L’affermarsi di nuovi clusters non solo ambientali quali il consumo dei suoli, la dismissione, il non finito, l’heritage, negli ultimi anni ha spostato l’attenzione sulla ricerca di strategie ri-compositive in cui i frammenti dell’esistente possano diventare gli elementi significativi di un discorso-paesaggio da sovrascrivere-sovradisegnare nei luoghi che appaiono oggi rifiutati. Il progetto urbano contemporaneo non può più realizzarsi all’interno di grandi aree libere, il più delle volte è costretto all’interno di aree già definite, dilatate, limitate, compresse, talvolta recuperando il costruito, altre volte operando demolizioni e sostituzioni. L’attenzione verso l’osservazione di questi ambiti e verso la ricerca di opportune strategie adattive e non fondative, ri-compositive e non più compositive, di recupero e di trasformazione, rappresenta un campo di indagine da esplorare progettualmente. Negli ambiti portuali l’esistente, ovvero la presenza simultanea della rovina storica e della maceria contemporanea, dismissione, distruzione, non finito, diviene la “variazione sul tema” di nuovi principi insediativi che, a fronte della dissoluzione dell’ordine della storia, deve cercare di far emergere un nuovo ordine sfruttando le opportunità della messa in valore del fluido pervasivo dello junkspace della postmodernità. I vuoti, gli interstizi, possono rappresentare l’occasione per superare quella semplificata dialettica tra costruito e spazi aperti con l’introduzione di nuove figure in grado di rendere molteplice e stratificato il sistema di relazioni, anche percettive, facendo parlare lo sfondo.

Strategie adattive

ludovico romagni
2021-01-01

Abstract

L’affermarsi di nuovi clusters non solo ambientali quali il consumo dei suoli, la dismissione, il non finito, l’heritage, negli ultimi anni ha spostato l’attenzione sulla ricerca di strategie ri-compositive in cui i frammenti dell’esistente possano diventare gli elementi significativi di un discorso-paesaggio da sovrascrivere-sovradisegnare nei luoghi che appaiono oggi rifiutati. Il progetto urbano contemporaneo non può più realizzarsi all’interno di grandi aree libere, il più delle volte è costretto all’interno di aree già definite, dilatate, limitate, compresse, talvolta recuperando il costruito, altre volte operando demolizioni e sostituzioni. L’attenzione verso l’osservazione di questi ambiti e verso la ricerca di opportune strategie adattive e non fondative, ri-compositive e non più compositive, di recupero e di trasformazione, rappresenta un campo di indagine da esplorare progettualmente. Negli ambiti portuali l’esistente, ovvero la presenza simultanea della rovina storica e della maceria contemporanea, dismissione, distruzione, non finito, diviene la “variazione sul tema” di nuovi principi insediativi che, a fronte della dissoluzione dell’ordine della storia, deve cercare di far emergere un nuovo ordine sfruttando le opportunità della messa in valore del fluido pervasivo dello junkspace della postmodernità. I vuoti, gli interstizi, possono rappresentare l’occasione per superare quella semplificata dialettica tra costruito e spazi aperti con l’introduzione di nuove figure in grado di rendere molteplice e stratificato il sistema di relazioni, anche percettive, facendo parlare lo sfondo.
2021
978-88-85795-79-2
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