Il paesaggio è l'angolatura speciale per ragionare di futuro in un Paese come l’Italia, e ancora di più lo è in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. Tuttavia, la tutela paesistica non ha avuto strada facile. E' stata spesso associata ai concetti di inibizione al cambiamento, di impedimento all'innovazione, di blocco della crescita sociale ed economica. Ancor più erroneamente, da alcune frange di amministratori particolarmente facinorosi, è stata talora considerata la causa di abbandoni di aree marginali, della perdita di presìdi umani in alcuni territori interni, considerato il suo manifesto opporsi a ogni forma di uso indiscriminato e degradazione delle risorse naturali e culturali. E' evidente che si tratta di un'impropria e strumentale interpretazione delle attività di tutela, forse, in alcuni casi, supportata anche da cattive conduzioni della macchina amministrativa preposta alla conservazione del paesaggio. Non si può nascondere, infatti, che il diniego preventivo di ogni ricerca di innovazione del ruolo del bene paesistico, sulla base di una rigida interpretazione dei processi di conservazione, oppure innescando burocrazie paralizzanti, non ha favorito la valorizzazione e la preservazione della stessa risorsa oggetto di interesse. Tuttavia, se alcune applicazioni delle procedure di tutela non hanno ben funzionato vanno rimosse, ma non va perso il senso profondo del concetto di valorizzazione del paesaggio attraverso la preservazione dei suoi caratteri strutturali, che si profila come l'unica via ipotizzabile per la rinascita economica e il riequilibrio ecologico in un Paese, come l'Italia, ricco di risorse naturali e culturali non valorizzate, e sensibilmente fragile.
LA TUTELA DEI VALORI PAESISTICI NEI PROCESSI DI RIGENERAZIONE URBANA
SARGOLINI, Massimo
2015-01-01
Abstract
Il paesaggio è l'angolatura speciale per ragionare di futuro in un Paese come l’Italia, e ancora di più lo è in un momento difficile come quello che stiamo attraversando. Tuttavia, la tutela paesistica non ha avuto strada facile. E' stata spesso associata ai concetti di inibizione al cambiamento, di impedimento all'innovazione, di blocco della crescita sociale ed economica. Ancor più erroneamente, da alcune frange di amministratori particolarmente facinorosi, è stata talora considerata la causa di abbandoni di aree marginali, della perdita di presìdi umani in alcuni territori interni, considerato il suo manifesto opporsi a ogni forma di uso indiscriminato e degradazione delle risorse naturali e culturali. E' evidente che si tratta di un'impropria e strumentale interpretazione delle attività di tutela, forse, in alcuni casi, supportata anche da cattive conduzioni della macchina amministrativa preposta alla conservazione del paesaggio. Non si può nascondere, infatti, che il diniego preventivo di ogni ricerca di innovazione del ruolo del bene paesistico, sulla base di una rigida interpretazione dei processi di conservazione, oppure innescando burocrazie paralizzanti, non ha favorito la valorizzazione e la preservazione della stessa risorsa oggetto di interesse. Tuttavia, se alcune applicazioni delle procedure di tutela non hanno ben funzionato vanno rimosse, ma non va perso il senso profondo del concetto di valorizzazione del paesaggio attraverso la preservazione dei suoi caratteri strutturali, che si profila come l'unica via ipotizzabile per la rinascita economica e il riequilibrio ecologico in un Paese, come l'Italia, ricco di risorse naturali e culturali non valorizzate, e sensibilmente fragile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.