Consapevoli di vivere in un mondo sempre più globale, interconnesso e sovrappopolato, possiamo osservare come la tendenza irreversibile che sta spingendo più della metà della popolazione ad andare a vivere in aree urbane farà sì che tra pochissimi anni più di due terzi degli esseri umani sarà concentrato nelle grandi metropoli. Sotto la spinta della crisi economica e di una acquisita consapevolezza al risparmio energetico anche dal punto di vista del costo ambientale della realizzazione delle costruzioni, gli schemi abitativi si stanno orientando a degli spazi sempre più ridotti che soddisfino però, al meglio, i bisogni primari degli individui che rimangono grossomodo inalterati, in ambienti in grado di adattarsi alle diverse esigenze di chi li abita. Tali dimensioni ridotte comportano un ripensamento degli spazi e delle soluzioni d'arredo, che vedono fortemente impegnati i progettisti e le aziende di product design. Di conseguenza, si sta verificando in tutto il mondo la costante espansione del fenomeno delle cosiddette Tiny House, ovvero di piccole case (micro-ambienti), per le quali sono stati ideati dei veri e propri “sistemi” pensati e progettati per sfruttare al massimo lo spazio in modo da rendere il più possibile confortevole l’ambiente domestico. Grandi maestri dell’architettura e del industrial design hanno affrontato in epoche diverse il tema dei microambienti giungendo a risultati estremamente eterogenei, ma tutti accomunati dal aver posto l’uomo, con i suoi bisogni e le sue aspirazioni, al centro della progettazione. Ritornano pertanto, estremamente attuali alcuni temi della ricerca progettuale degli anni settanta, nei quali si affermava una concezione dell’abitare nuova e sperimentale, culminata nella mostra del 1972, al MoMA di New York, “ ITALY, THE NEW DOMESTIC LANDSCAPE”, E. Ambasz , nella quale un gruppo di famosi designer italiani, proponeva una figura di consumatore come parte attiva nel progetto del proprio spazio abitativo con una inevitabile revisione radicale dei principi razionalisti e funzionalisti. Una nuova visione di riunificazione tra l’architettura ed il design, ed una differente distinzione tra i ruoli di progettista, produttore e consumatore.

Il fenomeno delle Tiny House contemporanee e l’esperienza del 1972 al MoMA di New York “Italy. The New Domestic Landscape”

andrea lupacchini
2022-01-01

Abstract

Consapevoli di vivere in un mondo sempre più globale, interconnesso e sovrappopolato, possiamo osservare come la tendenza irreversibile che sta spingendo più della metà della popolazione ad andare a vivere in aree urbane farà sì che tra pochissimi anni più di due terzi degli esseri umani sarà concentrato nelle grandi metropoli. Sotto la spinta della crisi economica e di una acquisita consapevolezza al risparmio energetico anche dal punto di vista del costo ambientale della realizzazione delle costruzioni, gli schemi abitativi si stanno orientando a degli spazi sempre più ridotti che soddisfino però, al meglio, i bisogni primari degli individui che rimangono grossomodo inalterati, in ambienti in grado di adattarsi alle diverse esigenze di chi li abita. Tali dimensioni ridotte comportano un ripensamento degli spazi e delle soluzioni d'arredo, che vedono fortemente impegnati i progettisti e le aziende di product design. Di conseguenza, si sta verificando in tutto il mondo la costante espansione del fenomeno delle cosiddette Tiny House, ovvero di piccole case (micro-ambienti), per le quali sono stati ideati dei veri e propri “sistemi” pensati e progettati per sfruttare al massimo lo spazio in modo da rendere il più possibile confortevole l’ambiente domestico. Grandi maestri dell’architettura e del industrial design hanno affrontato in epoche diverse il tema dei microambienti giungendo a risultati estremamente eterogenei, ma tutti accomunati dal aver posto l’uomo, con i suoi bisogni e le sue aspirazioni, al centro della progettazione. Ritornano pertanto, estremamente attuali alcuni temi della ricerca progettuale degli anni settanta, nei quali si affermava una concezione dell’abitare nuova e sperimentale, culminata nella mostra del 1972, al MoMA di New York, “ ITALY, THE NEW DOMESTIC LANDSCAPE”, E. Ambasz , nella quale un gruppo di famosi designer italiani, proponeva una figura di consumatore come parte attiva nel progetto del proprio spazio abitativo con una inevitabile revisione radicale dei principi razionalisti e funzionalisti. Una nuova visione di riunificazione tra l’architettura ed il design, ed una differente distinzione tra i ruoli di progettista, produttore e consumatore.
2022
978-88-3369-134-3
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