggi più che mai sotto i riflettori della cronaca e del dibattito contemporaneo.| File | Dimensione | Formato | |
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