Alcuni rapporti internazionali stimano che nei prossimi decenni la regione europea ed in particolare la regione del Mediterraneo dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle risorse naturali, faranno di questa regione una delle aree più vulnerabili d’Europa. Di fronte a questa emergenza la pianificazione urbanistica è chiamata a dare il suo contributo. Molte aspettative in tale direzione sono presenti nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici (PNACC), che a sua volta chiede ai Piani di Adattamento regionali di prevedere le opportune connessioni operative con la pianificazione urbanistica locale e settoriale. La domanda che ci poniamo è: come si può contribuire a costruire un atto condiviso di pianificazione urbanistica a “prova di clima”? In alcune esperienze la risposta viene data attraverso il ricorso a misure del piano per “formare natura”, ispirate ai principi della continuità ambientale, del rispetto del suolo, dell’incremento della biodiversità. Così facendo si accrescerebbe la performance dei piani urbanistici vigenti e futuri e dei regolamenti edilizi comunali, nel mantenere attive ed economicamente sostenibili le unità ambientali esistenti (che costituiscono il capitale naturale del territorio e sono capaci di produrre servizi ecosistemici), o nella loro realizzazione ex-novo; nel coinvolgere la sfera sociale attraverso l’attivazione diretta della comunità e per una nuova cultura della prevenzione in grado di influenzare gli stili di vita delle persone; nei confronti della mobilità e l'accessibilità ai servizi, dell’energia , dell’approvvigionamento, dell’utilizzo e smaltimento di materia e cibo; nel costruire alleanze alla scala territoriale in mancanza della quale ogni soluzione individuata rischia di essere inefficace. Nell’articolo si proporrà una breve rassegna delle esperienze internazionali (Germania e Francia) in tema di misure di desealing e di piantumazione preventiva all’interno dei piani locali e delle prime timide e controverse esperienze italiane. Nelle esperienze prese in esame saranno inoltre indagate le forme di coinvolgimento e di responsabilizzazione dei cittadini nella coprogettazione e nella creazione di beni e servizi comuni finalizzati al contrasto al Climate Change.
Percorsi urbanistici innovativi e condivisi per città che si adattano al Climate Change
D'Onofrio Rosalba;Camaioni Chiara
2020-01-01
Abstract
Alcuni rapporti internazionali stimano che nei prossimi decenni la regione europea ed in particolare la regione del Mediterraneo dovrà far fronte ad impatti dei cambiamenti climatici particolarmente negativi, i quali, combinandosi agli effetti dovuti alle pressioni antropiche sulle risorse naturali, faranno di questa regione una delle aree più vulnerabili d’Europa. Di fronte a questa emergenza la pianificazione urbanistica è chiamata a dare il suo contributo. Molte aspettative in tale direzione sono presenti nel Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici (PNACC), che a sua volta chiede ai Piani di Adattamento regionali di prevedere le opportune connessioni operative con la pianificazione urbanistica locale e settoriale. La domanda che ci poniamo è: come si può contribuire a costruire un atto condiviso di pianificazione urbanistica a “prova di clima”? In alcune esperienze la risposta viene data attraverso il ricorso a misure del piano per “formare natura”, ispirate ai principi della continuità ambientale, del rispetto del suolo, dell’incremento della biodiversità. Così facendo si accrescerebbe la performance dei piani urbanistici vigenti e futuri e dei regolamenti edilizi comunali, nel mantenere attive ed economicamente sostenibili le unità ambientali esistenti (che costituiscono il capitale naturale del territorio e sono capaci di produrre servizi ecosistemici), o nella loro realizzazione ex-novo; nel coinvolgere la sfera sociale attraverso l’attivazione diretta della comunità e per una nuova cultura della prevenzione in grado di influenzare gli stili di vita delle persone; nei confronti della mobilità e l'accessibilità ai servizi, dell’energia , dell’approvvigionamento, dell’utilizzo e smaltimento di materia e cibo; nel costruire alleanze alla scala territoriale in mancanza della quale ogni soluzione individuata rischia di essere inefficace. Nell’articolo si proporrà una breve rassegna delle esperienze internazionali (Germania e Francia) in tema di misure di desealing e di piantumazione preventiva all’interno dei piani locali e delle prime timide e controverse esperienze italiane. Nelle esperienze prese in esame saranno inoltre indagate le forme di coinvolgimento e di responsabilizzazione dei cittadini nella coprogettazione e nella creazione di beni e servizi comuni finalizzati al contrasto al Climate Change.File | Dimensione | Formato | |
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