Con il termine “schiavitù” si indica generalmente una condizione di assoggettamento che, in verità, rimanda a fattispecie molto eterogenee. La schiavitù è un istituto coevo all’umanità che, con modalità e declinazioni variegate, ha coesistito con questo fenomeno, legittimandolo o tollerandolo de facto. A tutt’oggi la schiavitù, sebbene abolita formalmente in tutti i Paesi del mondo, è lungi dall’essere un retaggio del passato, sicché è usuale rivenire casi rubricati quali contemporary forms of slavery. In effetti, secondo il Global Slavery Index 2016, l’indice che misura e classifica la schiavitù nel mondo, curato dalla Walk Free Foundation, il numero degli esseri umani ancora vittime di schiavitù nel 2016 è di 45,8 milioni. La magnitudo del fenomeno è testimoniata dal fatto che l’eradicazione della schiavitù è stata dichiarata un obiettivo da raggiungere entro il 2030 nell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, ossia il programma d’azione per le persone umane, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Nei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e 169 target che rappresentano l’ossatura di questa nuova Agenda universale ben tre si riferiscono espressamente alla necessità di abolire la tratta di esseri umani e la schiavitù. Nel contributo si procede a una ricostruzione storico-normativa della schiavitù nell’ordinamento internazionale per constatare se la panoplia dei vecchi e nuovi strumenti che questo offre sia o meno adeguata per sradicare questo fenomeno, nelle sue molteplici forme di soggezione dell’uomo verso l’uomo, che, pur non essendo configurabili come “schiavitù” nel senso originario dell’istituto, contengono elementi comuni a questo.

L’ordinamento internazionale e le contemporary forms of slavery

Agostina Latino
2018-01-01

Abstract

Con il termine “schiavitù” si indica generalmente una condizione di assoggettamento che, in verità, rimanda a fattispecie molto eterogenee. La schiavitù è un istituto coevo all’umanità che, con modalità e declinazioni variegate, ha coesistito con questo fenomeno, legittimandolo o tollerandolo de facto. A tutt’oggi la schiavitù, sebbene abolita formalmente in tutti i Paesi del mondo, è lungi dall’essere un retaggio del passato, sicché è usuale rivenire casi rubricati quali contemporary forms of slavery. In effetti, secondo il Global Slavery Index 2016, l’indice che misura e classifica la schiavitù nel mondo, curato dalla Walk Free Foundation, il numero degli esseri umani ancora vittime di schiavitù nel 2016 è di 45,8 milioni. La magnitudo del fenomeno è testimoniata dal fatto che l’eradicazione della schiavitù è stata dichiarata un obiettivo da raggiungere entro il 2030 nell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile dell’Onu, ossia il programma d’azione per le persone umane, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Nei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e 169 target che rappresentano l’ossatura di questa nuova Agenda universale ben tre si riferiscono espressamente alla necessità di abolire la tratta di esseri umani e la schiavitù. Nel contributo si procede a una ricostruzione storico-normativa della schiavitù nell’ordinamento internazionale per constatare se la panoplia dei vecchi e nuovi strumenti che questo offre sia o meno adeguata per sradicare questo fenomeno, nelle sue molteplici forme di soggezione dell’uomo verso l’uomo, che, pur non essendo configurabili come “schiavitù” nel senso originario dell’istituto, contengono elementi comuni a questo.
2018
978-88-9391-319-5
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