Il dibattito urbanistico degli ultimi anni ha messo ripetutamente in luce da un lato l’incapacità delle politiche di piano di offrire risposte convincenti alle sfide aperte dai processi di globalizzazione e dai mutamenti sociali, economici e ambientali, e dall’altro la convinzione manifestata dai più importanti centri decisionali di poter fare a meno del contributo della pianificazione nella elaborazione di efficaci strategie di uscita dalla crisi dell’economa di mercato e delle più grandi aree urbane. E’ molto probabile che alla base di questo insuccesso si possano cogliere alcuni evidenti limiti culturali e di comunicazione della disciplina urbanistica, ma è altresì possibile avanzare l’ipotesi che questo deficit di credibilità dipenda piuttosto dalla sfiducia maturata nei confronti della progettazione a grande scala e a lungo termine, che pure costituisce il principale vanto di questa disciplina. In presenza di vincoli finanziari stringenti e della situazione di emergenza in cui opera il governo del territorio e dell’economia, può rivelarsi più incisivo un approccio che punti su cambiamenti sostenibili e adattabili, tali cioè da innescare “micro-cambiamenti” tali da confluire, se la situazione lo consentirà, in ambiziosi disegni di rigenerazione. In vista di un più vasto e urgente programma di rinnovamento del lessico urbanistico, questo contributo si propone di offrire un’esplorazione terminologica e concettuale della locuzione “tattica urbanistica” che solo oggi si sta affacciando in Italia, ma che ha già dimostrato di saper convivere con un modello di pianificazione che voglia riportare ordine tra i frammenti del discorso urbanistico non più con piani rigidi e dirigistici, ma attraverso la ricomposizione di una pluralità di interventi urbani specifici.

Tattica. Il contributo dell'urbanistica tattica alla nascita di un nuovo linguaggio tecnico

Michele Talia
2017-01-01

Abstract

Il dibattito urbanistico degli ultimi anni ha messo ripetutamente in luce da un lato l’incapacità delle politiche di piano di offrire risposte convincenti alle sfide aperte dai processi di globalizzazione e dai mutamenti sociali, economici e ambientali, e dall’altro la convinzione manifestata dai più importanti centri decisionali di poter fare a meno del contributo della pianificazione nella elaborazione di efficaci strategie di uscita dalla crisi dell’economa di mercato e delle più grandi aree urbane. E’ molto probabile che alla base di questo insuccesso si possano cogliere alcuni evidenti limiti culturali e di comunicazione della disciplina urbanistica, ma è altresì possibile avanzare l’ipotesi che questo deficit di credibilità dipenda piuttosto dalla sfiducia maturata nei confronti della progettazione a grande scala e a lungo termine, che pure costituisce il principale vanto di questa disciplina. In presenza di vincoli finanziari stringenti e della situazione di emergenza in cui opera il governo del territorio e dell’economia, può rivelarsi più incisivo un approccio che punti su cambiamenti sostenibili e adattabili, tali cioè da innescare “micro-cambiamenti” tali da confluire, se la situazione lo consentirà, in ambiziosi disegni di rigenerazione. In vista di un più vasto e urgente programma di rinnovamento del lessico urbanistico, questo contributo si propone di offrire un’esplorazione terminologica e concettuale della locuzione “tattica urbanistica” che solo oggi si sta affacciando in Italia, ma che ha già dimostrato di saper convivere con un modello di pianificazione che voglia riportare ordine tra i frammenti del discorso urbanistico non più con piani rigidi e dirigistici, ma attraverso la ricomposizione di una pluralità di interventi urbani specifici.
2017
9788899237080
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