Quali sono le strategie progettuali da adottare in un periodo di importanti cambiamenti sociali-politici-climatici? Ovvero: l’ambiente costruito è capace di adattarsi ai cambiamenti continui, a tratti imprevedibili e soddisfare le esigenze dell’abitare contemporaneo? Quali azioni noi architetti/ricercatori, operanti nell’ambito dell’architettura e dell’edilizia, dobbiamo adottare per proporre un reale avanzamento della disciplina architettonica e garantire uno spazio sociale sostenibile? La presente ricerca ha l’obiettivo di indagare una valida alternativa ai sistemi permanenti, statici e duri, specialistici e monodisciplinari che gravitano intorno all’azione creativa, definendo una strategia progettuale che agisce nella costruzione degli habitat, nella trasformazione del paesaggio, con importanti ricadute nel settore delle costruzioni e, ultimo ma non ultimo, della produzione di componenti edilizi. Per far ciò si adotta un approccio scalare non convenzionale; si parte dall’indagine sulla composizione della materia e dal suo rapporto con il contesto e con la persona, per giungere a delineare nuovi modelli adattivi per le trasformazioni architettoniche e urbane. Una strategia morbida generatrice che, attraverso processi di costruzione tecnologica e materialità intelligente, migliora lo spazio dell’abitare contemporaneo, mettendo al centro del ragionamento le percezioni e il comfort ambientale (Olgyay, 1962). Per citare Cristiano Toraldo di Francia che negli ultimi anni della sua carriera ha fatto della morbidezza uno dei suoi punti cardine, un progetto morbido qui viene inteso «come un vestito che si poggia sulla pelle della città, si plasma su di essa e cambia a seconda delle esigenze sociali, temporali e climatiche» (Emili e Romagni, 2017) e come «un insieme di azioni puntuali agenti sull’ambiente costruito» (Guazzo, 1984). Questo approccio si basa sullo studio della materia e della sua applicazione, delineando azioni che, associate allo sviluppo di una tecnologia costruttiva low-tech, aprono un dialogo, un discorso transdisciplinare (Nava, 2019), nell’esplorazione e nella realizzazione di sistemi tecnologici innovativi e sostenibili per l’architettura. Per rafforzare la tesi si fa riferimento alle utopie e alle antiutopie degli anni 60/70, dalle quali si eredita la visione di una strategia futuribile basata sulla commistione di ambiti e sull’attenta analisi dei bisogni delle persone. Da qui si giunge a definire le caratteristiche della materialità morbida protagonista della strategia, quest’ultima in grado di innescare un interscambio proficuo tra ricerca e industria. Un’attività di “matching” tra enti di ricerca e imprese basate sul saper fare che favorisce l’incontro tra diversi modi di pensare, di strumenti e metodi. Lo scopo è di rafforzare e rendere sempre più interdipendente il legame tra ricerca e industria, in un contesto globale dinamico e mutevole, quale quello a cui oggi si deve necessariamente fare riferimento.

Morbido

DAJLA RIERA
2021-01-01

Abstract

Quali sono le strategie progettuali da adottare in un periodo di importanti cambiamenti sociali-politici-climatici? Ovvero: l’ambiente costruito è capace di adattarsi ai cambiamenti continui, a tratti imprevedibili e soddisfare le esigenze dell’abitare contemporaneo? Quali azioni noi architetti/ricercatori, operanti nell’ambito dell’architettura e dell’edilizia, dobbiamo adottare per proporre un reale avanzamento della disciplina architettonica e garantire uno spazio sociale sostenibile? La presente ricerca ha l’obiettivo di indagare una valida alternativa ai sistemi permanenti, statici e duri, specialistici e monodisciplinari che gravitano intorno all’azione creativa, definendo una strategia progettuale che agisce nella costruzione degli habitat, nella trasformazione del paesaggio, con importanti ricadute nel settore delle costruzioni e, ultimo ma non ultimo, della produzione di componenti edilizi. Per far ciò si adotta un approccio scalare non convenzionale; si parte dall’indagine sulla composizione della materia e dal suo rapporto con il contesto e con la persona, per giungere a delineare nuovi modelli adattivi per le trasformazioni architettoniche e urbane. Una strategia morbida generatrice che, attraverso processi di costruzione tecnologica e materialità intelligente, migliora lo spazio dell’abitare contemporaneo, mettendo al centro del ragionamento le percezioni e il comfort ambientale (Olgyay, 1962). Per citare Cristiano Toraldo di Francia che negli ultimi anni della sua carriera ha fatto della morbidezza uno dei suoi punti cardine, un progetto morbido qui viene inteso «come un vestito che si poggia sulla pelle della città, si plasma su di essa e cambia a seconda delle esigenze sociali, temporali e climatiche» (Emili e Romagni, 2017) e come «un insieme di azioni puntuali agenti sull’ambiente costruito» (Guazzo, 1984). Questo approccio si basa sullo studio della materia e della sua applicazione, delineando azioni che, associate allo sviluppo di una tecnologia costruttiva low-tech, aprono un dialogo, un discorso transdisciplinare (Nava, 2019), nell’esplorazione e nella realizzazione di sistemi tecnologici innovativi e sostenibili per l’architettura. Per rafforzare la tesi si fa riferimento alle utopie e alle antiutopie degli anni 60/70, dalle quali si eredita la visione di una strategia futuribile basata sulla commistione di ambiti e sull’attenta analisi dei bisogni delle persone. Da qui si giunge a definire le caratteristiche della materialità morbida protagonista della strategia, quest’ultima in grado di innescare un interscambio proficuo tra ricerca e industria. Un’attività di “matching” tra enti di ricerca e imprese basate sul saper fare che favorisce l’incontro tra diversi modi di pensare, di strumenti e metodi. Lo scopo è di rafforzare e rendere sempre più interdipendente il legame tra ricerca e industria, in un contesto globale dinamico e mutevole, quale quello a cui oggi si deve necessariamente fare riferimento.
2021
9788867642441
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/468994
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