Da tempo immemore la giustizia è rappresentata come una giovane donna bendata che in una mano regge una bilancia e nell’altra brandisce una spada. La giustizia riparativa tende a mettere in discussione l’ontologia della giustizia così rappresentata: invertendo il paradigma, affinché possa trovare piena legittimazione, la giustizia richiede il suggello della ragione, di una ragione che è capace di vedere, e ne è tanto più capace quanto più la geometria della norma applicata, lungi dal misurare i bracci della bilancia, abbandoni l’utopia di una loro eguaglianza. Di tal guisa, per non ridurre l’epistemologia giuridica a un livello imitativo o riproduttivo del metodo matematico, è emerso in anni recenti l’idea della giustizia riparativa, fondata su una visione che richiede un apparato di strumenti diverso, più ampio e complesso di quello che appartiene a un sapere meramente applicativo, avuto riguardo alla crisi dell’idea di pena come afflizione, atto che compensa ma non ripara. In questo cambiamento di rotta sembrano avere assunto un ruolo di primo piano il diritto alla memoria declinato insieme al diritto alla verità, sicché, in queste note, si cercherà di ricostruire dal punto di vista storico-normativo l’emersione di queste nuove istanze nella panoplia di quelle poste a tutela dei diritti della persona umana, con particolare riguardo al ruolo da esse svolto nel contesto delle Commissioni di verità e riconciliazione.
Dalla giustizia retributiva alla giustizia riparativa: le Commissioni di verità e riconciliazione quali epitomi di una giustizia senza benda e senza spada
Agostina Latino
2017-01-01
Abstract
Da tempo immemore la giustizia è rappresentata come una giovane donna bendata che in una mano regge una bilancia e nell’altra brandisce una spada. La giustizia riparativa tende a mettere in discussione l’ontologia della giustizia così rappresentata: invertendo il paradigma, affinché possa trovare piena legittimazione, la giustizia richiede il suggello della ragione, di una ragione che è capace di vedere, e ne è tanto più capace quanto più la geometria della norma applicata, lungi dal misurare i bracci della bilancia, abbandoni l’utopia di una loro eguaglianza. Di tal guisa, per non ridurre l’epistemologia giuridica a un livello imitativo o riproduttivo del metodo matematico, è emerso in anni recenti l’idea della giustizia riparativa, fondata su una visione che richiede un apparato di strumenti diverso, più ampio e complesso di quello che appartiene a un sapere meramente applicativo, avuto riguardo alla crisi dell’idea di pena come afflizione, atto che compensa ma non ripara. In questo cambiamento di rotta sembrano avere assunto un ruolo di primo piano il diritto alla memoria declinato insieme al diritto alla verità, sicché, in queste note, si cercherà di ricostruire dal punto di vista storico-normativo l’emersione di queste nuove istanze nella panoplia di quelle poste a tutela dei diritti della persona umana, con particolare riguardo al ruolo da esse svolto nel contesto delle Commissioni di verità e riconciliazione.File | Dimensione | Formato | |
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