Tra i quartieri di Roma moderna l’Eur è senz’altro quello che più di tutti riflette un’idea di città. Controversa, certamente, ma non v’è dubbio che ovunque tra gli algidi marmi di epoca fascista come nei curtain-wall degli edifici del dopoguerra aleggi una ambizione: essere più che una semplice parte di Roma, seppur così isolata e monumentale. Ma proprio qui è il problema. Dappertutto l’ambizione aleggia ma rimane sospesa senza riuscire a depositarsi da nessuna parte. Ogni edificio, ogni porzione dell’Eur sembra siano rimasti incompiuti, come incompiuto appare il progetto stesso del quartiere: quella “città” che voleva espandere Roma a suo modo duplicandola, in un atto fondativo le cui radici rimandavano al mito stesso dell’Urbe. Roma e l’Eur, infatti, sono da sempre in un rapporto dialettico e irrisolto. Ne è un esempio la vicenda della sua denominazione, che ne spiega l’origine e ne denuncia le implicazioni simboliche: prende il via come Esposizione Universale di Roma 1941–42 (da cui l’acronimo EUR che rimarrà a tutt’oggi come nome dell’Ente preposto alla realizzazione del quartiere), diventa il noto E42, a sancire simbolicamente la data del ventennale del fascismo, infine torna ad Eur nel dopoguerra, ma come acronimo inverso di “Europa”, nome ufficiale di quello che oggi è il 328 quartiere di Roma. Oggi, cosa sia esattamente l’Eur nessuno lo sa. Forse proprio perchè l’Eur è la metafora di quella Roma che da duecento anni cerca disperatamente di diventare una città moderna, cioè attuale, senza mai riuscirci.
Roma e il mito dell’Eur. Architettura, Ideologia, Città
Gabriele Mastrigli
2021-01-01
Abstract
Tra i quartieri di Roma moderna l’Eur è senz’altro quello che più di tutti riflette un’idea di città. Controversa, certamente, ma non v’è dubbio che ovunque tra gli algidi marmi di epoca fascista come nei curtain-wall degli edifici del dopoguerra aleggi una ambizione: essere più che una semplice parte di Roma, seppur così isolata e monumentale. Ma proprio qui è il problema. Dappertutto l’ambizione aleggia ma rimane sospesa senza riuscire a depositarsi da nessuna parte. Ogni edificio, ogni porzione dell’Eur sembra siano rimasti incompiuti, come incompiuto appare il progetto stesso del quartiere: quella “città” che voleva espandere Roma a suo modo duplicandola, in un atto fondativo le cui radici rimandavano al mito stesso dell’Urbe. Roma e l’Eur, infatti, sono da sempre in un rapporto dialettico e irrisolto. Ne è un esempio la vicenda della sua denominazione, che ne spiega l’origine e ne denuncia le implicazioni simboliche: prende il via come Esposizione Universale di Roma 1941–42 (da cui l’acronimo EUR che rimarrà a tutt’oggi come nome dell’Ente preposto alla realizzazione del quartiere), diventa il noto E42, a sancire simbolicamente la data del ventennale del fascismo, infine torna ad Eur nel dopoguerra, ma come acronimo inverso di “Europa”, nome ufficiale di quello che oggi è il 328 quartiere di Roma. Oggi, cosa sia esattamente l’Eur nessuno lo sa. Forse proprio perchè l’Eur è la metafora di quella Roma che da duecento anni cerca disperatamente di diventare una città moderna, cioè attuale, senza mai riuscirci.File | Dimensione | Formato | |
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