L’architettura è un processo in cui non si producono solo edifici ma anche conoscenza. Pensare ad una legge sull’architettura oggi più che mai significa, spostare l’attenzione sul tema dell’educare alla qualità dello spazio. Formare un pubblico e un’intera classe dirigente e far comprendere tutte le problematiche inerenti l’architettura. Per fare una legge sull’architettura è necessario prima produrre le condizioni che rendono possibile la costruzione del progetto, perché la qualità architettonica è prima di tutto un bene comune, un valore da difendere. Il progetto si costruisce solo su una cultura condivisa. Non esiste un unico metodo per educare all’ architettura, ma una pluralità di azioni che lo rendono possibile, dalle scuole, all’informazione. Non solo attraverso i musei e le istituzioni, ma sopratutto attraverso le amministrazioni. Alla fine degli anni 70 l’artista Americano Paul Thek (1933-1988) distribuiva ai suoi studenti della Cooper Union di New York, una sorta di questionario, composto di domande diverse, non direttamente collegate all’ opera d’arte o alle forme di costruzione delle stesse. Semplicemente le domande di Thek servivano a creare le condizioni per intraprendere un viaggio all’interno del mondo, che poi l’arte doveva rappresentare. What does this chool need? This room? You? This city? This country? La costruzione di senso era orientata in una direzione precisa, basata sull’esperienza personale dello spazio. L’architettura non è un mero oggetto di speculazione formale, ma prima di tutto una costruzione culturale, il suo insegnamento si deve integrare con l’osservazione delle attuali condizioni urbane. Cosa scriveremo oggi su un questionario che pone domande sull’architettura ? Se non gli slogan che siamo abituati ad ascoltare oggi: verde, sostenibilità, progresso tecnico, ma non basta. Perché l’architettura è un altra cosa, è il mondo che abitiamo. Per capire l’Architettura è necessario riuscire a superare una precisa idea di linguaggio e costruire invece un metodo attraverso il quale l'architettura stessa diventa uno strumento di lettura di ciò che ci circonda. Ancora una volta la memoria diventa importante, come luogo del confronto, e sicuramente come spazio attraverso il quale ripensare e costruire il futuro. Educare significa costruire una teoria debole, attraverso la quale sperimentare una metodologia di lavoro, fuori dalle regole del mercato. Siamo noi Architetti i primi a doverci mettere in gioco. Se guardiamo indietro in particolare al lavoro di due insegnanti e progettisti straordinari, O.M. Ungers e Cedric Price, ci rendiamo conto che per insegnare architettura sono necessarie due cose, essere impegnati direttamente sul progetto e forse rinunciare a tutto quello che oggi appare più importante del progetto stesso. Il culto della personalità dell'architetto. In favore della costruzione di una Teoria del progetto condivisa. Per Ungers la teoria è uno dei tanti modi di vedere e conoscere il mondo. Teoria come lettura della realtà e come attribuzione di significato, e architettura come strumento interpretativo della teoria. In concreto, Ungers propone nel suo essere insegnante di pensare e progettare attraverso altri strumenti: metafore, analogie, modelli segni simboli e allegorie. Questo processo immaginativo deve essere applicato alle diverse aree dell'attività umana, un processo di concettualizzazione della realtà capace di instaurare un rapporto concreto con la nostra memoria. Cedric Price attraverso uno stile preciso definisce dei palinsesti che interpretano i cambiamenti economici e sociali, la sua architettura racconta storie, educa all’uso di nuove forme urbane. Ecco per educare all’architettura è necessario l’impegno da parte degli architetti che dovranno rinunciare alla retorica della comunicazione, i musei e le istituzioni che dovranno attivare pratiche culturali nelle scuole, i professori universitari dovranno andare nelle scuole primarie e secondarie a spiegare l’architettura e la storia della sua evoluzione. Solo in questo modo con un impegno costante saremo in grado di gettare le basi per una legge dello stato che sia capace di mettere a sistema: Istruzione, Formazione e Informazione. Riuscendo a trasformare l’architettura in un motore di crescita economica e culturale, fondamentale per la costruzione dell’identità del paese.

