"In passato non c’erano autostrade per fortuna degli antichi narratori, perché le autostrade, si sa, sono strade senza anima". Così scrive Maria Corti in Catasto magico, una descrizione della grande piana sicula e dell’alto monte che la domina, l’Etna, ricca di riferimenti storici e mitologici che sembrano dimenticati nel racconto della Sicilia di oggi. Le recenti infrastrutture viarie hanno sicuramente turbato quella “intimità primigenia” a cui si riferisce Maria Corti, insita nella struttura del territorio antropizzato; ma oramai, a distanza di anni, esse hanno acquisito un’anima, sono entrate a far parte di una storia più recente in cui la narrazione si affida a nuovi protagonisti e nuovi miti. Nelle forme descrittive del territorio urbanizzato le infrastrutture viarie hanno assunto un ruolo determinante, definiscono lo spazio del transito in cui le storie degli abitanti si intrecciano con le storie dei luoghi. All’interno della città contemporanea, il progetto alla scala architettonica e urbana agisce come opera di infra-struttura, si intromette nell’esistente e si conforma alla specificità dei contesti locali manifestandosi in soluzioni formali che si pongono come obiettivo prioritario la sperimentazione del rapporto tra insediamento e infrastruttura. L’azione progettuale produce infraspazi, configurazioni architettoniche ibride in cui la naturalità del contesto si intreccia con l’artificialità generata dal sistema insediativo. Tutto ciò si realizza a diretto contatto con le reti della mobilità, elementi infrastrutturali assunti “non più come ingombranti macchine del funzionamento urbano, da nascondere ogni volta che sia possibile, ma come figure protagoniste dei nuovi scenari della città”.

Spazi ibridi tra architettura e infrastruttura

COCCIA, Luigi
2012-01-01

Abstract

"In passato non c’erano autostrade per fortuna degli antichi narratori, perché le autostrade, si sa, sono strade senza anima". Così scrive Maria Corti in Catasto magico, una descrizione della grande piana sicula e dell’alto monte che la domina, l’Etna, ricca di riferimenti storici e mitologici che sembrano dimenticati nel racconto della Sicilia di oggi. Le recenti infrastrutture viarie hanno sicuramente turbato quella “intimità primigenia” a cui si riferisce Maria Corti, insita nella struttura del territorio antropizzato; ma oramai, a distanza di anni, esse hanno acquisito un’anima, sono entrate a far parte di una storia più recente in cui la narrazione si affida a nuovi protagonisti e nuovi miti. Nelle forme descrittive del territorio urbanizzato le infrastrutture viarie hanno assunto un ruolo determinante, definiscono lo spazio del transito in cui le storie degli abitanti si intrecciano con le storie dei luoghi. All’interno della città contemporanea, il progetto alla scala architettonica e urbana agisce come opera di infra-struttura, si intromette nell’esistente e si conforma alla specificità dei contesti locali manifestandosi in soluzioni formali che si pongono come obiettivo prioritario la sperimentazione del rapporto tra insediamento e infrastruttura. L’azione progettuale produce infraspazi, configurazioni architettoniche ibride in cui la naturalità del contesto si intreccia con l’artificialità generata dal sistema insediativo. Tutto ciò si realizza a diretto contatto con le reti della mobilità, elementi infrastrutturali assunti “non più come ingombranti macchine del funzionamento urbano, da nascondere ogni volta che sia possibile, ma come figure protagoniste dei nuovi scenari della città”.
2012
8838761329
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