La gestione degli spazi urbani aperti rappresenta una questione cruciale nella governance delle città dopo la pandemia. Nell’accezione comune, il tema dell’abitare viene posto come una prerogativa dello spazio confinato della casa, mentre il tema ”abitare la città” richiede oggi un impegno di studio e di analisi che, pur misurandosi su livelli disciplinari diversi, sia per lo meno pari al livello di approfondimento e di dettaglio a cui è giunto, dagli anni del movimento moderno e fino ai nostri giorni, il tema della casa. La questione abitativa oggi più che mai investe, più che lo spazio individuale già di per sé controllato e sicuro, la dimensione collettiva ovvero quegli spazi di relazione che risultano elementi “mediatori” tra la casa e la città. Proprio sulle relazioni tra costruito e spazi aperti si gioca una parte della “qualità della vita” che noi immaginiamo; e proprio su questi spazi si propone un’indagine puntuale che, partendo dalla questione climatica come componente fondamentale del benessere abitativo urbano, tende a far coincidere dimensione, forma, uso, controllo climatico come una complessità di requisiti innegabilmente collegati fra loro. L’indagine fa percepire un’ipotesi di lavoro sulla città basato più su una strategia di “agopuntura” piuttosto che pervasiva. Questo vuol dire immaginare una rete di “luoghi urbani”, ciascuno con le proprie specificità, che formano un sistema riconoscibile e identificabile, parte di un progetto rigenerativo.
Shopping in green: FUTURIBILE con-BATTENTE
DAJLA RIERA;Maria Federica Ottone;Giulio Vesprini
2020-01-01
Abstract
La gestione degli spazi urbani aperti rappresenta una questione cruciale nella governance delle città dopo la pandemia. Nell’accezione comune, il tema dell’abitare viene posto come una prerogativa dello spazio confinato della casa, mentre il tema ”abitare la città” richiede oggi un impegno di studio e di analisi che, pur misurandosi su livelli disciplinari diversi, sia per lo meno pari al livello di approfondimento e di dettaglio a cui è giunto, dagli anni del movimento moderno e fino ai nostri giorni, il tema della casa. La questione abitativa oggi più che mai investe, più che lo spazio individuale già di per sé controllato e sicuro, la dimensione collettiva ovvero quegli spazi di relazione che risultano elementi “mediatori” tra la casa e la città. Proprio sulle relazioni tra costruito e spazi aperti si gioca una parte della “qualità della vita” che noi immaginiamo; e proprio su questi spazi si propone un’indagine puntuale che, partendo dalla questione climatica come componente fondamentale del benessere abitativo urbano, tende a far coincidere dimensione, forma, uso, controllo climatico come una complessità di requisiti innegabilmente collegati fra loro. L’indagine fa percepire un’ipotesi di lavoro sulla città basato più su una strategia di “agopuntura” piuttosto che pervasiva. Questo vuol dire immaginare una rete di “luoghi urbani”, ciascuno con le proprie specificità, che formano un sistema riconoscibile e identificabile, parte di un progetto rigenerativo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.