Educare all'architettura

luca galofaro
2019-01-01

Abstract

L’architettura è un processo in cui non si producono solo edifici ma anche conoscenza. Pensare ad una legge sull’architettura oggi più che mai significa, spostare l’attenzione sul tema dell’educare alla qualità dello spazio. Formare un pubblico e un’intera classe dirigente e far comprendere tutte le problematiche inerenti l’architettura. Per fare una legge sull’architettura è necessario prima produrre le condizioni che rendono possibile la costruzione del progetto, perché la qualità architettonica è prima di tutto un bene comune, un valore da difendere. Il progetto si costruisce solo su una cultura condivisa. Non esiste un unico metodo per educare all’ architettura, ma una pluralità di azioni che lo rendono possibile, dalle scuole, all’informazione. Non solo attraverso i musei e le istituzioni, ma sopratutto attraverso le amministrazioni. Alla fine degli anni 70 l’artista Americano Paul Thek (1933-1988) distribuiva ai suoi studenti della Cooper Union di New York, una sorta di questionario, composto di domande diverse, non direttamente collegate all’ opera d’arte o alle forme di costruzione delle stesse. Semplicemente le domande di Thek servivano a creare le condizioni per intraprendere un viaggio all’interno del mondo, che poi l’arte doveva rappresentare. What does this chool need? This room? You? This city? This country? La costruzione di senso era orientata in una direzione precisa, basata sull’esperienza personale dello spazio. L’architettura non è un mero oggetto di speculazione formale, ma prima di tutto una costruzione culturale, il suo insegnamento si deve integrare con l’osservazione delle attuali condizioni urbane. Cosa scriveremo oggi su un questionario che pone domande sull’architettura ? Se non gli slogan che siamo abituati ad ascoltare oggi: verde, sostenibilità, progresso tecnico, ma non basta. Perché l’architettura è un altra cosa, è il mondo che abitiamo. Per capire l’Architettura è necessario riuscire a superare una precisa idea di linguaggio e costruire invece un metodo attraverso il quale l'architettura stessa diventa uno strumento di lettura di ciò che ci circonda. Ancora una volta la memoria diventa importante, come luogo del confronto, e sicuramente come spazio attraverso il quale ripensare e costruire il futuro. Educare significa costruire una teoria debole, attraverso la quale sperimentare una metodologia di lavoro, fuori dalle regole del mercato. Siamo noi Architetti i primi a doverci mettere in gioco. Se guardiamo indietro in particolare al lavoro di due insegnanti e progettisti straordinari, O.M. Ungers e Cedric Price, ci rendiamo conto che per insegnare architettura sono necessarie due cose, essere impegnati direttamente sul progetto e forse rinunciare a tutto quello che oggi appare più importante del progetto stesso. Il culto della personalità dell'architetto. In favore della costruzione di una Teoria del progetto condivisa. Per Ungers la teoria è uno dei tanti modi di vedere e conoscere il mondo. Teoria come lettura della realtà e come attribuzione di significato, e architettura come strumento interpretativo della teoria. In concreto, Ungers propone nel suo essere insegnante di pensare e progettare attraverso altri strumenti: metafore, analogie, modelli segni simboli e allegorie. Questo processo immaginativo deve essere applicato alle diverse aree dell'attività umana, un processo di concettualizzazione della realtà capace di instaurare un rapporto concreto con la nostra memoria. Cedric Price attraverso uno stile preciso definisce dei palinsesti che interpretano i cambiamenti economici e sociali, la sua architettura racconta storie, educa all’uso di nuove forme urbane. Ecco per educare all’architettura è necessario l’impegno da parte degli architetti che dovranno rinunciare alla retorica della comunicazione, i musei e le istituzioni che dovranno attivare pratiche culturali nelle scuole, i professori universitari dovranno andare nelle scuole primarie e secondarie a spiegare l’architettura e la storia della sua evoluzione. Solo in questo modo con un impegno costante saremo in grado di gettare le basi per una legge dello stato che sia capace di mettere a sistema: Istruzione, Formazione e Informazione. Riuscendo a trasformare l’architettura in un motore di crescita economica e culturale, fondamentale per la costruzione dell’identità del paese.
2019
9788894282498
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/430482
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