The contribution aims to present an analysis of the ways in which artificial light is characterised in so many artefacts as ‘decoration’ in architecture. Light, a controlled and arranged ‘matter’ as an element of the construction, participates in the conformation of the building and is also evidenced by presenting a visual experience capable of arousing emotions in the spectator: light decorates by projecting itself onto the surfaces of the architecture, distinguishing them and sometimes creating a real rhythm that virtually transforms it into a structure. Artificial light –which is also evident in its indissoluble relationship with shadow– is manipulated by the arrangement of the elements that emit it: the light is superimposed, stably or dynamically, on the architectural membranes and graphically highlights their signs. Particularly significant are cases in which light and architecture are arranged in such a way as to create efficient communication devices: artificial light is organised and formed in such a way as to be transformed into signs capable of defining the structure. Light thus communicates or participates in the implementation of communicative devices that use it as a fundamental element. Abstract or evocative light signs, where often colour is also an essential component, are generated and construct the message in a strong manner –using the tools of visual communication– and capable of defining a narrative. The building, where light can also stand out as a kinetic element, is thus transformed into a ‘billboard’. This study also wants to emphasise how photography –a representation that is genetically linked to light– has made special use of luminous signs as elements for the construction of the image. Night photography has thus been able to emphasise the special character of certain buildings and to show –while also highlighting their dynamism– the relationship and interaction between light and urban spaces.

Il contributo vuole presentare un’analisi delle modalità con cui la luce artificiale si caratterizza in tanti artefatti come ‘decorazione’ nell’ambito dell’architettura. La luce, ‘materia’ controllata e disposta in quanto elemento della costruzione, partecipa alla confor- mazione dell’edificio e si evidenzia anche presen- tando un’esperienza visiva in grado di suscitare emozioni nello spettatore: la luce decora proiettan- dosi sulle superfici dell’architettura, distinguendo- le e creando talvolta un vero e proprio ritmo che la trasforma virtualmente in membratura. La luce artificiale – che si evidenzia anche nel suo rapporto indissolubile con l’ombra – viene mani- polata con la disposizione degli elementi che la emettono: la luce si sovrappone, in maniera stabi- le o dinamica, alle membrature architettoniche e graficamente ne evidenzia i segni. Particolarmente significativi sono i casi in cui la luce e l’architettura sono predisposte in modo da creare efficienti dispositivi per la comunicazione: la luce artificiale viene organizzata e formata in modo da essere trasformata in segni capaci di definire la struttura. La luce così comunica o partecipa della messa in atto di apparati comunicativi che la utiliz- zano come elemento fondamentale. Segni luminosi astratti o evocativi, dove spesso anche il colore è una componente essenziale, vengono generati e costrui- scono il messaggio in maniera forte – utilizzando gli strumenti propri della comunicazione visiva – e ca- pace di definire un racconto. L’edificio, dove la luce può anche contraddistinguersi come elemento cine- tico, si trasforma così in ‘cartellone pubblicitario’. Questo studio vuole anche sottolineare come la fotografia – rappresentazione geneticamente lega- ta alla luce – ha utilizzato in maniera speciale i segni luminosi come elementi per la costruzione dell’immagine. La fotografia notturna ha saputo così mettere in risalto il carattere speciale di al- cuni edifici e mostrare – evidenziandone anche la dinamicità – il rapporto e l’interazione tra la luce e gli spazi urbani.

Disegni di luce. L’illuminazione artificiale come decorazione dell’architettura

sardo, nicolo'
2022-01-01

Abstract

The contribution aims to present an analysis of the ways in which artificial light is characterised in so many artefacts as ‘decoration’ in architecture. Light, a controlled and arranged ‘matter’ as an element of the construction, participates in the conformation of the building and is also evidenced by presenting a visual experience capable of arousing emotions in the spectator: light decorates by projecting itself onto the surfaces of the architecture, distinguishing them and sometimes creating a real rhythm that virtually transforms it into a structure. Artificial light –which is also evident in its indissoluble relationship with shadow– is manipulated by the arrangement of the elements that emit it: the light is superimposed, stably or dynamically, on the architectural membranes and graphically highlights their signs. Particularly significant are cases in which light and architecture are arranged in such a way as to create efficient communication devices: artificial light is organised and formed in such a way as to be transformed into signs capable of defining the structure. Light thus communicates or participates in the implementation of communicative devices that use it as a fundamental element. Abstract or evocative light signs, where often colour is also an essential component, are generated and construct the message in a strong manner –using the tools of visual communication– and capable of defining a narrative. The building, where light can also stand out as a kinetic element, is thus transformed into a ‘billboard’. This study also wants to emphasise how photography –a representation that is genetically linked to light– has made special use of luminous signs as elements for the construction of the image. Night photography has thus been able to emphasise the special character of certain buildings and to show –while also highlighting their dynamism– the relationship and interaction between light and urban spaces.
2022
9788899586294
Il contributo vuole presentare un’analisi delle modalità con cui la luce artificiale si caratterizza in tanti artefatti come ‘decorazione’ nell’ambito dell’architettura. La luce, ‘materia’ controllata e disposta in quanto elemento della costruzione, partecipa alla confor- mazione dell’edificio e si evidenzia anche presen- tando un’esperienza visiva in grado di suscitare emozioni nello spettatore: la luce decora proiettan- dosi sulle superfici dell’architettura, distinguendo- le e creando talvolta un vero e proprio ritmo che la trasforma virtualmente in membratura. La luce artificiale – che si evidenzia anche nel suo rapporto indissolubile con l’ombra – viene mani- polata con la disposizione degli elementi che la emettono: la luce si sovrappone, in maniera stabi- le o dinamica, alle membrature architettoniche e graficamente ne evidenzia i segni. Particolarmente significativi sono i casi in cui la luce e l’architettura sono predisposte in modo da creare efficienti dispositivi per la comunicazione: la luce artificiale viene organizzata e formata in modo da essere trasformata in segni capaci di definire la struttura. La luce così comunica o partecipa della messa in atto di apparati comunicativi che la utiliz- zano come elemento fondamentale. Segni luminosi astratti o evocativi, dove spesso anche il colore è una componente essenziale, vengono generati e costrui- scono il messaggio in maniera forte – utilizzando gli strumenti propri della comunicazione visiva – e ca- pace di definire un racconto. L’edificio, dove la luce può anche contraddistinguersi come elemento cine- tico, si trasforma così in ‘cartellone pubblicitario’. Questo studio vuole anche sottolineare come la fotografia – rappresentazione geneticamente lega- ta alla luce – ha utilizzato in maniera speciale i segni luminosi come elementi per la costruzione dell’immagine. La fotografia notturna ha saputo così mettere in risalto il carattere speciale di al- cuni edifici e mostrare – evidenziandone anche la dinamicità – il rapporto e l’interazione tra la luce e gli spazi urbani.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/469916
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