Per millenni ogni forma di discordia è stata considerato una patologia del “corpo politico”. Ma attraverso il conflitto sociale i soggetti discriminati e subalterni hanno espresso i propri bisogni e le proprie istanze, rivendicando libertà, inclusione, uguaglianza, riconoscimento delle proprie identità. Nel corso del Novecento la società si è divisa in campi separati dalla loro posizione nell’ambito della produzione e lungo questa linea si sono articolate le differenti dimensioni del conflitto, che si è rivelato fattore di coesione sociale, condizione della democrazia e dei diritti. Fra gli anni sessanta e gli anni settanta le società sono state investite da un’imponente ondata di mobilitazioni, dalla liberazione delle colonie, al rilancio della lotta di classe, ai “nuovi” movimenti studentesco, femminista, ecologista, Lgbtiq+. I successivi decenni del capitalismo finanziario globale sono caratterizzati dalla latenza o dalla frammentazione dei conflitti sociali, nonostante l’esperienza del movimento no global e le lotte successive alla crisi del 2007-2008. I contemporanei tentativi di pensare il conflitto tendono a focalizzare unilateralmente la dimensione morale, economico-sociale o ideologica. È possibile oggi un conflitto sociale che produca, come scriveva Niccolò Machiavelli, “leggi e ordini in beneficio della publica libertà”?

Il conflitto sociale

Baccelli Luca
2023-01-01

Abstract

Per millenni ogni forma di discordia è stata considerato una patologia del “corpo politico”. Ma attraverso il conflitto sociale i soggetti discriminati e subalterni hanno espresso i propri bisogni e le proprie istanze, rivendicando libertà, inclusione, uguaglianza, riconoscimento delle proprie identità. Nel corso del Novecento la società si è divisa in campi separati dalla loro posizione nell’ambito della produzione e lungo questa linea si sono articolate le differenti dimensioni del conflitto, che si è rivelato fattore di coesione sociale, condizione della democrazia e dei diritti. Fra gli anni sessanta e gli anni settanta le società sono state investite da un’imponente ondata di mobilitazioni, dalla liberazione delle colonie, al rilancio della lotta di classe, ai “nuovi” movimenti studentesco, femminista, ecologista, Lgbtiq+. I successivi decenni del capitalismo finanziario globale sono caratterizzati dalla latenza o dalla frammentazione dei conflitti sociali, nonostante l’esperienza del movimento no global e le lotte successive alla crisi del 2007-2008. I contemporanei tentativi di pensare il conflitto tendono a focalizzare unilateralmente la dimensione morale, economico-sociale o ideologica. È possibile oggi un conflitto sociale che produca, come scriveva Niccolò Machiavelli, “leggi e ordini in beneficio della publica libertà”?
2023
978-88-230-2454-0
276
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