Mycoplasmopsis bovis, precedentemente denominato Mycoplasma bovis, è ritenuto un patogeno importante nell’ambito dell’allevamento intensivo del bovino, in quanto coinvolto in differenti patologie tra cui la sindrome polmonite cronica-poliartrite (Chronic Pneumoniae-Polyarthritis Syndrome, CPPS) nel vitello, la mastite e i disturbi riproduttivi nella vacca. Più recentemente, questo batterio è stato isolato anche in corso di aborto e mortalità perinatale. Nell’Europa continentale, da circa un decennio, M. bovis è stato segnalato con crescente frequenza in episodi di broncopolmonite enzootica, in associazione ad altri agenti, quali Pasteurella multocida, Mannheimia haemolytica, Histophilus somni, Bovine alphaherpesvirus 1 (BHV-1), Pestivirus A (Bovine Virus Diarrhea Virus 1, BVDV) e Bovine orthopneumovirus (Bovine Respiratory Syncytial Virus, BRSV). I fenomeni di mastite e polmonite rappresentano una problematica attuale in relazione soprattutto all’elevata incidenza con cui si verificano e al conseguente danno recato in termini produttivi. Sebbene con minor frequenza, M. bovis si associa anche ad episodi di otite suppurativa media, ascessi cutanei, meningite fibrinosa, miocardite e infezioni subcliniche dell’apparato genitale maschile. M. bovis è stato isolato, per la prima volta nel 1961 in USA da un focolaio di mastite bovina e, successivamente, identificato in casi di infezione occorsi in diversi Paesi del mondo. La mastite associata a M. bovis era già stata segnalata nel 1964 in Israele, nel periodo 1976-1978, in Inghilterra, Galles e Scozia e, nel 1976 fino al 1991, nei Paesi Bassi dove si verificarono 15 focolai di mastite, in alcuni dei quali fu anche diagnosticata artrite. Casi sporadici di infezione sono stati osservati in Svizzera dal 1983. In Irlanda, nel periodo 1984-1995 si sono registrati focolai in 60 allevamenti di vacche da latte mentre, dal 1979 nella Repubblica Democratica Tedesca, è stato avviato un programma nazionale di eradicazione per l’infezione da micoplasmi. Tuttavia, a metà degli anni ‘90 e nei primi anni 2000, c’è stata una tregua nei casi di mastite da M. bovis nell’Europa occidentale, dove la manifestazione più frequente dell’infezione da M. bovis era (ed è tuttora, in molti Paesi) il complesso della Bovine Respiratory Sindrome e la polmonite nel vitello. Tale scenario epidemiologico è leggermente cambiato a metà degli anni 2000 quando la mastite associata a M. bovis è emersa in diversi Paesi europei. Ad oggi, l’infezione da Mycoplasmopsis bovis non è notificabile in Italia.

Mycoplasmopsis bovis

Anna-Rita, Attili
Primo
2023-01-01

Abstract

Mycoplasmopsis bovis, precedentemente denominato Mycoplasma bovis, è ritenuto un patogeno importante nell’ambito dell’allevamento intensivo del bovino, in quanto coinvolto in differenti patologie tra cui la sindrome polmonite cronica-poliartrite (Chronic Pneumoniae-Polyarthritis Syndrome, CPPS) nel vitello, la mastite e i disturbi riproduttivi nella vacca. Più recentemente, questo batterio è stato isolato anche in corso di aborto e mortalità perinatale. Nell’Europa continentale, da circa un decennio, M. bovis è stato segnalato con crescente frequenza in episodi di broncopolmonite enzootica, in associazione ad altri agenti, quali Pasteurella multocida, Mannheimia haemolytica, Histophilus somni, Bovine alphaherpesvirus 1 (BHV-1), Pestivirus A (Bovine Virus Diarrhea Virus 1, BVDV) e Bovine orthopneumovirus (Bovine Respiratory Syncytial Virus, BRSV). I fenomeni di mastite e polmonite rappresentano una problematica attuale in relazione soprattutto all’elevata incidenza con cui si verificano e al conseguente danno recato in termini produttivi. Sebbene con minor frequenza, M. bovis si associa anche ad episodi di otite suppurativa media, ascessi cutanei, meningite fibrinosa, miocardite e infezioni subcliniche dell’apparato genitale maschile. M. bovis è stato isolato, per la prima volta nel 1961 in USA da un focolaio di mastite bovina e, successivamente, identificato in casi di infezione occorsi in diversi Paesi del mondo. La mastite associata a M. bovis era già stata segnalata nel 1964 in Israele, nel periodo 1976-1978, in Inghilterra, Galles e Scozia e, nel 1976 fino al 1991, nei Paesi Bassi dove si verificarono 15 focolai di mastite, in alcuni dei quali fu anche diagnosticata artrite. Casi sporadici di infezione sono stati osservati in Svizzera dal 1983. In Irlanda, nel periodo 1984-1995 si sono registrati focolai in 60 allevamenti di vacche da latte mentre, dal 1979 nella Repubblica Democratica Tedesca, è stato avviato un programma nazionale di eradicazione per l’infezione da micoplasmi. Tuttavia, a metà degli anni ‘90 e nei primi anni 2000, c’è stata una tregua nei casi di mastite da M. bovis nell’Europa occidentale, dove la manifestazione più frequente dell’infezione da M. bovis era (ed è tuttora, in molti Paesi) il complesso della Bovine Respiratory Sindrome e la polmonite nel vitello. Tale scenario epidemiologico è leggermente cambiato a metà degli anni 2000 quando la mastite associata a M. bovis è emersa in diversi Paesi europei. Ad oggi, l’infezione da Mycoplasmopsis bovis non è notificabile in Italia.
2023
9788899211844
268
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Capitoli_attili SECONDE BOZZE 27-10-2022_revAttili 01-11-2022.pdf

solo gestori di archivio

Descrizione: Attili-Versione preprint
Tipologia: Documento in Pre-print
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 418.33 kB
Formato Adobe PDF
418.33 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia
Attili+libro+Malattie+infettive+degli+animali+2023-compresso.pdf

accesso aperto

Descrizione: Attili-Versione editoriale
Tipologia: Versione Editoriale
Licenza: Non specificato
Dimensione 363.86 kB
Formato Adobe PDF
363.86 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/490704
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact