Per scheletri architettonici intendiamo quegli edifici in cui l’interruzione del processo costruttivo ha determinato una condizione di “non finito” caratterizzata dalla presenza dominante del telaio strutturale oppure dalla potenziale opportunità di riciclo esclusivamente della struttura portante. Nell’ambito territoriale delle principali vallate adriatiche delle Marche, la grande diffusione (generata dalla crisi economica) di strutture incompiute induce una riflessione sulle possibili strategie di “riciclo” e la valutazione dell’effettiva necessità e capacità della città di mantenere questi spazi ereditati da un passato recente. La ricerca ha sviluppato un ragionamento sul rapporto progetto/tempo indagando un nuovo aspetto della dismissione nel disegno dei territori e nei destini che li attendono. La sfiducia di poter rifunzionalizzare delle strutture che necessitano di interventi di verifica, consolidamento e modifiche di assetto (economicamente non convenienti), così come la non convenienza ad accollarsi i costi di demolizione, ha suggerito un ribaltamento di ruolo: uno “scheletro” nasce come “pieno” di un ambito territoriale più ampio che comprende uno spazio “vuoto”. E lo spazio della pertinenza, degli standards, dei parcheggi, del verde, dei servizi collettivi. Attraverso la selezioni di casi studio, definiti sulla base di tipologie strutturali differenti, si è sperimentata la vocazione dello scheletro a costituire la struttura di un nuovo organismo architettonico, oppure a giustapporsi al nuovo, integrandolo prima di avviarsi ad una successiva eliminazione. In particolare si è esplorata la possibilità di insediare un nuovo organismo architettonico nella spazio della pertinenza dell’edificio incompiuto che, ricondotto alla sua condizione di “scheletro”, diviene supporto per un nuovo suolo (sui vari livelli) dove inserire le funzioni collettive e facilitare la riappropriazione di spazio da parte della vegetazione. Nel tempo, mentre il “nuovo” inizia il suo ciclo di vita, lo scheletro prolunga la sua esistenza disgregandosi fino a scomparire restituendo il “vuoto” in un nuovo assetto territoriale ribaltato.
Riciclo di strutture incompiute. Tecniche di riutilizzo dello scheletro edilizio
ROMAGNI, Ludovico
2017-01-01
Abstract
Per scheletri architettonici intendiamo quegli edifici in cui l’interruzione del processo costruttivo ha determinato una condizione di “non finito” caratterizzata dalla presenza dominante del telaio strutturale oppure dalla potenziale opportunità di riciclo esclusivamente della struttura portante. Nell’ambito territoriale delle principali vallate adriatiche delle Marche, la grande diffusione (generata dalla crisi economica) di strutture incompiute induce una riflessione sulle possibili strategie di “riciclo” e la valutazione dell’effettiva necessità e capacità della città di mantenere questi spazi ereditati da un passato recente. La ricerca ha sviluppato un ragionamento sul rapporto progetto/tempo indagando un nuovo aspetto della dismissione nel disegno dei territori e nei destini che li attendono. La sfiducia di poter rifunzionalizzare delle strutture che necessitano di interventi di verifica, consolidamento e modifiche di assetto (economicamente non convenienti), così come la non convenienza ad accollarsi i costi di demolizione, ha suggerito un ribaltamento di ruolo: uno “scheletro” nasce come “pieno” di un ambito territoriale più ampio che comprende uno spazio “vuoto”. E lo spazio della pertinenza, degli standards, dei parcheggi, del verde, dei servizi collettivi. Attraverso la selezioni di casi studio, definiti sulla base di tipologie strutturali differenti, si è sperimentata la vocazione dello scheletro a costituire la struttura di un nuovo organismo architettonico, oppure a giustapporsi al nuovo, integrandolo prima di avviarsi ad una successiva eliminazione. In particolare si è esplorata la possibilità di insediare un nuovo organismo architettonico nella spazio della pertinenza dell’edificio incompiuto che, ricondotto alla sua condizione di “scheletro”, diviene supporto per un nuovo suolo (sui vari livelli) dove inserire le funzioni collettive e facilitare la riappropriazione di spazio da parte della vegetazione. Nel tempo, mentre il “nuovo” inizia il suo ciclo di vita, lo scheletro prolunga la sua esistenza disgregandosi fino a scomparire restituendo il “vuoto” in un nuovo assetto territoriale ribaltato.File | Dimensione | Formato | |
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