In riferimento alle tematiche del convegno il contributo propone una rilettura del patrimonio fortificato dell’Adriatico centrale, finalizzato a una migliore comprensione, gestione e valorizzazione delle strutture difensive in esso custodito che in alcuni casi rischia di svanire, riassorbito delle trasformazioni contemporanee. L’indagine riguarda in particolare il sistema di difesa costiero e della prima fascia collinare, costituito da presidi e torri che svolgevano le funzioni di avvistamento, approdo e difesa litoranea. Queste strutture furono edificate con l’intento di demarcare l’esteso limite naturale soggetto a frequenti attacchi dal mare, particolarmente vulnerabile nella piatta distesa sabbiosa dell’Abruzzo marittimo in cui l’assenza di porti protetti, facilitava le invasioni. Le ripetute scorrerie dei turchi ispirarono così la realizzazione, nel corso del XVI secolo, di un sistema difensivo strategico basato sulla comunicazione tra la fascia litoranea e l’entroterra. Le torri costiere localizzate in prossimità degli sbocchi fluviali, posizionate in modo da essere visibili tra loro, definivano un’ossatura protettiva basata su una rete di relazioni visive, di segnali che consentivano di allertare i presidi interni. In realtà una labile barriera fatta di costruzioni puntiformi, insufficienti dal punto di vista difensivo, ma utili a comunicare e a delimitare i confini naturali della costa adriatica secondo i moderni progetti di Pietro di Toledo e del Vicerè Duca D’alcalà Don Parafan De Ribera. Partendo dal fiume Tronto che segnava il confine del Regno di Napoli con lo Stato Pontificio, protetto dall’imponente fortezza di Civitella, si intercalavano sei torri costiere posizionate nell’Abruzzo Ulteriore che arrivavano alla piazzaforte di Pescara, antica Ostia Aterni, per poi proseguire sistematicamente nella parte Citeriore fino alle terre di Capitanata che introducevano nel territorio pugliese, analogamente punteggiato di torri litoranee. Una prima ricognizione di queste strutture fu effettuata tra il 1594- 98 da Carlo Gambacorta, ingegnere militare governatore dell’Abruzzo, e costituisce un’importante testimonianza iconografica impiegata per individuare e comparare le strutture ancora presenti con l’attuale situazione dei luoghi. In sintesi, la ricerca attraverso la sinopia delle immagini storiche fornisce rappresentazioni contemporanee, ricostruzioni digitali e interattive che possono offrire diverse chiavi di lettura incentrate sull’analisi grafica supportata dalla modellazione tridimensionale avanzata.
Sistemi fortificati dell’Adriatico centrale: indagini storiche, rappresentazioni contemporanee e ricostruzioni digitali
Basso A;
2018-01-01
Abstract
In riferimento alle tematiche del convegno il contributo propone una rilettura del patrimonio fortificato dell’Adriatico centrale, finalizzato a una migliore comprensione, gestione e valorizzazione delle strutture difensive in esso custodito che in alcuni casi rischia di svanire, riassorbito delle trasformazioni contemporanee. L’indagine riguarda in particolare il sistema di difesa costiero e della prima fascia collinare, costituito da presidi e torri che svolgevano le funzioni di avvistamento, approdo e difesa litoranea. Queste strutture furono edificate con l’intento di demarcare l’esteso limite naturale soggetto a frequenti attacchi dal mare, particolarmente vulnerabile nella piatta distesa sabbiosa dell’Abruzzo marittimo in cui l’assenza di porti protetti, facilitava le invasioni. Le ripetute scorrerie dei turchi ispirarono così la realizzazione, nel corso del XVI secolo, di un sistema difensivo strategico basato sulla comunicazione tra la fascia litoranea e l’entroterra. Le torri costiere localizzate in prossimità degli sbocchi fluviali, posizionate in modo da essere visibili tra loro, definivano un’ossatura protettiva basata su una rete di relazioni visive, di segnali che consentivano di allertare i presidi interni. In realtà una labile barriera fatta di costruzioni puntiformi, insufficienti dal punto di vista difensivo, ma utili a comunicare e a delimitare i confini naturali della costa adriatica secondo i moderni progetti di Pietro di Toledo e del Vicerè Duca D’alcalà Don Parafan De Ribera. Partendo dal fiume Tronto che segnava il confine del Regno di Napoli con lo Stato Pontificio, protetto dall’imponente fortezza di Civitella, si intercalavano sei torri costiere posizionate nell’Abruzzo Ulteriore che arrivavano alla piazzaforte di Pescara, antica Ostia Aterni, per poi proseguire sistematicamente nella parte Citeriore fino alle terre di Capitanata che introducevano nel territorio pugliese, analogamente punteggiato di torri litoranee. Una prima ricognizione di queste strutture fu effettuata tra il 1594- 98 da Carlo Gambacorta, ingegnere militare governatore dell’Abruzzo, e costituisce un’importante testimonianza iconografica impiegata per individuare e comparare le strutture ancora presenti con l’attuale situazione dei luoghi. In sintesi, la ricerca attraverso la sinopia delle immagini storiche fornisce rappresentazioni contemporanee, ricostruzioni digitali e interattive che possono offrire diverse chiavi di lettura incentrate sull’analisi grafica supportata dalla modellazione tridimensionale avanzata.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.