Il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) evidenzia come da un evento sismico possano scaturire problemi di salute che persistono anche dopo la conclusione dell’emergenza. Nel corso degli anni la ricerca ha soprattutto indagato in merito all’impatto sulla sfera psichica delle popolazioni colpite e meno sulla morbilità legata ai terremoti. La prevalenza della sindrome post-traumatica da stress (PTSD), ad un anno dalla fine del terremoto, è del 30-40% tra i soggetti esposti, del 10-20% tra i soccorritori e del 5-10% nella popolazione generale. Oltre al PTSD, le categorie diagnostiche più frequentemente rilevate sono depressione, disturbi d’ansia, disturbi correlati all’uso di sostanze. Cambiamenti negli stili di vita, quali bere, fumare, ridurre l’attività fisica, modificare le abitudini alimentari, sono stati rilevati soprattutto nelle persone dislocate in altre sedi dopo la catastrofe, con conseguente aumento di mortalità per infarto miocardico e stroke. In Giappone, dopo il terremoto del 2011, un cambiamento delle abitudini alimentari ha determinato un incremento dell’obesità nei bambini e del BMI nella popolazione, attribuibile al temporary housing rispetto al permanent housing. Tale risultato è simile a quanto osservato a L’Aquila e in Emilia Romagna a seguito anche della riduzione dell’attività fisica. Una tematica molto importante da affrontate riguarda gli effetti sulla salute delle scelte adottate in fase di emergenza. In occasione del terremoto Marche-Umbria del 1997 le persone sono rimaste nei luoghi di origine, prima in tende e poi in containers, riportando un livello di traumatismo medio-leggero; a L’Aquila le persone sono state ospitate nelle tendopoli e poi nelle New towns, facendo registrare un’elevata prevalenza di disordini mentali; nel terremoto 2016 la strategia è stato il dislocamento in alberghi sulla costa, i cui effetti futuri sono oggi oggetto di studio, stimolando l’interesse dei ricercatori ad effettuare un follow-up sulla popolazione già studiata dopo gli eventi del 1997. L’indagine epidemiologica è fondamentale per approfondire le problematiche legate alla salute provocate da catastrofi. E ’importante formare personale specializzato in maniera coordinata, che raccolga e analizzi dati a beneficio della sorveglianza epidemiologica dell’emergenza. Tale approccio migliorerebbe la qualità della risposta in fase di emergenza da parte delle strutture preposte a tale compito. Tutto ciò dovrebbe essere istituzionalizzato da Linee Guida Nazionali poi adottate uniformemente dalle regioni. Il rafforzamento dell’Epidemiologia dell’emergenza fornirebbe i fondamenti utili alla diffusione di un approccio di prevenzione pre-emergenza e non più, soltanto, di gestione dell’emergenza.

La ricerca nella valutazione dell'impatto sulla salute dei disastri naturali

Grappasonni I;Scuri S;Petrelli F
2018-01-01

Abstract

Il Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (CRED) evidenzia come da un evento sismico possano scaturire problemi di salute che persistono anche dopo la conclusione dell’emergenza. Nel corso degli anni la ricerca ha soprattutto indagato in merito all’impatto sulla sfera psichica delle popolazioni colpite e meno sulla morbilità legata ai terremoti. La prevalenza della sindrome post-traumatica da stress (PTSD), ad un anno dalla fine del terremoto, è del 30-40% tra i soggetti esposti, del 10-20% tra i soccorritori e del 5-10% nella popolazione generale. Oltre al PTSD, le categorie diagnostiche più frequentemente rilevate sono depressione, disturbi d’ansia, disturbi correlati all’uso di sostanze. Cambiamenti negli stili di vita, quali bere, fumare, ridurre l’attività fisica, modificare le abitudini alimentari, sono stati rilevati soprattutto nelle persone dislocate in altre sedi dopo la catastrofe, con conseguente aumento di mortalità per infarto miocardico e stroke. In Giappone, dopo il terremoto del 2011, un cambiamento delle abitudini alimentari ha determinato un incremento dell’obesità nei bambini e del BMI nella popolazione, attribuibile al temporary housing rispetto al permanent housing. Tale risultato è simile a quanto osservato a L’Aquila e in Emilia Romagna a seguito anche della riduzione dell’attività fisica. Una tematica molto importante da affrontate riguarda gli effetti sulla salute delle scelte adottate in fase di emergenza. In occasione del terremoto Marche-Umbria del 1997 le persone sono rimaste nei luoghi di origine, prima in tende e poi in containers, riportando un livello di traumatismo medio-leggero; a L’Aquila le persone sono state ospitate nelle tendopoli e poi nelle New towns, facendo registrare un’elevata prevalenza di disordini mentali; nel terremoto 2016 la strategia è stato il dislocamento in alberghi sulla costa, i cui effetti futuri sono oggi oggetto di studio, stimolando l’interesse dei ricercatori ad effettuare un follow-up sulla popolazione già studiata dopo gli eventi del 1997. L’indagine epidemiologica è fondamentale per approfondire le problematiche legate alla salute provocate da catastrofi. E ’importante formare personale specializzato in maniera coordinata, che raccolga e analizzi dati a beneficio della sorveglianza epidemiologica dell’emergenza. Tale approccio migliorerebbe la qualità della risposta in fase di emergenza da parte delle strutture preposte a tale compito. Tutto ciò dovrebbe essere istituzionalizzato da Linee Guida Nazionali poi adottate uniformemente dalle regioni. Il rafforzamento dell’Epidemiologia dell’emergenza fornirebbe i fondamenti utili alla diffusione di un approccio di prevenzione pre-emergenza e non più, soltanto, di gestione dell’emergenza.
2018
275
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