Questa riflessione prende le mosse dal recente evento sismico del 24 agosto 2016 e seguenti che ha interessato la faglia del Monte Vettore (vedi foto n. 1), coinvolgendo quattro regioni dell’Italia centrale (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) e provocando, oltre che ingenti vittime (quasi 300), enormi danni all’armatura urbana e infrastrutturale e al sistema dei beni storico artistici. Il conteggio aggiornato delle distruzioni o mutilazioni di patrimonio di questa grande area appenninica non è ancora definitivo (e questo è già un cattivo segnale !) ma i danneggiamenti sono stati di entità tale da mettere a rischio la sopravvivenza della stessa civiltà dell’Appennino centrale. La massiccia migrazione delle popolazioni locali dalle aree terremotate verso alcune importanti città dell’intorno e della costa, dove poter utilizzare il sistema della ricettività alberghiera e una rete imponente di seconde case, rischia di essere un viaggio senza ritorno. E’ prevedibile che il rientro degli “sfollati” nelle terre originarie non potrà avvenire in tempi brevi. Il prolungato allontanamento delle comunità potrebbe favorire l’attecchimento di alcune parti di esse (soprattutto le componenti più giovani e attive, desiderose di avviare attività imprenditoriali in luoghi più “sicuri”) in altre aree geografiche, lontane da quelle di provenienza. Una volta perse le forze lavoro più giovani, capaci di creare impresa e di innovare, l’auspicata rigenerazione di questi luoghi, che già attraversavano trend negativi in tempi antecedenti al sisma, sarà veramente difficile da perseguire. Tuttavia, le difficoltà che si stanno vivendo nella gestione di questa traumatica esperienza di gestione del post sisma, che si presenta quanto mai lunga e piena di ostacoli, potrebbero tramutarsi in una riflessione di respiro più ampio tesa a condensarsi in una piattaforma di ricerca e sistemi di supporto alle decisioni di cui la governance, ai diversi livelli, potrà giovarsi per rispondere efficacemente a tutte le perturbazioni esterne, con particolare attenzione ai disastri naturali. Se riuscissimo a condurre a buon fine quest’ambizioso obiettivo, l’area del dramma potrebbe tramutarsi, in tempi medio-brevi, nella fucina degli studi e delle idee per la rinascita di aree disastrate, attraendo anche ricercatori e studiosi provenienti dall’intera Europa e Oltreoceano.

Ricostruzione post-terremoto e post-catastrofe

Sargolini M.
2018-01-01

Abstract

Questa riflessione prende le mosse dal recente evento sismico del 24 agosto 2016 e seguenti che ha interessato la faglia del Monte Vettore (vedi foto n. 1), coinvolgendo quattro regioni dell’Italia centrale (Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria) e provocando, oltre che ingenti vittime (quasi 300), enormi danni all’armatura urbana e infrastrutturale e al sistema dei beni storico artistici. Il conteggio aggiornato delle distruzioni o mutilazioni di patrimonio di questa grande area appenninica non è ancora definitivo (e questo è già un cattivo segnale !) ma i danneggiamenti sono stati di entità tale da mettere a rischio la sopravvivenza della stessa civiltà dell’Appennino centrale. La massiccia migrazione delle popolazioni locali dalle aree terremotate verso alcune importanti città dell’intorno e della costa, dove poter utilizzare il sistema della ricettività alberghiera e una rete imponente di seconde case, rischia di essere un viaggio senza ritorno. E’ prevedibile che il rientro degli “sfollati” nelle terre originarie non potrà avvenire in tempi brevi. Il prolungato allontanamento delle comunità potrebbe favorire l’attecchimento di alcune parti di esse (soprattutto le componenti più giovani e attive, desiderose di avviare attività imprenditoriali in luoghi più “sicuri”) in altre aree geografiche, lontane da quelle di provenienza. Una volta perse le forze lavoro più giovani, capaci di creare impresa e di innovare, l’auspicata rigenerazione di questi luoghi, che già attraversavano trend negativi in tempi antecedenti al sisma, sarà veramente difficile da perseguire. Tuttavia, le difficoltà che si stanno vivendo nella gestione di questa traumatica esperienza di gestione del post sisma, che si presenta quanto mai lunga e piena di ostacoli, potrebbero tramutarsi in una riflessione di respiro più ampio tesa a condensarsi in una piattaforma di ricerca e sistemi di supporto alle decisioni di cui la governance, ai diversi livelli, potrà giovarsi per rispondere efficacemente a tutte le perturbazioni esterne, con particolare attenzione ai disastri naturali. Se riuscissimo a condurre a buon fine quest’ambizioso obiettivo, l’area del dramma potrebbe tramutarsi, in tempi medio-brevi, nella fucina degli studi e delle idee per la rinascita di aree disastrate, attraendo anche ricercatori e studiosi provenienti dall’intera Europa e Oltreoceano.
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