Abstract La discussione in questa sezione, che ha preso come riferimento le ricerche presentate, ha mosso inizialmente sviluppando un ragionamento sul metodo della ricerca, considerando la definizione del metodo un elemento centrale, intendendo per metodo un protocollo condiviso di procedure e considerando quanto questo, spesso, sia vissuto (il metodo) come un vincolo piuttosto che un utile compagno di viaggio. Metodo condiviso, inteso come strumento per il riconoscimento codificabile dell’esperienza da una società scientifica vasta, che per sua natura ha la necessità di riscontrare, anche in un percorso “personale”, una leggibilità dei contenuti espressi, in termini di dato rilevante per l’avanzamento della ricerca in sé. Nell’ambito del design, in cui la fenomenologia è assai ricca ed estesa1 fino a superare i limiti della trans-disciplinarità e tanto da presupporre una co-disciplinarità, risulta forse ancora più rilevante l’adozione di metodi e riferimenti precisi tanto da consentirne la condivisione con più linguaggi e più contesti culturali. Ciò per permettere l’integrazione dei vari contributi e ancor più rilevante per agevolare la critica e la revisione di ogni passaggio della ricerca, ove il ricercatore apprende il valore di questi strumenti a beneficio della ridefinizione continua del metodo e della conoscenza del design. Robert K Merton,2 studioso e ricercatore nell’ambito delle scienze sociali, soprattutto applicate alla relazione di queste con la scienza, pone una estrema valenza al ruolo sociale della condivisione del dato scientifico, non solo come potenziale “germe” positivo di uno sviluppo applicato, ma come necessità metodologica di diffusione, perché la comunità è il territorio proprio ed unico a cui la scienza tende. La condivisione della ricerca è però materia complessa, perché pone la divulgazione di conoscenze anche sperimentali, spesso ancora immature da essere già un frutto “mangiabile”. Questo approccio costringe anche in modo involontario a pensare al risultato come unico dato da disseminare, di conseguenza la comunità ha come reazione naturale il “pensiero unico della valutazione” del risultato espresso.
Presentazione: La ricerca nel design. Il metodo della condivisione e la discussione a ricerca aperta
luca bradini;
2018-01-01
Abstract
Abstract La discussione in questa sezione, che ha preso come riferimento le ricerche presentate, ha mosso inizialmente sviluppando un ragionamento sul metodo della ricerca, considerando la definizione del metodo un elemento centrale, intendendo per metodo un protocollo condiviso di procedure e considerando quanto questo, spesso, sia vissuto (il metodo) come un vincolo piuttosto che un utile compagno di viaggio. Metodo condiviso, inteso come strumento per il riconoscimento codificabile dell’esperienza da una società scientifica vasta, che per sua natura ha la necessità di riscontrare, anche in un percorso “personale”, una leggibilità dei contenuti espressi, in termini di dato rilevante per l’avanzamento della ricerca in sé. Nell’ambito del design, in cui la fenomenologia è assai ricca ed estesa1 fino a superare i limiti della trans-disciplinarità e tanto da presupporre una co-disciplinarità, risulta forse ancora più rilevante l’adozione di metodi e riferimenti precisi tanto da consentirne la condivisione con più linguaggi e più contesti culturali. Ciò per permettere l’integrazione dei vari contributi e ancor più rilevante per agevolare la critica e la revisione di ogni passaggio della ricerca, ove il ricercatore apprende il valore di questi strumenti a beneficio della ridefinizione continua del metodo e della conoscenza del design. Robert K Merton,2 studioso e ricercatore nell’ambito delle scienze sociali, soprattutto applicate alla relazione di queste con la scienza, pone una estrema valenza al ruolo sociale della condivisione del dato scientifico, non solo come potenziale “germe” positivo di uno sviluppo applicato, ma come necessità metodologica di diffusione, perché la comunità è il territorio proprio ed unico a cui la scienza tende. La condivisione della ricerca è però materia complessa, perché pone la divulgazione di conoscenze anche sperimentali, spesso ancora immature da essere già un frutto “mangiabile”. Questo approccio costringe anche in modo involontario a pensare al risultato come unico dato da disseminare, di conseguenza la comunità ha come reazione naturale il “pensiero unico della valutazione” del risultato espresso.File | Dimensione | Formato | |
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