The debate on the evolution of urban planning standards has intensified considerably on the occasion of the celebration of the fiftieth anniversary of the approval of a norm that was destined to radically influence the transformation of our cities. This comparison makes it possible to highlight the important contributions offered to the drafting of the text by a multiplicity of theoretical inputs, design experiences and operational references to which the small but highly qualified group of specialists has drawn for the writing of the decree. Despite its marked quantitative structure, the decree tends to outline a paradigm of intervention to be applied to the sizing and design of spaces of collective interest that appears particularly rich and complex, and which offers numerous and interesting interpretations. In any case, it is a model that reveals the emergence of an idea of ​​the city in which not only the primacy of public intervention in orienting urban growth is emphasized, but also the reference to the scale of the neighborhood and the 'need to codify a system of rules that are easily applicable, especially in years of intense urban growth, to the myriad of urban construction sites open in the country.

Il dibattito sulla evoluzione degli standard urbanistici si è notevolmente intensificato in occasione della celebrazione del cinquantennale della approvazione di una norma che era destinata a influire in modo radicale sulla trasformazione delle nostre città. Tale confronto consente di evidenziare gli importanti contributi offerti alla stesura del testo da una molteplicità di apporti teorici, di esperienze progettuali e di riferimenti operativi cui ha attinto il gruppo ristretto, ma molto qualificato di specialisti, che tra il dicembre 1967 e l’aprile 1968 ha lavorato alla scrittura del decreto (Renzoni, p. 24). Nonostante il suo marcato impianto quantitativo, il decreto tende infatti a delineare un paradigma di intervento da applicare al dimensionamento e alla progettazione degli spazi di interesse collettivo che appare particolarmente ricco e complesso, e che si presta a numerose e interessanti interpretazioni. Si tratta in ogni modo di un modello che lascia trapelare l’affermarsi di un’idea di città nella quale riceve un’apprezzabile sistematizzazione non solo il primato dell’intervento pubblico nell’orientare la crescita urbana, ma anche il richiamo alla scala del quartiere e l’esigenza di codificare un sistema di regole facilmente applicabili, soprattutto negli anni di un’intensa crescita urbana, alla miriade di cantieri urbanistici aperti nel Paese.

Una nuova cornice di senso per le dotazioni urbanistiche e le aree di interesse collettivo

Michele Talia
2018-01-01

Abstract

The debate on the evolution of urban planning standards has intensified considerably on the occasion of the celebration of the fiftieth anniversary of the approval of a norm that was destined to radically influence the transformation of our cities. This comparison makes it possible to highlight the important contributions offered to the drafting of the text by a multiplicity of theoretical inputs, design experiences and operational references to which the small but highly qualified group of specialists has drawn for the writing of the decree. Despite its marked quantitative structure, the decree tends to outline a paradigm of intervention to be applied to the sizing and design of spaces of collective interest that appears particularly rich and complex, and which offers numerous and interesting interpretations. In any case, it is a model that reveals the emergence of an idea of ​​the city in which not only the primacy of public intervention in orienting urban growth is emphasized, but also the reference to the scale of the neighborhood and the 'need to codify a system of rules that are easily applicable, especially in years of intense urban growth, to the myriad of urban construction sites open in the country.
2018
978-88-7603-189-2
Il dibattito sulla evoluzione degli standard urbanistici si è notevolmente intensificato in occasione della celebrazione del cinquantennale della approvazione di una norma che era destinata a influire in modo radicale sulla trasformazione delle nostre città. Tale confronto consente di evidenziare gli importanti contributi offerti alla stesura del testo da una molteplicità di apporti teorici, di esperienze progettuali e di riferimenti operativi cui ha attinto il gruppo ristretto, ma molto qualificato di specialisti, che tra il dicembre 1967 e l’aprile 1968 ha lavorato alla scrittura del decreto (Renzoni, p. 24). Nonostante il suo marcato impianto quantitativo, il decreto tende infatti a delineare un paradigma di intervento da applicare al dimensionamento e alla progettazione degli spazi di interesse collettivo che appare particolarmente ricco e complesso, e che si presta a numerose e interessanti interpretazioni. Si tratta in ogni modo di un modello che lascia trapelare l’affermarsi di un’idea di città nella quale riceve un’apprezzabile sistematizzazione non solo il primato dell’intervento pubblico nell’orientare la crescita urbana, ma anche il richiamo alla scala del quartiere e l’esigenza di codificare un sistema di regole facilmente applicabili, soprattutto negli anni di un’intensa crescita urbana, alla miriade di cantieri urbanistici aperti nel Paese.
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