Nell'XI seminario di Symbola (Festival della Soft Economy) che si è svolto a Camerino, Treia e Macerata, nei primi giorni di luglio 2013, lo slogan che ha prevalso sugli altri è stato: "affrontare le sfide che abbiamo di fronte senza perdere la nostra anima". Si è ragionato di innovazione, bellezza e sostenibilità, della green economy come straordinaria opportunità per un paese, come l'Italia, apprezzato nel mondo per l'alto valore estetico simbolico delle sue produzioni. In un momento storico di profonda crisi economica, in cui sembra prevalere la rassegnazione, Symbola intende fornire spunti e orientamenti per avviare nuove economie di sistema, per mettere in campo nuove sfide, senza perdere anzi a partire dalla nostra anima. Prendendo le mosse da un ripensamento del modello economico, cogliendo il senso profondo delle ricadute che possono essere offerte dalle nuove forme di economia incentrate su tre parole chiave: innovazione, competitività e sostenibilità. Il rapporto UNEP definisce la green economy come un'economia capace di produrre benessere più equamente esteso, migliorando la qualità dell'ambiente e salvaguardando il capitale naturale. Probabilmente, è proprio questa la base di partenza per superare il rischio più grande che è quello di non credere in noi stessi. Tra i dieci settori strategici della green economy, vorrei citare solo quello relativo ai 108 milioni di dollari di investimenti nell'agricoltura di qualità ambientale. E' questa la via per ripartire dalle radici profonde, fatte di saperi antichi, di tradizioni tramandate da uomo a uomo, di legame sostanziale con i tanti volti di un paese come il nostro che ha infinite sfaccettature. Le indagini che Unioncamere conduce nell'ambito dell'Osservatorio nazionale del turismo ci mostrano che l'Italia, nel 2013, è ancora la destinazione più richiesta dalla clientela dei tour operator internazionali che operano nel mondo. Nell'immaginario del turista tipo straniero, il nostro Paese vince su tutti per lo straordinario binomio cultura-enogastronomia, per la sua storia, per il patrimonio naturalistico e ambientale. Vince perchè nel mondo lo stile italiano piace. E molto. Non si spiega altrimenti l'incremento considerevole delle esportazioni di prodotti alimentari (vino, olio, pasta) che l'Istat ha recentemente rilevato : + 12,6% ad aprile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quasi tre volte la crescita delle esportazioni totali, "invadendo" mercati sempre più lontani, come il Giappone, e sempre più affetti di questa voglia di Italian style. Però la green economy, per affermarsi, ha bisogno di una green society e di una green politics. In poche parole, ha bisogno di ripartire dal territorio, per innescare una coscienza del luogo e, più precisamente, dal paesaggio che diventa il volto del conflitto/incontro tra uomo e ambiente.

L'olivicoltura nel paesaggio contemporaneo

SARGOLINI, Massimo
2012-01-01

Abstract

Nell'XI seminario di Symbola (Festival della Soft Economy) che si è svolto a Camerino, Treia e Macerata, nei primi giorni di luglio 2013, lo slogan che ha prevalso sugli altri è stato: "affrontare le sfide che abbiamo di fronte senza perdere la nostra anima". Si è ragionato di innovazione, bellezza e sostenibilità, della green economy come straordinaria opportunità per un paese, come l'Italia, apprezzato nel mondo per l'alto valore estetico simbolico delle sue produzioni. In un momento storico di profonda crisi economica, in cui sembra prevalere la rassegnazione, Symbola intende fornire spunti e orientamenti per avviare nuove economie di sistema, per mettere in campo nuove sfide, senza perdere anzi a partire dalla nostra anima. Prendendo le mosse da un ripensamento del modello economico, cogliendo il senso profondo delle ricadute che possono essere offerte dalle nuove forme di economia incentrate su tre parole chiave: innovazione, competitività e sostenibilità. Il rapporto UNEP definisce la green economy come un'economia capace di produrre benessere più equamente esteso, migliorando la qualità dell'ambiente e salvaguardando il capitale naturale. Probabilmente, è proprio questa la base di partenza per superare il rischio più grande che è quello di non credere in noi stessi. Tra i dieci settori strategici della green economy, vorrei citare solo quello relativo ai 108 milioni di dollari di investimenti nell'agricoltura di qualità ambientale. E' questa la via per ripartire dalle radici profonde, fatte di saperi antichi, di tradizioni tramandate da uomo a uomo, di legame sostanziale con i tanti volti di un paese come il nostro che ha infinite sfaccettature. Le indagini che Unioncamere conduce nell'ambito dell'Osservatorio nazionale del turismo ci mostrano che l'Italia, nel 2013, è ancora la destinazione più richiesta dalla clientela dei tour operator internazionali che operano nel mondo. Nell'immaginario del turista tipo straniero, il nostro Paese vince su tutti per lo straordinario binomio cultura-enogastronomia, per la sua storia, per il patrimonio naturalistico e ambientale. Vince perchè nel mondo lo stile italiano piace. E molto. Non si spiega altrimenti l'incremento considerevole delle esportazioni di prodotti alimentari (vino, olio, pasta) che l'Istat ha recentemente rilevato : + 12,6% ad aprile rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quasi tre volte la crescita delle esportazioni totali, "invadendo" mercati sempre più lontani, come il Giappone, e sempre più affetti di questa voglia di Italian style. Però la green economy, per affermarsi, ha bisogno di una green society e di una green politics. In poche parole, ha bisogno di ripartire dal territorio, per innescare una coscienza del luogo e, più precisamente, dal paesaggio che diventa il volto del conflitto/incontro tra uomo e ambiente.
2012
9788867680009
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11581/391342
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