I tre secoli dalla morte dell’architetto romano di origine ticinese Carlo Fontana (1638-1714) sono stati celebrati da numerose iniziative, che ne hanno rimesso in evidenza il ruolo centrale tra i grandi interpreti e i divulgatori della cultura barocca. La sua rilevanza artistica e culturale, che lo annovera tra i protagonisti dell’architettura europea del XVII e XVIII secolo, benché vigorosamente attestata dagli studi del compianto Hellmut Hager, di Elisabeth Kieven e di Giovanna Curcio, rimane tuttavia oscurata da una serie di inattuali posizioni critiche che identificano Fontana come mero (e talvolta inadeguato) erede dei tre geni del barocco Bernini, Berrettini, Borromini. Ovviamente questa mortificazione critica, ricorrente nei manuali di storia dell’architettura, risulta quantomeno ingenerosa per un architetto che progettava edifici rispondenti alle nuove esigenze delle città moderne e, al tempo stesso, credeva in un ruolo molto incisivo dell’architetto nella società (e di conseguenza nella politica). Fontana, infatti, orientò la sua esistenza nell’affermazione personale, ma soprattutto di un ruolo professionale adeguato ai compiti che la società in cambiamento richiedeva all’architetto.

1714-2014: celebrazioni per i tre secoli dalla morte di Carlo Fontana, architetto e principe dell’Accademia

BONACCORSO, Giuseppe
2015-01-01

Abstract

I tre secoli dalla morte dell’architetto romano di origine ticinese Carlo Fontana (1638-1714) sono stati celebrati da numerose iniziative, che ne hanno rimesso in evidenza il ruolo centrale tra i grandi interpreti e i divulgatori della cultura barocca. La sua rilevanza artistica e culturale, che lo annovera tra i protagonisti dell’architettura europea del XVII e XVIII secolo, benché vigorosamente attestata dagli studi del compianto Hellmut Hager, di Elisabeth Kieven e di Giovanna Curcio, rimane tuttavia oscurata da una serie di inattuali posizioni critiche che identificano Fontana come mero (e talvolta inadeguato) erede dei tre geni del barocco Bernini, Berrettini, Borromini. Ovviamente questa mortificazione critica, ricorrente nei manuali di storia dell’architettura, risulta quantomeno ingenerosa per un architetto che progettava edifici rispondenti alle nuove esigenze delle città moderne e, al tempo stesso, credeva in un ruolo molto incisivo dell’architetto nella società (e di conseguenza nella politica). Fontana, infatti, orientò la sua esistenza nell’affermazione personale, ma soprattutto di un ruolo professionale adeguato ai compiti che la società in cambiamento richiedeva all’architetto.
2015
978-88-8368-120-2
268
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