In the context of the impeachment of Dilma Rousseff, the International Tribunal for Democracy in Brazil ruled unanimously that the indictment process brought against the Brazilian president, democratically elected by 54 million Brazilians in 2014, violated both the Brazilian Fundamental Charter and the international treaties to which Brazil is a party, treaties that elevate the guarantees of due process to the status of an inalienable right. In the contribution, after outlining the context, both factual and legal, we analyze this ruling, which can ideally be divided into two parts. The first refutes the accusations made against the President by highlighting the fragility of the legal bases invoked and evoked to proceed to impeachment; the second traces an excursus of historical precedents in which coups d'état occurred, not through the usual mechanism of manu militari uprisings but precisely through procedures of impeachment of the country's president, in fact "piloting" a transfer of power from one organ of the state institutional apparatus to another, and thus real coups that can be called "white coups." The assumption of the contribution is that factors far from legal were preponderant in Rousseff's impeachment proceedings, namely to economic, financial, and cultural interests of the opposite color to those advocated by the President and transubstantiated by her in her own historical-political project.

Nel quadro dell'impeachment di Dilma Rousseff, il Tribunale Internazionale per la Democrazia in Brasile si è espresso sentenziando, all’unanimità, che il processo di messa in stato di accusa mosso contro la Presidentessa brasiliana, democraticamente eletta da 54 milioni di brasiliani nel 2014, abbia violato sia la Carta fondamentale brasiliana, sia i trattati internazionali di cui il Brasile è parte, trattati che elevano a ran¬go di diritto inderogabile le garanzie del giusto processo. Nel contributo, dopo aver tratteggiato il contesto, tanto fattuale quanto giuridico, si analizza tale sentenza, idealmente suddivisibile in due parti. Nella prima si confutano le accuse mosse nei confronti della Presidentessa evidenziando la fragilità delle basi giuridiche invocate ed evocate per procedere all’impeachment, nella seconda si traccia un excursus di precedenti storici in cui si sono verificati colpi di Stato, non già attraverso l’usuale meccanismo delle sommosse manu militari, bensì proprio attraverso procedure di messa in stato di accusa del Presidente del Paese, di fatto “pilotando” un trasferimento di poteri da un organo dell’apparato istituzionale statale all’altro, e dunque veri e propri colpi di Stato che si possono definire “golpe bianchi”. L’assunto del contributo è che nel procedimento di messa in stato di accusa di Rousseff siano stati preponderanti fattori tutt’altro che giuridici, ossia a interessi economici, finan¬ziari, culturali di colore opposto a quelli propugnati dalla Presidentessa e da questa transustanziati nel proprio progetto storico-politico.

La sentenza del Tribunale internazionale per la democrazia in Brasile sull’impeachment a Dilma Rousseff

Agostina Latino
2022-01-01

Abstract

In the context of the impeachment of Dilma Rousseff, the International Tribunal for Democracy in Brazil ruled unanimously that the indictment process brought against the Brazilian president, democratically elected by 54 million Brazilians in 2014, violated both the Brazilian Fundamental Charter and the international treaties to which Brazil is a party, treaties that elevate the guarantees of due process to the status of an inalienable right. In the contribution, after outlining the context, both factual and legal, we analyze this ruling, which can ideally be divided into two parts. The first refutes the accusations made against the President by highlighting the fragility of the legal bases invoked and evoked to proceed to impeachment; the second traces an excursus of historical precedents in which coups d'état occurred, not through the usual mechanism of manu militari uprisings but precisely through procedures of impeachment of the country's president, in fact "piloting" a transfer of power from one organ of the state institutional apparatus to another, and thus real coups that can be called "white coups." The assumption of the contribution is that factors far from legal were preponderant in Rousseff's impeachment proceedings, namely to economic, financial, and cultural interests of the opposite color to those advocated by the President and transubstantiated by her in her own historical-political project.
2022
979-12-5976-283-2
Nel quadro dell'impeachment di Dilma Rousseff, il Tribunale Internazionale per la Democrazia in Brasile si è espresso sentenziando, all’unanimità, che il processo di messa in stato di accusa mosso contro la Presidentessa brasiliana, democraticamente eletta da 54 milioni di brasiliani nel 2014, abbia violato sia la Carta fondamentale brasiliana, sia i trattati internazionali di cui il Brasile è parte, trattati che elevano a ran¬go di diritto inderogabile le garanzie del giusto processo. Nel contributo, dopo aver tratteggiato il contesto, tanto fattuale quanto giuridico, si analizza tale sentenza, idealmente suddivisibile in due parti. Nella prima si confutano le accuse mosse nei confronti della Presidentessa evidenziando la fragilità delle basi giuridiche invocate ed evocate per procedere all’impeachment, nella seconda si traccia un excursus di precedenti storici in cui si sono verificati colpi di Stato, non già attraverso l’usuale meccanismo delle sommosse manu militari, bensì proprio attraverso procedure di messa in stato di accusa del Presidente del Paese, di fatto “pilotando” un trasferimento di poteri da un organo dell’apparato istituzionale statale all’altro, e dunque veri e propri colpi di Stato che si possono definire “golpe bianchi”. L’assunto del contributo è che nel procedimento di messa in stato di accusa di Rousseff siano stati preponderanti fattori tutt’altro che giuridici, ossia a interessi economici, finan¬ziari, culturali di colore opposto a quelli propugnati dalla Presidentessa e da questa transustanziati nel proprio progetto storico-politico.
En el marco del impeachment de Dilma Rousseff, el Tribunal Internacional para la Democracia en Brasil ha dictaminado por unanimidad que el proceso de acusación contra la presidenta brasileña, elegida democráticamente por 54 millones de brasileños en 2014, violó tanto la Carta Fundamental brasileña como los tratados internacionales de los que Brasil es parte, tratados que elevan las garantías del debido proceso al rango de derecho inderogable. En esta contribución, tras exponer el contexto, tanto fáctico como jurídico, se analiza esta sentencia, dividida idealmente en dos partes. En la primera se refutan las acusaciones formuladas contra el Presidente, poniendo de relieve la fragilidad de las bases jurídicas invocadas y evocadas para proceder al impeachment. En la segunda parte, se traza un excursus de precedentes históricos en los que los golpes de Estado se produjeron, no a través del mecanismo habitual de los levantamientos manu militari, sino mediante procedimientos de impeachment, sino a través de procedimientos de destitución del Presidente del país, "pilotando" de hecho una transferencia de poder de un órgano del aparato institucional del Estado a otro, y por tanto verdaderos golpes de Estado que pueden definirse como "golpes blancos". La hipótesis de la contribución es que en el proceso de acusación de Rousseff prevalecieron factores que no eran jurídicos, es decir, intereses económicos, financieros y culturales de color opuesto a los defendidos por la Presidenta y transubstanciados por ella en su propio proyecto histórico-político.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/464191
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