La pandemia da Coronavirus ha comportato, fra le varie misure di contenimento, la chiusura delle frontiere e degli esercizi commerciali, il confinamento della popolazione, la rarefazione dei trasporti. Tutti questi fattori hanno avuto ovviamente un impatto notevole sul normale funzionamento delle imprese. In tali circostanze, l’esecuzione dei vari contratti già in essere è inevitabilmente compromessa. Il contributo mira a individuare quale possa essere la sorte dei contratti commerciali internazionali, cioè dei contratti sottoscritti fra soggetti (persone fisiche o giuridiche) appartenenti a Stati diversi, attraverso l’elaborazione di un piano cartesiano in cui nell’asse delle ascisse è indicata la legge regolatrice del contratto, mentre nell’asse delle ordinate le disposizioni relative alla clausola di forza maggiore. Dopo aver così definito il perimetro giuridico in cui inscrivere il contratto, si procede verificando se il contratto contempli o meno una cosiddetta hardship clause, in cui il termine hardship indica situazioni di “disagio” o “avversità”, ossia se le parti abbiano previsto come gestire le ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta delle prestazioni, posto che nel commercio internazionale è sempre più accentuato l’orientamento, tipico dei Paesi di common law, di redigere contratti dettagliati e autonormativi (self-regulatory). L’analisi dei contratti, con un approccio focalizzato soprattutto sulla prospettiva italiana e cinese, è effettuata secondo questa sorta di “triage giuridico” al fine di effettuare una diagnosi che ne valuti le potenziali problematiche e, di conseguenza, l’esito delle obbligazioni sottoscritte, posto che la forza maggiore (di norma) risolve il contratto, laddove le hardship clauses comportano (anche) la possibilità di rinegoziazione.

L’impatto del Covid-19 sui contratti commerciali transnazionali alla luce delle “force majeure” e “hardship clauses”

Agostina Latino
2020-01-01

Abstract

La pandemia da Coronavirus ha comportato, fra le varie misure di contenimento, la chiusura delle frontiere e degli esercizi commerciali, il confinamento della popolazione, la rarefazione dei trasporti. Tutti questi fattori hanno avuto ovviamente un impatto notevole sul normale funzionamento delle imprese. In tali circostanze, l’esecuzione dei vari contratti già in essere è inevitabilmente compromessa. Il contributo mira a individuare quale possa essere la sorte dei contratti commerciali internazionali, cioè dei contratti sottoscritti fra soggetti (persone fisiche o giuridiche) appartenenti a Stati diversi, attraverso l’elaborazione di un piano cartesiano in cui nell’asse delle ascisse è indicata la legge regolatrice del contratto, mentre nell’asse delle ordinate le disposizioni relative alla clausola di forza maggiore. Dopo aver così definito il perimetro giuridico in cui inscrivere il contratto, si procede verificando se il contratto contempli o meno una cosiddetta hardship clause, in cui il termine hardship indica situazioni di “disagio” o “avversità”, ossia se le parti abbiano previsto come gestire le ipotesi di eccessiva onerosità sopravvenuta delle prestazioni, posto che nel commercio internazionale è sempre più accentuato l’orientamento, tipico dei Paesi di common law, di redigere contratti dettagliati e autonormativi (self-regulatory). L’analisi dei contratti, con un approccio focalizzato soprattutto sulla prospettiva italiana e cinese, è effettuata secondo questa sorta di “triage giuridico” al fine di effettuare una diagnosi che ne valuti le potenziali problematiche e, di conseguenza, l’esito delle obbligazioni sottoscritte, posto che la forza maggiore (di norma) risolve il contratto, laddove le hardship clauses comportano (anche) la possibilità di rinegoziazione.
2020
9788854970243
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