This article investigates the representational and graphical characteristics of the symbols of terrorism and relationships between the visual statues that characterize the periods in which armed organizations develop. When this phenomenon spread throughout Italy and Europe in the 1970s, the visual identities of terrorism seemed to be united largely with the distinctive signs of totalitarian regimes in the early 1900s. These simple signs were easy to reproduce and conformed to the visual climate of the period of protest that began in 1968. The climate was defined by self-produced languages and artefacts that differed from professional elements used in the world of institutional and commercial communication, determining “low-definition” visual paradigms that characterized the image if terrorism itself. The new terrorism of the Islamic State has subverted these paradigms, making use of more complex, more articulated symbolism that is difficult to reproduce. It uses systems of communication that employ the same visual statues as in “high-definition” cinematic fantasy, in which violent actions are transmitted and spread. In the collective imagination, this paradox subverts the visual statute of the phenomenon of terrorism, which also seems to depend on technical factors that are apparently marginal but which actually distinguish the visual artefacts and media. These factors are shown to be aesthetic qualities capable of influencing the perception of terrorism and are key in strategically orienting the symbolism of terrorism in public opinion and imagination.

L’articolo si propone d’indagare le caratteristiche figurative e grafiche delle simbologie del terrorismo e le relazioni che intrattengono con gli statuti visivi che caratterizzano i periodi nei quali le organizzazioni armate si sviluppano. Negli anni ’70, quando si diffonde il fenomeno in Italia e in Europa le identità visive del terrorismo sembrano coniugarsi in larga misura con i segni distintivi dei regimi totalitari del ’900. Sono segni semplici e facilmente riproducibili che si omologano al clima visivo del periodo della contestazione avviata nel ’68. Un clima definito da linguaggi e artefatti autoprodotti, alternativi a quelli professionali del mondo della comunicazione istituzionale e commerciale, che determina dei paradigmi visivi a “bassa definizione”, capaci di caratterizzare l’immagine stessa del fenomeno terroristico. Il nuovo terrorismo dello Stato Islamico ha sovvertito tali paradigmi avvalendosi invece di simbologie più complesse e articolate, difficilmente riproducibili come quelle del passato e da sistemi di comunicazione che impiegano i medesimi statuti visivi della finzione filmica ad “alta definizione”, attraverso i quali veicola e diffonde le azioni violente. Questo paradosso sovverte, nell’immaginario collettivo, lo statuto visivo del fenomeno terroristico, che appare dipendere anche da fattori tecnici apparentemente marginali, ma in grado di qualificare la natura degli artefatti visivi e dei media. Tali fattori si rivelano qualità estetiche in grado d’influenzare la percezione del fenomeno del terrorismo e determinanti per orientare strategicamente le simbologie del terrore nell’immaginario dell’opinione pubblica.

Visual aspects of the symbols of terrorism. Identity, representations, and visual statues

Federico Orfeo Oppedisano
2019-01-01

Abstract

This article investigates the representational and graphical characteristics of the symbols of terrorism and relationships between the visual statues that characterize the periods in which armed organizations develop. When this phenomenon spread throughout Italy and Europe in the 1970s, the visual identities of terrorism seemed to be united largely with the distinctive signs of totalitarian regimes in the early 1900s. These simple signs were easy to reproduce and conformed to the visual climate of the period of protest that began in 1968. The climate was defined by self-produced languages and artefacts that differed from professional elements used in the world of institutional and commercial communication, determining “low-definition” visual paradigms that characterized the image if terrorism itself. The new terrorism of the Islamic State has subverted these paradigms, making use of more complex, more articulated symbolism that is difficult to reproduce. It uses systems of communication that employ the same visual statues as in “high-definition” cinematic fantasy, in which violent actions are transmitted and spread. In the collective imagination, this paradox subverts the visual statute of the phenomenon of terrorism, which also seems to depend on technical factors that are apparently marginal but which actually distinguish the visual artefacts and media. These factors are shown to be aesthetic qualities capable of influencing the perception of terrorism and are key in strategically orienting the symbolism of terrorism in public opinion and imagination.
2019
9788899586072
L’articolo si propone d’indagare le caratteristiche figurative e grafiche delle simbologie del terrorismo e le relazioni che intrattengono con gli statuti visivi che caratterizzano i periodi nei quali le organizzazioni armate si sviluppano. Negli anni ’70, quando si diffonde il fenomeno in Italia e in Europa le identità visive del terrorismo sembrano coniugarsi in larga misura con i segni distintivi dei regimi totalitari del ’900. Sono segni semplici e facilmente riproducibili che si omologano al clima visivo del periodo della contestazione avviata nel ’68. Un clima definito da linguaggi e artefatti autoprodotti, alternativi a quelli professionali del mondo della comunicazione istituzionale e commerciale, che determina dei paradigmi visivi a “bassa definizione”, capaci di caratterizzare l’immagine stessa del fenomeno terroristico. Il nuovo terrorismo dello Stato Islamico ha sovvertito tali paradigmi avvalendosi invece di simbologie più complesse e articolate, difficilmente riproducibili come quelle del passato e da sistemi di comunicazione che impiegano i medesimi statuti visivi della finzione filmica ad “alta definizione”, attraverso i quali veicola e diffonde le azioni violente. Questo paradosso sovverte, nell’immaginario collettivo, lo statuto visivo del fenomeno terroristico, che appare dipendere anche da fattori tecnici apparentemente marginali, ma in grado di qualificare la natura degli artefatti visivi e dei media. Tali fattori si rivelano qualità estetiche in grado d’influenzare la percezione del fenomeno del terrorismo e determinanti per orientare strategicamente le simbologie del terrore nell’immaginario dell’opinione pubblica.
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